Fiume Carbone (atto nono): la conclusione del dibattito, gli emendamenti alla mozione ed il voto del Consiglio

Ritratto di Saro Di Paola

7 Settembre 2013, 17:14 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Dopo le precisazioni dell’architetto La Barbera,ad intervenire nel dibattito fu il Presidente del Consiglio Francesco Dolce, che evidenziò la necessità di “migliorare l’area per destinarla ad uso pubblico” e, nel contempo, quella di adottare le opportune decisioni sull’argomento soltanto dopo la risposta dell’Amministrazione all’interrogazione presentata dai Consiglieri di maggioranza.
Tale ultima necessità fu condivisa dal Consigliere Barracato.

Il Consigliere Eugenio Culotta, dopo avere plaudito agli interventi dei colleghi che lo avevano preceduto,giudicò incomprensibile il comportamento dell’Assessorato al Territorio, che per il rilascio delle concessioni sulla spiaggia del lungomare aveva chiesto il relativo piano di utilizzo e che, per quella di Fiume Carbone, nulla, invece, ha chiesto al Comune.

A concludere il dibattito fu il Consigliere Cristina, che lo aveva aperto.
Dopo avere sottolineato che, dal dibattito, era emerso il principio della titolarità del Consiglio comunale sull’uso del territorio, Cristina ritenne improcrastinabile il pronunciamento del Consiglio sull’argomento e propose di cassare gli ultimi due commi della mozione aggiungendo al testo originario:

Il Consiglio
IMPEGNA L’AMMINISTRAZIONE

  1. ad attivarsi presso l’Assessorato Regionale al Territorio perché revochi la concessione n°56/05 rilasciata alla GEDI;
  2. a comunicare al Consiglio l’indirizzo progettuale che ritiene di dovere perseguire per l’area di Fiume Carbone”.
     

Dopo una breve sospensione della seduta, il Presidente Dolce mise ai voti la mozione,come emendata dal Consigliere Cristina,ed il Consiglio l’approvò alla unanimità.

Quel voto fu espressione della unanimità della Politica sul destino dell’area di Fiume Carbone?
MACCHE’!
Quel voto fu, soltanto, espressione, la più ipocrita, dell’unanimismo della demagogia.
Quello stesso unanimismo che si registra ogni qualvolta la politica “impegna” sé stessa.
Quello che, alla politica, basta per farla sentire con la coscienza a posto.
Quello di cui la politica riesce, persino, a compiacersi.
Quello che, mai, come negli ultimi lustri, ha sortito un effetto Politico, che sia stato uno, con ripercussioni positive sulle problematiche della Città.

Il tempo, che, ad oggi, è intercorso da quel 23 marzo del 2006 ne ha dato dimostrazione.
Impietosamente!
Con una evidenza che dovrebbe fare arrossire la politica ed, in particolare, quanti, dopo esserne stati rappresentanti nel quinquennio 2002-2007 hanno continuato ad esserlo nei quinquenni successivi.

Ma quale intervento dell’Amministrazione per la revoca della concessione alla Gedi?
Ma quale “parco a mare”?
Ma quale “porta d’oriente”?
Ma quale “progetto per l’utilizzo pubblico di quell’area”?

Dopo oltre sette anni da quel 23 di marzo, la politica non ha onorato uno solo degli “impegni”, che, con voto unanime, aveva assunto.
Non ha fatto un solo passo per “riappropriarsi della podestà programmatoria sul territorio comunale”.

La concessione demaniale, per vicende del tutto diverse dagli interventi della politica, la GEDI se l’è “auto revocata”.
Alla politica bastò.
Era stato, solo, questo l’obiettivo, per il quale, nel 2006, la politica aveva suonato l’allarme per Fiume Carbone.


Frattanto, nel 2013,”prima che il Comune abbia investito sul progetto di quell’area altri privati stanno investendo sull’area”.
Ahimè, in politica qualche volta ci ho azzeccato!
Sono tanti, infatti, i 140.000 euro che la società "Porto di Cefalù" sta investendo per l’esame da parte della Regione del “progetto” di un porto atollo.
Quei 140.000 euro, sono nulla, però, rispetto a quegli 80-90 milioni che sono necessari per realizzarvi il porto “galleggiante” con una potenzialità occupazionale di 400 unità.
Sono nulla rispetto ai tantissimi milioni di euro, che, con il porto atollo, facoltosi diportisti e crocieristi, in 99 anni, faranno piovere su Cefalù.
Da tutto il pianeta Terra.

Nel 2013, dal punto di vista della “titolarità sulla programmazione territoriale” nulla è cambiato rispetto al 2006.
Non sono i privati e, neanche, l'Assessorato al Territorio a decidere sulle sorti di Fiume Carbone.
Unicuique suum!

Un porto atollo è molto, molto, moltissimo di più delle tre pizzerie e dei tre stabilimenti balneari, per i quali la GEDI aveva chiesto ed ottenuto la concessione demaniale. 

Eppure nessuno “suona l’allarme”.
Neanche chi, per averne suonati talmente tanti, ne era divenuto specialista.
Anzi ………

Seguirà: Fiume Carbone (atto decimo)? .............
Diamo tempo al tempo!

Saro Di Paola, 7 settembre 2013

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