Franco D’Anna: l’artista che ha saputo stupirmi

Ritratto di Rosalba Gallà

25 Maggio 2014, 08:18 - Rosalba Gallà   [suoi interventi e commenti]

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FRANCO D’ANNA: L’ARTISTA CHE HA SAPUTO STUPIRMI

di Rosalba Gallà

 

Franco D’Anna è artista certamente noto nel territorio cefaludese, e non solo, per la sua produzione pittorica molto ricca, anche se esposta con molta parsimonia e con un forte senso di riservatezza.  Per giungere a parlare del motivo del mio stupore, anticipato nel titolo, è opportuno, però, ripercorrere le varie tappe della sua evoluzione artistica, ‘matura’ già quando lui era molto giovane e allievo della Scuola d’Arte di Cefalù, nel periodo in cui era direttore Girolamo Coco e vi prestavano servizio insegnanti come Bartolo Martino, Nenè Flaccomio e Paolo Consiglio.

Conseguito il diploma, inizia a dedicarsi all’insegnamento e, successivamente, anche al lavoro di progettazione di arredamento di interni, approfondendo la sua preparazione relativa all’architettura. La professione assorbe le sue energie e solo negli anni ’70 riprende a dedicarsi alla pittura e gli anni più fervidi sono quelli del quadriennio 1972/75. È il periodo in cui D’Anna poteva essere inserito, come ebbe a dire il prof. Domenico Portera, rivolgendosi direttamente all’artista nell’intervento presente nel catalogo Bianco, nero e colori, relativo alla mostra del 1997, “nel contesto di un’arte che andava sotto la definizione di ‘informale’ che […] ti fa ancora tanto ‘artista’ […]. Ma, se hai riguardo al contenuto di quei lavori degli anni ’70, fai caso che la tua arte di ‘comporre’, ‘scomporre’, ricomporre’ immagini rivissute dentro il tuo io, erano quelli che per noi cefalutani sono ancestrali a livello psicologico e spirituale: la Rocca, la Cattedrale, gli angoli più suggestivi della nostra Cefalù”.

Cefalù: litorale, olio, 1974

Guglie, olio, 1974

Cefalù: luci dal mare, olio, 1975

 

Come non vedere, già in queste opere, la tendenza ad usare la pittura come una tarsia? Come non pensare al suo ‘maestro’, Nenè Flaccomio?

Al 1975 risalgono, inoltre, alcuni disegni a china raffiguranti sentimenti e stati d’animo espressi attraverso intensi nudi femminili. Bello il tratteggio, intenso il chiaroscuro, suggestive le parti in nero dalle quali la forma scultorea del corpo emerge alla luce.

Nostalgia, disegno a china, 1975

Languore, disegno a china, 1975

Gli impegni professionali, ancora una volta, distolgono Franco D’Anna dall’attività pittorica per circa vent’anni, durante i quali, a partire dal 1984 e per dieci anni, otto dei quali in qualità di Presidente, sarà impegnato nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Culturale Mandralisca. Il silenzio artistico si interrompe quando, nel 1997, gli viene proposta la realizzazione di una mostra dal Presidente della Fondazione Culturale Mandralisca, Manlio Peri, dall’Assessore alla cultura del Comune di Cefalù, Giovanni Cirincione, durante l’Amministrazione guidata dal Sindaco Mario Alfredo La Grua.

Ecco quanto ha scritto lo stesso D’Anna:

“Volendo allestire un’esposizione di quadri ispirati alla mia Cefalù, ho ritenuto opportuno che questi avessero per tema il suo territorio. Sono così andato alla riscoperta delle bellezze naturali e monumentali della terra natia con amore filiale. Ho cercato di sgombrare la mia mente dai pregiudizi e dalle immagini precostituite, che siamo abituati a vedere senza provare più emozioni, per contemplare, con la stessa spontaneità di chi li guarda per la prima volta, forme, colori, luce. Ed è proprio quest’ultima che mi ha interessato di più: mutabile e trasparente di giorno, calda a sera, incerta al crepuscolo, misteriosa di notte. Mi hanno particolarmente affascinato i tramonti cefalutani, sempre diversi ma costantemente incantevoli, esplosivi in primavera e tanto luminosi in estate, quando le case si fondono con la Rocca in un unico colore giallo dorato”.

