L'abballata del Mandralisca, parte terza (la sfida)

Ritratto di Totò Testa

8 Gennaio 2014, 07:57 - Totò Testa   [suoi interventi e commenti]

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Verso la fine degli anni ’80 dell’altro secolo ebbi la ventura di partecipare, marginalmente, all’avvio di un’iniziativa culturale, che portò l’università di Harvard, rappresentata dalla cattedra del Prof. Arch. Jorge Silvetti a collaborare con quella di Palermo su ambiziosi progetti di riqualificazione urbana, anche in previsione di un’ ”Esposizione Nazionale” che, indovinate un po’, non ebbe mai luogo.

Più qualificati e diretti protagonisti di quel momento (comunque felice) di confronto culturale furono, anche, i “nostri” Professori Culotta, Leone e Panzarella.

Ricordo che al primo evento pubblico di presentazione della partnership, il Preside del Dipartimento di Architettura dell'università americana, nel momento conviviale seguito alla conferenza, rispondendo con eleganza bostoniana ad alcune domande poste da noi giovani architetti, ci parlò anche della biblioteca della sua facoltà e ci tenne a sottolineare che il suo valore iscritto al conto patrimoniale dell’università ammontava allora ad una cifra che non mi azzardo a ripetere (per difetto della mia memoria) ma che significava tanti, ma tanti, ma tanti milioni di dollari.

Glissando sul fatto che il professore ci chiese anche di tradurgli l’espressione corale uscita dalle nostre ugole immediatamente dopo tale sua affermazione, il che determinò un certo imbarazzo tra i commensali, mi sento di dire che accolsi quel momento come una vera e propria rivelazione, tale da dare un senso diverso e nuovo al mio lavoro di allora, rivolto alla pianificazione dello sviluppo fondata sulla valorizzazione a fini prevalentemente turistici del patrimonio culturale della Sicilia (Progetti Regionali di Sviluppo, Il Barocco di Noto, I parchi regionali, ecc.)

Beninteso, come il Professore di Harvard tenne a precisare, il valore che aveva detto non si riferiva a tutto l’insieme di edifici ed impianti asserviti all’uso della biblioteca, ma ai soli libri e documenti!

Mai, in precedenza, mi aveva sfiorato l’idea che si potesse attribuire un valore venale ad una biblioteca e, meno che mai, che questo valore potesse essere assunto nel conto patrimoniale del suo possessore, alla stregua di un immobile o di un titolo di stato.

Oggi leggo che la stessa biblioteca di Harvard è al centro di un grande progetto di divulgazione gratuita “on line” di tutto il patrimonio librario e documentale delle massime istituzioni statunitensi, il che comporterà, oltre che la realizzazione della “biblioteca più grande del mondo”, anche la nascita di un “brand” capace di competere con i più grandi marchi storici della finanza mondiale.

Adesso, a più di trent’anni di distanza dalla mia folgorazione (di striscio) sulla via di Harvard, qualcuno vuole dirmi, per favore, quanto vale la biblioteca della Fondazione Mandralisca?

E quanto vale la collezione “Cirincione”?

E quanto vale il cratere del Venditore di tonno?

E quanto vale il ritratto d’uomo di Antonello da Messina?

Aspetto risposte, con pazienza e fiducia.

Per mettere sulla buona strada gli eventuali volenterosi risponditori, riporto qui di seguito il link di un articolo: http://www.artribune.com/2014/01/il-valore-aggiunto-della-cultura-il-doppio-delle-telecomunicazioni-sette-volte-quello-dellindustria-automobilistica-se-ne-accorge-la-francia-che-prepara-strategie-comuni-cultura-economia/

Ed infine, siccome mi piace giocare la briscola “scummigghiata” chiedo pure: come fa un’istituzione con un patrimonio il cui valore ammonta, (si può supporre) a diversi, anzi, a tanti, ma tanti, ma tanti milioni di Euro e con un valore (ipotetico) di Brand che potrebbe valere venti, trenta o addirittura cento volte tanto, a non poter pagare lo stipendio ai suoi 8 (dicasi: otto) dipendenti?

E, per favore, potete spiegarlo al direttore della biblioteca di Harvard?

Oppure preferite aspettare che la valutazione, non fatta in euro, venga invece prodotta (prossimamente su questo schermo) in dollari, rubli, yuan o ranvall (v. parte prima)?

(continua)

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Interventi correlati:

L'abballata del Mandralisca, parte prima (prologo) - Totò Testa - 3 gennaio 2014 (https://www.qualecefalu.it/node/6512)

L'abballata del Mandralisca, parte seconda (lo scenario) - Totò Testa - 6 gennaio 2014 (https://www.qualecefalu.it/node/6563)

 

Commenti

Ci sarebbe tanto da dire, per lamentare l'assassinio della nostra cultura da parte degli ottusi eletti da tanti cittadini rincretiniti dalla televisione. I tanti ottusi hanno la pessima abitudine di circondarsi di burocrati peggiori di loro, con il risultato che si finisce con il mortificare la base indispensabile alla cultura, mortificando gli insegnanti - i peggio pagati in Europa - togliendo loro parte dello stipendio.

La battaglia contro l'ottusità si è fatta più difficile. L'ottusità c'era  anche al tempo del Mandralisca, ma non aveva alcun potere. Il lascito del Barone doveva servire a educare i cittadini, perché fossero più liberi e avessero più potere. Una politica scellerata, invece, ha reso meno liberi e meno colti i cittadini, per dominarli con la demagogia, nemica acerrima dell'intelligenza e della libertà. Quindi, tutti schiavi dell'ignoranza e succubi degli ottusi.

Non riconoscendo il valore dei beni conservati al Museo, come si potrà mai dare a essi anche un prezzo? Come ci si potrà convincere che Cefalù - e l'Italia tutta - furono meta nel Settecento e nell'Ottocento di visitatori di tutto il mondo, che vi cercavano e trovavano storia, arte e archeologia, se noi per primi non sappiamo apprezzare la loro presenza?

Caro Totò, la mia ragione mi obbliga a essere pessimista, ma la mia volontà mi costringe a non arrendermi. Così, quando trovo te e altri, che non vivete astoricamente come le pecore, mi consolo e mi rianimo. E' questa la vera ragione del mio impegno a richiamare ai lettori la Cefalù dimenticata, soprattutto le tante menti misconosciute e forse disperate come me.