3 Gennaio 2014, 22:40 - Totò Testa [suoi interventi e commenti] |
Navigando sulla Rete ho trovato questa gustosa cronichetta locale:
Negli anni '50 vennero costruite a Salemi due nuove sale cinematografiche: il cinema "Roma" e il cinema teatro "Italia".
Il cine teatro Italia, essendo appunto anche teatro, disponeva di un palcoscenico, e non di rado vi si esibivano compagnie di rivista e vi si rappresentarono opere liriche ed operette. Calcarono il palcoscenico del teatro Italia cantanti in quegli anni famosi come Rino Salviati, Tullio Pane, Aldo Alvi, Carla Boni, Gino Latilla, Claudio Villa ed altri ancora.
Anche un mago che prometteva cose strabilianti venne portato a Salemi: l'illusionista prestigiatore Ranvalli.
Nelle locandine si leggeva che il maestro avrebbe fatto provare agli spettatori emozioni forti "allagando" i locali del cinema con le tecniche, solo a lui note, usate del famosissimo Bartolomeo Bosco, prestigiatore italiano nato a Torino nel 1793 e morto a Dresda (Germania) nel 1836.
La sera del debutto di Ranvalli, il teatro di Salemi era colmo di spettatori.
Lo spettacolo ebbe inizio. La prima parte dello spettacolo costituita da svariati giochi di prestigio che risultarono eseguiti con eccezionale abilità.
Applausi e consensi non furono negati al Mago.
La seconda parte, la più attesa, risultò, invece, un disastro. Un’avvenente valletta apparve sul proscenio salutata calorosamente e disse: "Il maestro Ranvalli eseguirà ora una eccezionale prova di illusionismo riuscita soltanto al grande maestro Bosco.
Chi si trova in sala proverà la sensazione di essersi immerso nell'acqua e istintivamente muoverà le braccia come se stesse nuotando.
Avvertiamo gli ammalati di cuore, gli ansiosi, le donne incinte che la prova potrebbe per loro risultare pericolosa.
Consigliamo, pertanto, che si allontanino dalla sala. Chiediamo, invece ai giovani coraggiosi che volessero provare da vicino l'emozione, di salire sul palco".
Cinque o sei ragazzi che, per tutta la serata, erano rimasti seduti nelle primissime file, si alzarono contemporaneamente e si presentarono all'appello.
Il mago li dispose in modo che dessero il fianco al pubblico e intimò il classico "a me gli occhi".
Ai ragazzi, che trattenevano a stento la voglia di ridere, ordinò di spogliarsi.
Questi eseguirono e successe il finimondo.
Tutti, infatti, indossavano mutande dello stesso formato, fresche di bucato, che arrivavano fin sulle ginocchia. Indumenti intimi che non solo non si usavano da anni ma il cui modello non poteva essere casualmente indossato contemporaneamente da tutti i "volontari".
Il pubblico ebbe subito la certezza dell'imbroglio.
Gli spettatori, delusi e incavolati, si alzarono in piedi e cominciarono a protestare.
Il sipario venne calato improvvisamente e i carabinieri di servizio in sala si disposero a protezione dell'ingresso ai camerini.
Molti spettatori usciti dal teatro si misero ad insultare i gestori del cinema, considerandoli complici dell'imbroglio.
Solo dopo parecchi tentativi l'opera di persuasione delle forze dell’ordine ebbe risultati positivi.
I carabinieri e i vigili urbani fecero salire Ranvalli e i suoi aiutanti sulla macchina di noleggio di tale Pippo Spolverino che partì verso ignota destinazione.
Di Ranvalli, a Salemi, non se ne seppe più nulla e nulla se ne volle più sapere.
Fin qui la cronichetta, ma qualche cifalutano antico di buona memoria, ricorderà, per averlo conosciuto, o visto, direttamente, o per averne sentito parlare da nonni, zii, ecc. che quel tale illusionista Ranvalli, dopo i trionfali “successi” di Salemi, venne a riparare a Cefalù e qui trovò, non solo fama e apprezzamento, ma anche vitto, alloggio e compagnia femminile a sbafo!
Quando decise di levare le tende senza che di lui si sapesse più nulla, a Cefalù non rimasero altro che la nostalgia delle sue mirabolanti magie, almeno nella memoria degli allocchi, e un discreto manipolo di dame sconsolate.
Bene! Qualcuno, a questo punto si aspetterà che io voglia tracciare un parallelo “storico” tra un altro personaggio eclettico, anche lui illusionista di mestiere, di cui a Salemi non se ne sa più nulla (né nulla se ne vuole più sapere) e che invece a Cefalù verrebbe a trovare nuovo smalto e nuovi entusiastici apprezzamenti, prima come candidato a sindaco, oggi come auspicabile presidente, commissario, ministro plenipotenziario, satrapo, faraone (e chi più ne ha più ne metta) del Museo Mandralisca.
Ma sarebbe troppo banale e, poi, per arrivare a quale conclusione?
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Commenti
Angelo Sciortino -
Anche profeta e messia!
Consentimi di aggiungere questi due attributi. Per quello di illusionista il divertente Ranvalli ha già un erede, come dimostrano i suoi proclami.
Totò Testa -
ahi, ahi, Sciortino!
Seppure lettore attento di cui possono far vanto le mie povere proposizione, forse ti sfuggì che, in un precedente post ebbi a parlare di "cerchio ranvallico"?
Anche tu, in precedenza, hai argutamente trovato riferimenti a Ranvalli.
Come vedi, spesso, come i musicisti non siamo noi scriba a creare le assonanze, ma ci troviamo ad essere trascrittori di associazioni "spontanee" che si manifestano "in natura".
Ma ai tanti sostenitori dei Ranvalli d'importazione cosa possiamo dire?
"No, grazie, perchè ce l'abbiamo già, fatto in casa"?