Al 1996 risalgono i seguenti disegni a china:

Cefalù: le due torri

Cefalù: campanile

Cefalù: dalla grotta delle meraviglie

 

Cefalù: barche alla Calura

 

Cefalù: case a mare

Relativamente alle opere del biennio 1996/97, è importante quanto ha scritto Pasquale Culotta nel Catalogo già citato del 1997:

“I miei ricordi della sua attività pittorica risalgono ad un nostro tempo remoto, quando giovani andavamo, spesso insieme, a disegnare e dipingere dal vero il paesaggio cefaludese.
[…]
Ci spostavamo dopo aver ‘guardato e fissato’ insiemi e dettagli. Estate dopo estate, si ritornava più volte sui temi già esplorati: alcuni pezzi, pur difficili e complicati, potevamo anche ridisegnarli a memoria, per quel ‘tanto’ che si rimaneva ‘attaccati’ nel trascrivere la forma, anche dopo aver compiuto il disegno.
Erano gli anni ‘cinquanta’. Dopo, quell’esercizio dal vero si sciolse in strade professionali diverse. Ora mi sembra riaffiorare in D’Anna, attraverso un passaggio affatto trascurabile, così denso di conseguenze, per quel suo ‘vedere’ e per quel suo ‘trascrivere’ la realtà con gli occhi addestrati dall’arte.
[…]
Le recenti Opere di Franco D’Anna riprendono, secondo questa mia chiave di lettura, l’esercizio non più dal vero ma sul vero, mantenendo alta la ricerca in quel sottile passaggio dal ‘reale’ al ‘surreale’: un ‘vero’ visto con gli occhi dell’artista e trascritto con intenzioni poetiche”.

 Cefalù: vecchia marina, olio, 1997

 Cefalù: crepuscolo, olio, 1997

 

           

                                       Cefalù: i due poteri, olio, 1997                                                                                                          Cefalù: notte di luna, olio, 1997

 

Questo affermava, nello stesso catalogo, Domenico Portera:

“Caro Franco, da artista hai un vantaggio rispetto a me, che qualche volta ho osato temerariamente scrivere della nostra terra, tu con le tue opere sei in grado di mostrare una Cefalù… ‘depurata’, io posso solo usare i ‘se’ e i ‘ma’ che non fanno né modificano la storia, fanno semmai patetico rimpianto.
Cefalù ‘depurata da contaminazioni’, ma, soprattutto Cefalù con i suoi variabili colori, quelli ‘cefalutani’, che tu, oggi, con i tuoi lavori ci fai vedere con gli occhi di quei visitatori attenti che ce li invidiano
[…]
So che vibra la tua anima quando parlo di Bartolo Martino del quale hai voluto che io un tempo mi occupassi: il suo insegnamento c’è tutto nelle tue opere in china.
E c’è tutto Nenè Flaccomio la cui arte di finissimo ‘intagliatore’ redi-vive in alcuni tuoi lavori.
E perché no! Certi tratti del ‘pennino’ dei lavori a china, mi ricordano Paolo Consiglio, felice disegnatore, ottimo caricaturista, anima tanto sensibile ed umana”.

Cefalù: la Calura da levante, olio, 1997

 

Cefalù: la Calura da ponente, olio, 1997

 

Cefalù: notturno, olio, 1997

Cefalù: il faro, olio, 1997

 Anni intensi, di grande attività il 1996 e il 1997, e così quelli successivi che conducono alla mostra del 2000 a Cefalù, Petralia Sottana e New Orleans, mostra voluta dal Presidente dell’Ente Parco delle Madonie, Massimo Belli dell’Isca, dal Presidente della Fondazione Culturale Mandralisca, Manlio Peri, dall’Assessore alla Cultura del Comune di Cefalù, Giuseppe Barracato, con l’Amministrazione guidata dal Sindaco Simona Vicari, intitolata “Architetture nel Parco delle Madonie”.

