20 Agosto 2013, 19:21 - gaetano lapunzina [suoi interventi e commenti] |
La querelle sulla edificazione di una struttura per anziani nel Comune di Cefalù, così come da tempo posta all’attenzione dei Cittadini, altro non è che una gigantesca bolla di sapone.
Non mi soffermerò nel chiarire, a vantaggio di chi pur pare averne tanto bisogno, la netta distinzione che passa tra le RSA (strutture socio – sanitarie residenziali, a cui sono destinati anziani non autosufficienti di grado elevato o medio che non hanno necessità di specifiche prestazioni ospedaliere), e le altre tipologie di residenze per anziani previste dalla normativa, ossia le “case albergo”. Ritengo sia quest’ultima la finalità della donazione, laddove, nel farsi riferimento a una “casa famiglia per anziani”, non traspare alcun riferimento a strutture del tipo paraospedaliero, quali le RSA. Tale interpretazione, oltretutto, è avvalorata dalle dichiarazioni del Presidente dell’AUSER, che, ripercorrendo l’iter della “donazione”, a partire da uno studio elaborato nel 2006 da una Commissione presieduta dall’allora Assessore ai Servizi Sociali, non a caso, parla della “ costruzione e la gestione di una moderna ed ecologicamente compatibile casa-famiglia, con una capienza di circa 120 posti-letto”, da realizzarsi, previa variante allo strumento urbanistico, nei quattromila metri di terreno agricolo, situati (e l’esatta ubicazione, debbo confessarlo, mi sfuggiva), in contrada Gallizza.
Ma proprio qui casca l’asino. Perché quella zona, per la conformazione del nostro litorale, si trova interamente entro la profondità di 500 metri dalla battigia, fascia in cui, per effetto dell’art. 15 lettera b della legge regionale 12 giugno 1976 n. 78, “ l'indice di densità edilizia territoriale massima è determinato in 0,75 mc/mq”. Una deroga a tale limite necessiterebbe di un apposito Decreto dell’Assessore Regionale per il Territorio, previa deliberazione “motivata” dei due terzi del Consiglio comunale, parere favorevole del CRU e concerto dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali. Ritenendo di poter escludere che sia “motivabile” la ragione per la quale una casa per anziani debba realizzarsi necessariamente in un dato luogo, in deroga ad una norma di salvaguardia ambientale, non resta che rapportarsi con l’indice massimo di 0,75 mc/mq, che, applicato ai 4.000 metri di esenzione fondiaria, ci da un volume massimo di 3.000 metri cubi. Tradotti in metri quadri, considerando una altezza degli ambienti di 2,90, sono poco più di 1.000 metri quadri lordi (ma non è ipotizzabile una struttura ad una sola elevazione, e pertanto occorre prevedere scale, ascensori, etc).
Resta, a questo punto, da analizzare gli “Standards strutturali ed organizzativi dei servizi e degli interventi socio assistenziali previsti dalla legge regionale 9 Maggio n. 22”, come definiti dal Decreto Presidenziale 9 giugno 1988, e, più precisamente, quelli di cui al punto 11, relativi alle Case Albergo per anziani; dove si prevedono strutture con capacità ricettiva ottimale tra 60 e 100 posti letto e si prescrive una “superficie netta” tra 20 e 24 mq per persona alloggiata (28 – 34 mq, se in camera doppia), una sala di riunioni capace di ospitare almeno 50 persone, un ambiente soggiorno per piano, adeguato alla capacità ricettiva del piano stesso, sale da pranzo di dimensioni complessiva tale da accogliere un numero di posti pari a quello degli ospiti della casa albergo, servizi igienici distinti per sesso in ogni ambiente comune, piccoli locali ad uso ambulatorio, pedicure, barbiere e/o parrucchiere, locale adibito ad uso uffici amministrativi e segreteria a contatto diretto con l’atrio d’ingresso, servizi del personale, consistenti in spogliatoi e servizi igienici ( divisi per sesso ) dimensionati allo standard organizzativo, l’eventuale alloggio del custode, o adeguato servizio di portineria, un servizio centrale di cucina, costituito da un magazzino per la conservazione delle derrate alimentari ben aerato e da uno spazio di lavoro suddiviso in zona di preparazione, di cottura, lavaggio, distribuzione, etc.
