Declaratio: “DUM ABBAS APPONIT TESSERAS, LUDUNT MONACHI” (Quando l’abbate tira i dadi, i monaci giuocano) In quest’era smammolata ove basta una pedata a che alcuno arrivi a un seggio senza tema di dileggio e vi svolga i suoi interessi, ritenendo gli altri fessi, mantenendo il suo appannaggio per un ampio e vasto raggio; in un’era d’evasione, di provata corruzione, dove scandalo è costume tal che par che manchi il lume; in un’era fatiscente, pesantissima a la gente, pei divieti e pei balzelli che tormentano i fardelli, ove sol chi bega o eluda (al contrario di chi suda!), trova, alfin, un buon profitto scantonando dal “diritto” ed approda in permanenza a uno stato d’opulenza ed appaga desideri aleatori e punto seri; in un’era sì balzana ove anche una puttana può mirare a governare uno Stato pien di tare; in un tal siffatto “clima” (che rifugge d’ogni “lima”!), dove è regola l’abuso che ognun lascia confuso, come il “Giusto” può arrivare a potere primeggiare? A tenere i suoi diritti sempre saldi e sempre invitti? Come può l’uomo comune andar fiero del suo acume, come può chiamar fratello chi arricchisce nel bordello? Con qual soldi l’uom verace si presenta a la fornace per comprare il pane molle che i figliuoli gli satolle? La pecunia è sempre stata una merce ricercata che assicura è dà certezza e d’un uomo dà contezza, mentre il povero coglione, non aduso a le “poltrone”, resta solo fra le masse oberato dalle tasse e s’accascia nel soffrire paventando di morire e non sa più cosa fare per potersi riscattare. Questo avvien perché il lavoro, con grandissimo disdoro, è, purtroppo, limitato e a qualcuno riservato. E perciò alcun s’ingegna d’evitare questa fregna, non pensando che il malanno pur produce qualche danno, ritenendo il “galleggiare” il sol modo per campare. E così s’elude il fisco perseguendo il detto prisco: “…sia con l’arte e con l’inganno pur si vive mezzo anno e, sapendo usare l’arte, pur si vive l’altra parte…” E così ognuno è fiero se gli affitti tiene in nero; e il modesto lavorante (che “chiamate” ne ha tante) non rilascia la dovuta necessaria ricevuta; ed il medico famoso, l’avvocato facoltoso, l’artigiano, il venditore, il sensale o il gestore volentieri e tanto spesso il buon fisco fanno fesso e a pagare, poi, i tributi sono i soliti fottuti il cui reddito palese non fomenta mai contese. Finchè questo turpe andazzo andrà avanti come un razzo, finchè i noti privilegi saran fuori dai conteggi, finchè i beni della “casta” non saranno messi all’asta e la Legge sarà uguale pel magnate e pel sensale, finchè il “popolo sovrano” s’arrovella in modo vano, fino a tanto, miei Signori, sarem preda di “dolori” ed il reddito mensile sarà parco e sempre vile e convien chinare il capo come fece “Guido” a “Lapo”! Perché ancor non s’è capito (e ai “Potenti” porgo invito) che la “crescita” non viene s’alta tassa si mantiene! Cefalù 7 Febbraio 2014. Giuseppe Maggiore |
Commenti
Salvatore Culotta -
Con un commento
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commento
macilento
assento
(s)contento.
Da: G. Grosz - Lo specchio del borghese - 1925
Gianfranco D'Anna -
Un perfetto "ritratto" della realtà
Un perfetto "ritratto" della realtà... purtroppo!!!
Complimenti
Angelo Sciortino -
Bravo!
Ti ho letto con grande piacere, anche se mi ha suscitato un tenue filo di tristezza.
Giuseppe Maggiore -
"con un commento macilento assento (s)contento".
Apprezzo le vignette che trovo molto pertinenti al mio testo. Ben azzecate e ben poste.
L'amico Salvatore ha il genio della giustapposizione; sa bene accorpare immagine e lessico. Sicuramente avrà un ben nutrito archivio. Nè mi meraviglio avendone conosciuto e stimato il padre, Alberto Culotta, di sana memoria, colto gentiluomo di vecchio stampo..