12 Agosto 2013, 10:02 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Alla vigilia del capodanno del 1988, il Vescovo Catarinicchia, cui da pochi giorni la Santa Sede aveva fatto pervenire il provvedimento di trasferimento nella Diocesi di Mazara del Vallo, riuscì più devastante di un tuono.
Intervistato da Michele Bellipanni, il Presule, dopo avere indicato i mali oscuri della Città nella “capacità di manovrare e di riuscire a qualsiasi costo di una componente mafiosa non di stampo tradizionale e nel risveglio della massoneria”,
disse di essere convinto che a Cefalù “bisognasse azzerare tutto per un ricambio totale in tutte le Istituzioni, dalla Magistratura, al Comune alla USL”.
Nella imminenza delle elezioni amministrative, le parole del Vescovo Emanuele furono decisive per quella svolta che, nella politica cittadina, si ebbe a registrare qualche mese dopo.
L’onorevole Giuliana, responsabile provinciale della Democrazia Cristiana, impose l’azzeramento della rappresentanza consiliare del partito nel quale, nelle due tornate elettorali precedenti, eravamo risultati eletti 14 consiglieri.
Personalmente, già prima che Giuliana avesse imposto l’azzeramento, avevo deciso che non mi sarei ricandidato.
La nausea della politica l’aveva progressivamente vinta su quella idea della Politica per la quale mi ero candidato nel 1978 e nel 1983.
Al riguardo, per me, assolutamente determinanti erano stati il dietrofront della D.C. sulla localizzazione della nuova stazione ad Ogliastrillo ed i veleni, che, con cattiveria ed a piene mani, per quella localizzazione vennero gettati su di me.
Pur di difendere interessi personali, i più svariati, ero riuscito, addirittura, a confondere i colleghi consiglieri sino ad indurli nell’errore di votare per quella localizzazione che, da assessore, ebbi a definire l’unica compatibile con il territorio di Cefalù.
Alle elezioni, nella D.C. vennero eletti 13 consiglieri.
Tutti neofiti della politica.
Tranne uno, il dott. Nicola Imbraguglio, che il Consiglio elesse primo sindaco del quinquennio appena iniziato.
E fu proprio il sindaco Imbraguglio che, a diga foranea ultimata, dopo avere chiesto una nuova sospensione dei lavori di Fiume Carbone, ne denunciò l’inutilità ed i gravissimi danni ambientali in un’audizione presso la Commissione regionale antimafia.
Dopo quella audizione, nel gennaio del 1989, alcuni deputati regionali tra i quali lo stesso Giuliana, presentarono all’Assemblea regionale un ordine del giorno, con il quale chiedevano al Governo regionale “la sospensione dei lavori per impatto ambientale”.
Un ampio stralcio del dibattito a Sala d’Ercole è ampiamente riportato nelle pagine del Corriere delle Madonie del gennaio 1989.
Il Corriere delle Madonie – Anno XXVI – N. 2 – 30 Gennaio 1989 – Pag. 1 e 8
(cliccare sulle pagine del giornale per ingrandirle)
La nuova sospensione dei lavori,chiesta con l’ordine del giorno proposto dal gruppo di deputati,venne approvata dall’Assemblea.
Il Governo Regionale accolse il voto con riserva.
Secondo l’assessore Placenti, infatti, a supportare la sospensione dei lavori sarebbero dovute essere ragioni tecnico-giuridiche e non le ragioni politiche che erano state esposte in aula.
Il Direttore La Grua concluse il resoconto del dibattito a Sala d’Ercole con una domanda:
“E ADESSO?”
Che sviluppi, infatti, avrebbe potuto avere la vicenda Fiume Carbone dopo quel voto dell’Assemblea che il Governo regionale aveva accolto con riserva?
Nessuno!
Quel voto fu come le grate di quel modo di dire siciliano secondo il quale, a Santa Chiara, vennero messe soltanto dopo che era stata derubata.
“QUESTO RIPASCIMENTO DISCARICA S’HA DA FARE” fu il titolo con il quale il Corriere riprese la vicenda nel successivo numero del febbraio 1989.
Il Corriere delle Madonie – Anno XXVI – N. 3 – 15 Febbario 1989 – Pag. 1 e 8
(cliccare sulle pagine del giornale per ingrandirle)
“Les jeux sont faits rien ne va plus”, avrebbero scritto i francesi:
la colmata dello specchio acqueo con i materiali di risulta delle gallerie doveva essere completata perché doveva essere completata l’autostrada.
“La varietà dell’andamento sia planimetrico che altimetrico della colmata e le caratteristiche di spontaneità e naturalezza della stessa l’avrebbero resa un tutt’uno con i restanti attigui tratti di costa sui quali si andava ad innestare”.
Queste, in estrema sintesi, le ragioni tecniche con le quali, in una lettera-relazione del 21 gennaio del 1989, il Genio Civile Opere rispose all’ordine del giorno votato dall’Assemblea Regionale Siciliana.
Il prof. La Grua concluse quel suo articolo così:
“Come figli della Città di Don Lappanio avremmo preferito che ci si dicesse brutalmente: cari miei rassegnatevi a questo necessario sconcio ed a quelli che tra breve sopraverranno.
E’ il prezzo assegnato dalla malasorte a Cefalù per acquisire un qualche diritto ai portati del progresso”.
(seguirà: Fiume Carbone (atto quinto): quando, dopo tre lustri di silenzio, la politica di Cefalù torno ad occuparsi dell’area del ripascimento)
Saro Di Paola, 12 agosto 2013
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Articoli precedenti:
Fiume Carbone (atto primo): quando la Regione Sicilia spacciò la discarica per ripascimento - 7 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2867)
Fiume Carbone (atto secondo): quando il progetto di “Quadrato Verde” servì a gettare fumo negli occhi - 9 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2970)
Fiume Carbone (atto terzo): come procedettero i lavori di realizzazione della diga foranea - 10 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2996)
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Commenti
Pino Lo Presti -
Stai facendo un ottimo lavoro
di ricostruzione di una delle pagine più nera della storia di Cefalù, grazie!
giuseppe fajlla -
Parlare del "ripascimento"
Parlare del "ripascimento" di Fiumecarbone è riaprire una ferita che ora alla luce dei documenti mostrati e degli anni trascorsi si rivela nella sua turpitudine: con quanta ridicola sufficienza sono stati trattati la popolazione e le autorità locali del tempo! con quanta arroganza il potere economico e politico regionale ha disatteso le rivendicazioni di salvaguardia del territorio in anni in cui pure erano presenti sia la coscienza che le persone che le denunciarono... Certo l'indolenza delle autorità del tempo davanti all'indicazione di un sito per quel materiale di discarica dell'autostrada... forse l'abitudine a cercare un vantaggio su ogni lavoro pubblico non fece prendere le immediate misure scontrandosi con un più alto e consolidato "potere" che di quella necessità seppe fare uno spudorato mezzo di guadagno. Ricordo con quanta solerzia venne eretta quella diga! gli innumerevoli camion che dalle cave del palemitano portarono quell'enorme mole di pietre! guardavo lo svolgimento di quei lavori con sbigottimento: mai visto una velocità di realizzazione di un lavoro pubblico come in quel caso! Ma il danno è fatto! Nessuno ci ridarà il luccichio del mare nel contrasto degli scogli all'alba nella naturalezza della costa appena svoltata la curva della Calura.