Il Sindaco e il sommelier

Ritratto di Angelo Sciortino

11 Agosto 2013, 14:30 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Un mio amico, sommelier di fama internazionale, è venuto a Cefalù per una vacanza di una settimana. Ci siamo incontrati e l'altra sera abbiamo cenato insieme, facendo una sorta di rimpatriata. La scelta del ristorante non è stata troppo difficile, come lo è stata la scelta del vino, che doveva essere assolutamente privo di nitriti. Con fatica, ma alla fine l'abbiamo trovato.

Risolto il problema eno-gastronomico, il resto della serata è trascorso all'insegna di una piacevole conversazione, con il mio amico che mi chiedeva notizie su Cefalù, sul perché del suo degrado e sulle ragioni che ne determinavano la sua arretratezza. Quando mi resi conto che le mie risposte non erano sufficienti, soprattutto di fronte alla sua insistente domanda su quale fosse la strategia dell'Amministrazione, mi permisi di suggerirgli di approfondire personalmente sui blog di Cefalù e sui giornali telematici quanto gli avevo sommariamente spiegato.

Promise di farlo la mattina successiva e che mi avrebbe informato la sera dopo, durante la cena in cui, questa volta, sarei stato io il suo ospite.

Così fu. La sera dopo c'incontrammo in piazza Duomo e cenammo proprio lì, avendo soltanto l'imbarazzo della scelta fra i tre ristoranti, che vi si trovano. Scegliemmo quello che aveva il miglior vino.

“Ebbene” gli chiesi “hai approfondito?”

“Sì, e l'ho fatto leggendomi pure tutti i proclami del Sindaco” mi rispose.

E allora, che cosa hai concluso? Che giudizio ne hai ricavato?”

Colore rosso sangue, fermo, liquoroso e vellutato, abboccato e con un retrogusto ironico”

Non ti ho chiesto di descrivermi un vino!” esclamai.

Infatti, non è un vino quel che ho descritto, ma la somma dei proclami sindacali. Essi hanno il colore rosso sangue, perché lo hanno preso dal sangue dei cittadini, ai quali ormai l'Amministrazione è attaccata come un sanguisuga; fermo, perché non sono né frizzanti né spumanti, ma soltanto stagnanti e ripetitivi; liquoroso e vellutato, per meglio scivolare fino ai più reconditi recessi della mente dei cittadini; abboccato, per essere dolce al gusto, risultando gradito anche ai bambini; con retrogusto ironico, infine, per accontentare anche i palati più severi, che almeno si consolano con l'ironia.”

Lo guardavo meravigliato e quasi estasiato per la fantasia, che gli aveva permesso di descrivere e giudicare per mezzo di una metafora, con poche parole e in maniera esaustiva, una situazione che ormai da mesi cercavo di descrivere, ma non riuscendoci mai bene come lui.

Grazie a lui, il resto della serata fu piacevolissimo e oggi, a due giorni dalla sua partenza, ho voluto ricordare la sua grande lezione.

Commenti

... (un finto contenuto), una spruzzata di nitrito (alcuni arzigogoli), una di colorante (un po' di demagogia)... e il gioco è fatto. I palati grossolani saranno ingannati, ma non i sommelier e coloro che hanno palato fine.

E, infatti, non mi sembra che il mio amico sommelier si sia fatto ingannare. Come lei, d'altronde.