14 Luglio 2014, 14:39 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
A prescindere dai dati delle presenze e degli arrivi turistici pubblicati recentemente; dati a proposito dei quali c'è stata una polemica tra il Sindaco e Farruggio, responsabile della Federalberghi, noi tutti sappiamo che tali dati non sono necessari, per stabilire che il nostro turismo è in crisi.
Sarebbe il caso, quindi, che alle polemiche fosse sostituita la ricerca di soluzioni. Non le soluzioni, alle quali siamo abituati e che non hanno sortito esiti positivi, ma soluzioni e iniziative capaci di creare per Cefalù un'occasione per tornare a essere una meta appetibile.
Perché, però, le proposte non siano ancora l'organizzazione di eventi da basso impero e, soprattutto, perché essa non arrivi per di più in ritardo, bisogna riflettere su che cosa è ormai l'attività turistica in un mondo globalizzato e soggetto a crisi finanziarie ricorrenti.
Credere, infatti, che oggi il turismo è uguale a quello degli anni '50 e '60, equivale a ignorare quei cambiamenti intervenuti per naturale evoluzione della mentalità del nuovo turista, che non è più come i primi Francesi di media o bassa cultura ai tempi del Village magique, anche se non è ancora uno dei grandi viaggiatori del '700-'800, che in Italia soggiornavano per mesi e persino per anni, per maturarsi e arricchirsi culturalmente. È, però, un turista più avvezzo a girare il mondo e a cogliere le espressioni peculiari di una tradizione, che per lui è nuova.
Di fronte a questo turista più evoluto si pone purtroppo una cultura imprenditoriale e amministrativa ormai stantia e che spesso ha subito un'involuzione culturale, che le fa credere che cementificare le spiagge, costruirvi locali notturni, distruggere panorami, lasciare la città senza servizi essenziali e senza acqua decente, sebbene non potabile, significhi fare turismo e creare posti di lavoro. Che simili sciocche convinzioni abbiano attecchito presso cittadini meno attenti, può anche sopportarsi, ma non può sopportarsi che tali sciocche convinzioni siano patrimonio di chi amministra. E non possono sopportarsi anche nell'interesse della Città.
Come sopportare, infatti, che nel Paese che fu di Lo Duca, Spinola, Mandralisca, il Poeta Zappatore e così via, il Paese che ha una storia e tradizioni millenarie, si sappiano offrire soltanto sagre delle salsicce, della pasta a taianu e poi una movida diseducativa e mortificante? Oppure motociclette e automobili inquinanti quanto mai, proprio per essere storiche? E come credere che sia qualcosa di più di una sciocchezza il dichiarare che dalla Russia arriveranno turisti, che non potremmo neppure far camminare nelle nostre vie cittadine e forse non potremmo neppure dissetare?
Ma anche a rimediare alla meno peggio ai disservizi, il problema non sarebbe risolto e il nostro turismo potrebbe soltanto offrire quella che Nicola Farruggio ha chiamato noia, che in parole più crude significa che la nostra Città può accogliere soltanto un turismo mordi e fuggi. Intanto perché ormai, colpiti da involuzione culturale, non sappiamo offrire un bene immateriale, ma durevole: la nostra arte, la nostra tradizione, la nostra storia; al suo posto offriamo un karaoke notturno e diurno, che in tre giorni stanca il turista e lo costringe a scapparsene. E questo spiega perché i giorni di permanenza per ogni turista giunto a Cefalù sono soltanto tre virgola decimali!
La disamina non è certamente completa, ma già così è sufficiente per porci la domanda: che cosa fare?
Per rispondere, è necessario fare alcune considerazioni. Cefalù, soprattutto ridotta ormai a un borgo, non può più aspirare a essere il comune capofila delle Madonie. Nessun sindaco e nessun cittadino dei loro paesi potrebbe accettare la subalternità al sindaco di Cefalù, anche se egli lo ha creduto possibile, convocando i sindaci interessati per discutere dell'Ufficio del Giudice di Pace. Costoro hanno risposto giustamente picche e noi con ogni probabilità perderemo il Giudice di Pace.
Eppure, questa collaborazione è ormai indispensabile. A un turista non si può offrire soltanto la Cattedrale, la Rocca e il Museo: per goderne gli bastano tre giorni. Bisognerà offrirgli altro e le Madonie e i loro Paesi sono quest'altro, che potrebbe allungare i suoi giorni di vacanza. D'altronde, a ben riflettere, sono pochi i luoghi di vacanza, che possono offrire contemporaneamente il mare e i monti; ancora meno sono i luoghi di vacanza, che possono offrire i resti della plurimillenaria storia dell'uomo. Si può spaziare dalla capitale del siculo Ducezio ad Alesa, da Himera all'Eccelsa Rupe di Cefalù. Nel versante paesaggistico, poi, dalle Gole di Tiberio al bosco di Piano Sempria oppure da Gangi a Collesano; da Castelbuono a Isnello, il primo sede di un Museo Civico con più visitatori del Mandralisca e l'altro ormai capitale astronomica dell'Europa.
Insomma, se la si smettesse con le stupide polemiche e con le risposte piccate, potrebbe cominciarsi a parlare seriamente di turismo a Cefalù. E se lo si facesse, si capirebbe pure che il turismo porta ricchezza soltanto se gli si offrono produzioni locali. Soltanto per fare un esempio: a mangiare una semplice pizza condita con pomodoro prodotto altrove, mozzarella proveniente dal Nord, olio di non sappiamo bene da quale paese e grano forse canadese, chi ci guadagna? A chi è portata la ricchezza?
Qui, però, rischio di toccare il tasto della produzione agricola ormai ridotta al lumicino e sarei costretto a dilungarmi troppo. Credo, comunque, che sarebbe il caso che presto, almeno prima della fine d'ottobre, si organizzasse a Cefalù un convegno sul turismo, con la partecipazione di esperti provenienti anche da altre nazioni. Costerà, certo, ma i soldi spesi saranno presto benedetti. A meno che gli imprenditori non vogliano lasciare tutto in mano a un'Amministrazione, che decide nel chiuso del convento che la ospita e che ci regala promesse inverosimili. Ancora più inverosimili, se si guarda agli scempi che ha permesso negli angoli più caratteristici del suo Centro Storico.
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Commenti
Salvatore Culotta -
Viene spontaneo, e anche
Viene spontaneo, e anche ovvio, paragonare l'attuale "turismo" al punteruolo rosso e Cefalù ad una palma, ormai profondamente infestata.
Pino Lo Presti -
Mi permetto di ricordare due contributi al riguardo
Il Sindaco per cui mi sarebbe piaciuto votare - 2ª Parte “Andare Dove?” - 10 luglio 2012 (https://www.qualecefalu.it/node/201)
Il Sindaco per cui mi sarebbe piaciuto votare - 3ª Parte “Le scelte - 1° la Terra” - 10 luglio 2012 (https://www.qualecefalu.it/node/202)