10 Agosto 2015, 19:10 - Quale Cefalù [suoi interventi e commenti] |
PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA
Comunicazione
Cos’è l’uomo perché te ne curi?
La Comunità parrocchiale “Maria SS. Addolorata” in C.da Ferla, insieme ai fedeli che frequentano anche la Rettoria di San Francesco in C.da Pernicaniglia, che ricade nella giurisdizione della suddetta Parrocchia, si stringono in preghiera e con affetto alla moglie e a tutti i familiari del sig. Salvatore Rinaudo, aggredito e ucciso da cinghiali giorno 8 agosto.
L’inaudita sciagura ha seriamente colpito la sensibilità di quanti vivono e lavorano quotidianamente nelle contrade e campagne attorno alla nostra Città di Cefalù e che ormai da anni si vedono distrutti i loro sacrifici dal proliferare dai cinghiali, bestie selvatiche. Le numerose segnalazioni e denunce dei cittadini che ivi abitano, i diversi appelli delle autorità locali agli organismi superiori competenti sino ad oggi non hanno sortito nessun effetto. Solo un dato è certo: le contrade attorno a Cefalù non sono più sicure per gli esseri umani.
La sera stessa della tragica morte del sig. Salvatore Rinaudo, la comunità cristiana della Ferla si è riunita per la celebrazione eucaristica durante la quale ha pregato per lui e successivamente ha tenuto un assemblea parrocchiale. Dalla preghiera, dalla riflessione e dal confronto la comunità ha unanimemente deciso che quest’anno le feste di “Maria SS. Addolorata”, prevista per i giorni 29-‐30 agosto, e quella di “S. Francesco”, prevista per i giorni 12-‐13 settembre, saranno celebrate esclusivamente in forma religiosa. Le suddette feste saranno unicamente esperienze di preghiera e meditazione senza alcuna forma di divertimento o segni esterni. Le motivazioni di questa scelta sono:
- Il rispetto per il lutto dei familiari del signor Salvatore Rinaudo;
- La mancanza di sicurezza per quanti usualmente salgono durante le feste in qualunque ora del giorno e della sera;
- Dare un segno semplice ed eloquente di fede cristiana essenziale e di senso civico responsabile;
- Ricordare a chi ricopre responsabilità di governo che le contrade e le campagne della nostra Città sono anzitutto zone abitate tutto l’anno, degne di servizi civici, luoghi usuali di lavoro onesto, e infine anche zone di villeggiatura o di vacanza.
In questo momento, a noi cittadini e cristiani, ritornano nella memoria e nel cuore le parole del Salmo 8, dove l’orante contemplando la meravigliosa creazione di Dio e la sconfinata grandezza dell’universo, guarda l’uomo, destinatario e custode di quest’opera, e chiede all’Onnipotente:
Signore, che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi?
Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
Se l’Onnipotente nella sua grandezza si ricorda dell’uomo, come mai noi esseri umani talvolta anche con le nostre leggi ci dimentichiamo dei nostri simili? Se il Signore si prende cura di tutte le sue creature e in modo mirabile si preoccupa di noi uomini che siamo sua immagine e somiglianza, come mai noi dinanzi ad un cinghiale affamato e inferocito, preferiamo salvaguardare l’animale e cerchiamo di stemperare il fatto che un uomo è morto sbranato da una bestia?
Come cittadini e cristiani auspichiamo che quanto prima si possano riformulare certi leggi a salvaguardia degli animali che oltre a custodire e difendere la nostra fauna e la nostra flora non trascurino di rispettare e salvaguardare la dignità e la salute degli esseri umani. Auspichiamo che non vadano disperse le risorse agricole delle contrade e campagne che arricchiscono la nostra Cefalù. Auspichiamo che non siano più vanificati e umiliati i sacrifici che da generazioni i nostri padri e nonni hanno fatto per rendere le terre intorno a Cefalù un vero giardino, oseremmo dire, un vero ”paradiso”. Auspichiamo che il mare e le terre di Cefalù ritornino, con l’impegno di tutti e quanto prima, fonte di vita e di sostentamento, di futuro e benessere per i nostri figli.
Cefalù, domenica 9 agosto 2015
Il parroco
Don Domenico Messina
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Commenti
Angelo Sciortino -
Grazie, don Domenico!
Al Parroco don Domenico Messina va il mio plauso, che dev'essergli tanto più gradito, perché viene dal cuore e dalla mente di un agnostico. Egli, nel ricordare il signor Salvatore Rinaudo, dice qualcosa, che dovrebbe ricordarci il messaggio trasmessoci dall'architettura della nostra Cattedrale: da una parte i merli, simbolo del potere politico e militare, dall'altra la cosiddetta mano araba rivolta verso il Cielo, come a implorare l'aiuto di Dio. Il significato lo ha spiegato bene don Domenico: “Se l’Onnipotente nella sua grandezza si ricorda dell’uomo, come mai noi esseri umani talvolta anche con le nostre leggi ci dimentichiamo dei nostri simili? Se il Signore si prende cura di tutte le sue creature e in modo mirabile si preoccupa di noi uomini che siamo sua immagine e somiglianza, come mai noi dinanzi ad un cinghiale affamato e inferocito, preferiamo salvaguardare l’animale e cerchiamo di stemperare il fatto che un uomo è morto sbranato da una bestia?”
Le sue parole sono un atto d'accusa a quel potere politico e militare, che non riesce più a difendere le “creature di Dio”. A lui non resta che la preghiera, con la quale conclude la sua comunicazione: “Auspichiamo che il mare e le terre di Cefalù ritornino, con l’impegno di tutti e quanto prima, fonte di vita e di sostentamento, di futuro e benessere per i nostri figli.”
A noi la preghiera non basta per farci sopportare le inadempienze del potere politico. Noi vogliamo pungolarlo, per spingerlo a fare il suo dovere, meritandosi di rappresentarci. Noi non vogliamo politici, che, di fronte alla morte di un nostro simile, pensano subito a dire: non sono io il colpevole, ma un altro. Sì, caro uomo politico, non sarai colpevole, ma non sei innocente!
Allora, un grazie a don Domenico per averci ricordato il Salmo 8, che più di ogni altro ci ricorda chi veramente siamo, quali sono i nostri diritti, ma anche e soprattutto i nostri doveri.