Il nostro è ancora un Municipio?

Ritratto di Angelo Sciortino

22 Giugno 2015, 22:11 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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La società ottimale si modella sul principio di cooperazione, che ci dice di prendere decisioni sulla base dell'intersezione dell'utile proprio e altrui; la società che si forma a partire dall'interesse personale, invece, non è economicamente ottima.

È per attuare tale principio di cooperazione che le moderne società si sono trasformate in società democratiche. Se, infatti, democrazia significa soprattutto partecipazione alle decisioni politiche, è ovvio che l'organizzazione politica deve essere tale, da favorire il principio di cooperazione.

Certamente non è facile avere un'opinione pubblica disposta al sacrificio d'informarsi e di prepararsi a esercitare con consapevolezza il suo diritto di pretendere che si facciano le scelte politiche più idonee ad attuare il principio di cooperazione. È ancora meno facile, se la politica viene esercitata lontana, geograficamente e culturalmente, dai cittadini.

Al fattore culturale dovrebbe provvedere la scuola, a quello geografico nelle democrazie moderne provvedono le autonomie locali. Provvedono, cioè, i comuni, che fanno scelte non su alti principi di politica, ma su problemi concreti e vicini al cittadino, che così ne ha piena consapevolezza e sui quali può decidere, tenendo conto se le soluzioni rispettano non soltanto i principi di fattibilità, ma anche e soprattutto il principio di cooperazione.

Non è un caso che il luogo in cui si amministra il comune è chiamato municipio. Il termine ha la sua origine etimologica nel latino munus-muneris. Il termine indicava l'ufficio, che offriva una prestazione. Presso i Romani la prestazione riguardava il godimento del diritto di cittadinanza, quando esso fu esteso alle città conquistate, che divennero municipia, per indicare che i suoi cittadini godevano della cittadinanza romana. Oggi il municipio dovrebbe rappresentare l'ufficio, che offre ai cittadini le prestazioni necessarie a garantire il principio di collaborazione. Accade così in Gran Bretagna, dove c'è persino un Parlamento, che prende il nome dai comuni, e in Germania, dove esistono, oltre ai comuni, anche i lander. Non accade in Italia!

Dopo questa lunga e necessaria premessa, posso rivolgere a Cefalù la mia attenzione. Fra i comuni italiani, Cefalù è quello in cui il suo municipio non offre più prestazioni in grado di garantire ai cittadini il principio di cooperazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti coloro che guardano con obiettività alla situazione del Paese e scoprono che esso è ormai privo di regole generali – come il Piano Regolatore, il Piano di utilizzo del litorale – che possono assicurare ai cittadini di svolgere la loro attività nella certezza del diritto. Non per nulla le attività produttive sono ferme: il turismo langue, l'agricoltura non esiste quasi più, le attività commerciali sono in crisi, la pesca è ridotta al lumicino ed è quasi scomparsa l'industria della conservazione del pesce. Gli alberghi resistono, ma offrendo ospitalità a prezzi stracciati ai tour operator, perché il Paese ormai non offre altro, se non pizzerie e vù cumprà sul Lungomare.

Dopo appena tre anni dalla sua elezione, il Sindaco si è scoperto ridimensionato dall'arrivo di commissari, che gli si sostituiranno, per tentare di rimediare ai danni provocati con l'inazione o la cattiva azione della sua Amministrazione.

Certo, potrà sempre scaricare ogni colpa agli amministratori del passato, ma per essere creduto dovrà rendere pubblico un confronto tra le tassazioni di questo passato e quelle del presente, dimostrando, numeri alla mano, che da tale confronto la sua Amministrazione esce vincitrice. Se ciò non accadrà, dovrà dimostrare se la maggiore tassazione ha prodotto più servizi e se quelli esistenti sono diventati migliori.

Tralascio, provvisoriamente, il lungo elenco dei servizi che Cefalù ha già perso e quelli indeboliti per essere stati difesi male. In fondo, quanto ho scritto mi basta per dire ancora una volta: grazie di tutto, Sindaco!

Commenti

 SARA' UNA IMPRESA ARDUA DIMOSTRARE CHE LA RESPONSABILITA' DEL DISASTRO IN CUI  LA CITTA' DI CEFALU' SI TROVA VA ADDEBITATA  AD ALTRI DIVERSI DA AMMINISTRATORI IN CARICA!!!