Ed ecco due opere:

Collesano: tarsie di case, olio, 1998

Gangi: pendio di tetti, olio, 1998

Ritorna, così, il tema della tarsia, la tendenza a geometrizzare le immagini, a comporle in forme semplici, accostando i colori e le forme con la stessa cura con cui vengono accostate le essenze lignee negli intarsi. E poi, improvvisamente, una fuga in un ambiente non antropizzato, colto in un momento magico:

 

Piano Battaglia: faggeta in autunno, olio, 1998

 

E ancora le chine, come quella che coglie, a Sclafani Bagni, uno spazio anonimo, non un monumento, non una piazza o una chiesa, ma un semplice numero civico 18, tanto inosservato dai più, ma tanto vero e palpitante della nostra vita passata e presente.

 

Sclafani Bagni: al numero 18, disegno a china, 2000

 

E poi le chine acquarellate, come quella che raffigura la chiesa di Santa Maria, a San Mauro Castelverde, con i tenui colori del cielo e le ombre che si allungano a sera.

 

S. Mauro Castelverde: La chiesa di S. Maria, disegno a china acquarellato, 1999

 

Dal 2000, Franco D’Anna ha partecipato a qualche mostra collettiva, ma non ha più allestito ‘personali’. In questo caso, però, non si tratta di una pausa creativa, perché da allora ha continuato a dipingere e a disegnare, ormai libero da altri impegni professionali, e io, che appartengo alla cerchia di privilegiati che hanno potuto visionare il frutto del suo costante lavoro, conosco il valore delle opere che l’artista, a mio parere, tarda ad esporre.

Tra le opere ‘inedite’, quelle che hanno destato il mio stupore e che più mi hanno affascinato sono le oltre quaranta tele dedicate ai fiori. Ne presento alcune, come semplice assaggio di una emozionante visione.

Come didascalie delle due prime opere, utilizzerò alcuni versi tratti dalla poesia Che cosa sono i fiori di Mariangela Gualtieri:

 

Che cosa sono i fiori? / non senti in loro come una vittoria - /
la forza di chi torna / da un altro mondo e canta / la visione.

 

Che cosa sono se non / leggere ombre a dire / che la bellezza non si incatena /
ma viene gratis e poi scema, sfuma / e poi ritorna quando le pare. /
Chi li ha pensati i fiori, / prima, prima dei fiori.

 

Per godere di altri tre dipinti, ci lasciamo guidare dai versi della poesia  Interrogazione alla primavera con pericolosa rima finale della stessa autrice:

 

Ma se prima non c’erano
i fiori, cinquanta milioni di anni fa.
Quale cuore mancante
così traboccante di mancanza
quale giocondissima mente
è esplosa al suo centro
in colorati frammenti di sé
di se stessa pensante.

 

 

Quale cuore che mente
ha schizzato fuori
la legge della fioritura
i colori e le forme
e la sfumatura così delicata
dei petali nel punto d’innesto
alla corolla.

 

 

Quale cuore, carico di
una gioia che noi solo intuiamo
quale acrobatica mente
ha gettato la prima manciata nel fango
a fare petalo
pistillo e corolla e urlo d’amore
del colorato fiore?

