17 Novembre 2014, 18:32 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Bambino meno che decenne ebbi come maestro alle scuole elementari il maestro Cannici, che tutti i miei compagni ricordano ancora per il rigore, ma soprattutto per i suoi insegnamenti, tendenti non soltanto a farci imparare, ma anche a farci essere uomini e futuri cittadini amanti della nostra libertà, epperò anche di quella degli altri.
Da Lui imparammo il rispetto per i simboli del nostro Stato e per le sue Istituzioni. Ricordo ancora, come se fosse ieri, l'importanza da Lui data al Parlamento, sede delle volontà di tutti i cittadini; ai palazzi di Giustizia, con i loro Giudici indipendenti ed equanimi; alle sedi di Polizia e Carabinieri, garanti e difensori dei nostri beni e persino della nostra vita, anche se questa difesa metteva a repentaglio la loro.
Nell'insegnamento del maestro Cannici il Parlamento era a Roma, ma era pure dovunque vi fosse un cittadino italiano; lo stesso accadeva con i palazzi di Giustizia e con le sedi di Polizia e Carabinieri.
Così, quando, divenuto più grande, andavo in giro per l'Italia, mi rallegravo d'incontrare Carabinieri in divisa, perché mi sentivo come a casa. La loro assenza era per me la prova che non ero più in Italia, ma all'Estero.
Ricordo ancora quando sulla funivia diretta a Merano 2000 un brigadiere dei Carabinieri, parlando con alcuni valligiani compagni di viaggio, disse che il capriolo visto il giorno prima era stato aiutato a ritornare nella sicurezza del suo ambiente naturale. In quel momento non mi sembrò, né ancora oggi mi sembra, una inezia. Per me era importante sapere che in quell'uomo pieno di coraggio c'era anche tanto spazio per la tenerezza, persino per un animale selvatico. Se quest'uomo, mi dicevo, difende il diritto alla libertà e alla vita di un capriolo, sicuramente farà quantomeno altrettanto con gli uomini.
Ecco perché ho sempre considerato i Carabinieri cittadini di ogni città italiana. Non cittadini onorari, perché nessuna città può dar loro l'onore, che si sono guadagnati con il loro eroismo e con la loro fedeltà alle nostre Istituzioni.
Ed ecco perché dissento fortemente dalla cittadinanza onoraria, che l'Amministrazione vuol dare all'Arma dei Carabinieri. Cefalù non ha niente da aggiungere all'onore del più umile Carabiniere e non può dimostrare la presunzione di dare all'Arma dei Carabinieri ciò che essa possiede nel cuore di ogni cittadino: l'affetto e la fratellanza. Anche perché nessun Carabiniere dirà mai che un comportamento è non conforme, ma non lo perseguirà perché è compatibile, con buona pace del diritto e dell'equità.
Sembra che la stessa intenzione l'abbiano non poche altre Amministrazioni siciliane e forse italiane, ma anche nel loro caso mi sembra più una piaggeria che un sentito riconoscimento.
Non temano i Carabinieri: sappiano che hanno ancora quello dei cittadini, che non è dettato da piaggeria, ma è la continuazione di un riconoscimento lungo due secoli.
In cambio questi cittadini chiedono soltanto di essere difesi anche dalle Amministrazioni, che oggi concedono loro la cittadinanza onoraria.
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Commenti
Roberto Giacchino -
Ringrazio... ma...
Ringrazio il Gen. Di Martino e l'App. Gallo, ma rimango della mia opinione.