Pur non essendo un tecnico, mi pare assai difficile, per non dire impossibile, che, pur decidendo di adottare lo standard minimo di 60 posti letto, il tutto possa rientrare nel limite di cubatura edificabile.
Detto ciò, se è vero che a caval donato non si guarda in bocca, rimane l’impossibilità di fare i conti senza l’oste.
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N.d.r.: Intervento e commenti correlati in "Il sindaco sospettoso e l'anziano sotto il ponte" - 19 agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/3066)
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Commenti
Saro Di Paola -
L'oste è la geografia!
Se il terreno donato è quello che io penso sia, deroga o non deroga che dovrebbe essere chiesta e concessa, L'OSTE con il quale si dovrebbero fare i conti E' LA GEOGRAFIA!
Senza volere affatto sottovalutare l'altissimo significato del gesto di Antonella Scicolone non posso non essere d'accordo con Gaetano Lapunzina : la querelle è una gigantesca bolla di sapone.
Sin da quando Antonella Scicolone ha manifestato la sua disponibilità alla donazione, l'entusiasmo per il gesto e per la finalità dello stesso ha fatto trascurare gli aspetti "geografici" che sarebbero dovuti essere i primi sui quali riflettere per valutare, se non per escludere, ogni possibilità di realizzazione,su quel terreno,dell'agognata struttura per anziani.
Gianfranco D'Anna -
Altro che bolla di sapone!!!
"La querelle sulla edificazione di una struttura per anziani nel Comune di Cefalù", è tutt’altro che una gigantesca bolla di sapone.
Premetto che non conosco dove si trova il terreno della Sig.ra Antonella Scicolone e che non è mio interesse discutere, in questa occasione, degli aspetti tecnico-progettuali del sito, ciò su cui voglio puntare l’attenzione è il modo in cui, ancora una volta dopo il caso dell’artista di strada Ambra D'Agostino (https://www.qualecefalu.it/node/2740) e delle cinquanta panchine (https://www.qualecefalu.it/node/2759), il sindaco ha affrontato la vicenda.
Il buon senso ed il rispetto per l’ "immagine" della Città avrebbero voluto che i diretti interessati - Antonella Scicolone e l’Amministrazione, che non “corrisponde” al solo sindaco - si confrontassero de visu per chiarire i termini della donazione evitando che questa si trasformasse in una querelle pubblica su siti telematici ed ancor peggio su facebook - che non è certo la sede più opportuna - in cui intervengono altri "fomentatori".
Il buon senso ed il rispetto dei ruoli avrebbero voluto che ad essere investiti della discussione e ad esprimere un parere, in nome e per conto dei Cittadini che li hanno eletti a loro rappresentanti, fossero stati i Consiglieri comunali, di "opposizione" come di "maggioranza" - basti ricordare, ai tempi del consigliere Lapunzina, le diverse sedute dedicate alla “Pietra della Memoria”.
Sarebbe dovuto essere - e spero che lo possa essere - il Consiglio comunale a valutare la eventuale localizzazione della struttura per anziani "non conforme ma compatibile".
Sarebbe dovuto essere - e spero che lo possa essere - il Consiglio comunale a deliberare motivatamente la necessità "di un apposito Decreto dell’Assessore Regionale per il Territorio", previo "parere favorevole del CRU e concerto dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali" o, di contro, a "poter escludere che sia “motivabile” la ragione per la quale una casa per anziani debba realizzarsi necessariamente in un dato luogo, in deroga ad una norma di salvaguardia ambientale".
L’impressione che da questa querelle, e dalle precedenti, si ricava è che a Cefalù una “svolta” c’è stata ma non “democratica”.
Saro Di Paola -
"la bolla di sapone" e "la svolta"
Caro Gianfranco, non posso non condividere il contenuto del tuo commento.
E, certamente, non perchè condivida tutto ed il contrario di tutto.
La "bolla di sapone" più o meno "gigantesca", e la "svolta", più o meno "democratica", sono due aspetti della stessa vicenda.
Assolutamente diversi e, nel contempo, assolutamente emblematici dell'andazzo delle cose nella nostra città.