 

 

In questa sede non vorrei anticipare molto della vasta ‘produzione floreale’ di Franco D’Anna e mi asterrò dal parlare della surreale sensualità delle sue orchidee, della placida limpidezza delle sue ninfee, della corposa rotondità dei suoi tulipani e anche della sua morbosa curiosità nel ricercare i particolari più intimi di questo mondo così esplosivo e trionfante, ma nello stesso tempo così segreto e nascosto. Mi limiterò ad alcune immagini di un fiore, la rosa, che già è stata presente in più occasioni nella produzione dell’artista, come dimostrano i due disegni a china seguenti, relativi a pochi anni fa:

 

 

Ma oggi le rose di Franco D’Anna…

 

 

Quale avvolgente sensualità in questi petali che diventano un drappo setoso che cattura lo sguardo e il cuore, quale morbido abbraccio nel quale perdersi attraverso le labirintiche volute dei petali, quale calda passione in cui vivere tutta la forza del colore.

E il colore trionfa nella plasticità scultorea di questa rosa…

 

 

… si affievolisce nei petali delicati di quest’altra …

 

 

… e scompare candidamente nella rosa bianca, per me, il fiore dei fiori…

 

 

Coglierò per te
l'ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l'hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
È un ritratto di te a trent'anni.
Un po' smemorata, come tu sarai allora.

 

(La rosa bianca di Attilio Bertolucci)

 

Commenti

Bel pezzo, ben strutturato. Coglie l'essenza e ci porta per mano nel pensiero e nell'immaginario dell'artista, facendo vivere le pennellate e il caldo e passionale cromatismo. Dipinti di carattere, delicati boccioli. Mi piace; bravo l'artista, brava tu col narrare l'arte.

Grazie Rosalba, sono letture che incuriosiscono e ci riconciliano col mondo.

Complimenti

Caterina Lombardo

Per quanto io conosca bene il Nostro (oserei dire da una vita) mi stupisco anch'io; perché, pur avendo in un passato remoto scritto sul D'Anna (Il Corriere delle Madonie), non avevo, tuttavia, visionato le opere di pregio qui riportate.

Molto apprezzabile l'intervento della Prof.ssa Rosalba Gallà, letterario fiore all'occhiello di questo prestigioso Blog, in più filoni artistici versata e i cui certosini approfondimenti culturali esulano da una catalogazione meramente scolastica ma s'irradiano in una plurima dimensione conoscitiva.

Intervento, che, intelligentemente coadiuvato dall'apporto scenografico dell'amico Gianfranco D'Anna (credo si debba a lui la compilation della sequenza figurativa dei paterni lavori), esperto cultore di una composizione grafica sempre consona e pertinente agli argomenti trattati, qui porta alla ribalta delle realizzazioni di estremo interesse del meritatamente stimato Maestro Franco D'Anna.

Le sue chine del '75 rappresentano un mirabile esempio narrativo dove i palpabili atteggiamenti di mollezza e di abbandono delle aggraziate figure femminili effigiate, "Nostalgìa" e "Languore", vivificano l'immagine esaltandola e riscattandola dall'apparente staticità del disegno; esse chine evidenziano contestualmente un punto di arrivo e di partenza di una sensibilità artistica sempre in continuo divenire.

Lasciando da parte le opere informali del Nostro, che, come specificato altrove, sono avulse dal mio personalissimo gusto e dalla mia lacunosa competenza, non posso non apprezzare le successive mirifiche realizzazioni, sia in china che ad olio, riproducenti scorci ambientali, paesaggistici e vedute, prospettive inusitate con originali angolazioni, per me in certo senso anche familiari perché riecheggianti la tecnica dello studio sulla Cattedrale di Cefalù e i dipinti   di mio zio Bartolo Martino, nonché le indimenticabili incisioni del Doré. Da non sottacere, poi, le pregnanti figure femminili effigiate nell'atto di inebriarsi col profumo carismatico della rosa, pur'essa considerata in dettaglio, smagliante nei colori e voluttuosa nelle delicate volute dei petali. Auspico una personale del Maestro D'Anna, dalla quale si possa rilevare l'excursus di un artista  in cui il talento, il gusto  e la tecnica rappresentano le colonne portanti di una dimensione artistica di tutto rispetto.

Ancora complimenti alla Prof.ssa Gallà che, forbitamente, ha aperto uno squarcio sulla produzione di Franco D'Anna.