13 Luglio 2012, 10:40 - Salvatore Culotta [suoi interventi e commenti] |
Ritengo utile proporre, raccogliere e diffondere la conoscenza più ampia possibile ( storica, grafica, fotografica etc.) di diversi manufatti, o emergenze architettoniche che dir si voglia, perché quando si parla del grande patrimonio di Cefalù non sempre, anzi quasi mai, chi parla sa di cosa sta parlando. Per esperienza diretta ho scoperto recentemente che diverse persone, pur discettandone, non sono mai salite sulla Rocca, non hanno camminato tra la scogliera a ridosso delle mura, non sono mai entrate al Bastione, non sanno dove sia Porta Ossuna o via Misuraca e così via. E, se possibile, allargherei il discorso anche ad opere di architettura più recenti ma non per questo meno importanti.
L’uso del lavatoio nei primi degli anni ’50 in una foto di A. Varzi, tratta dall’Archivio Fotografico Cefaludese” ( www.arkefa.it ), e concessa da S.Varzi.
Questa lapide, scritta da Vincenzo Auria, è stata collocata all’ingresso del lavatoio nel 1655 per volere dei “giurati” (amministratori) dell’epoca
“Qui scorre Cefalino, più salubre
di qualunque altro fiume,più
puro dell’argento, più freddo della neve”
Il nome Cefalino fu usato per la prima volta da Giovanni Boccaccio nel “Libro dei monti e dei fiumi del mondo”, ripreso da G.B. Spinola e infine adottato dall’Auria.
La breve storia che segue è opera dell’infaticabile Nico Marino.
IL LAVATOIO
La documentazione data non ci consente di cogliere l'essenza primigenia di questo particolarissimo luogo cefalutano, perno e fulcro della vita cittadina del passato che, nei secoli, ha subito modifiche e rimaneggiamenti, nel cui panorama generale, non deve essere tralasciata la possibile trasformazione dovuta alla demolizione e relativa ricostruzione, in posizione più arretrata, delle mura della Marina nel 1514 (3a), quando si usò questo drastico sistema per offrire una spiaggia più ampia all'aumentato bisogno del ricovero delle barche. È possibile però tracciare del Lavatoio un rapido profilo partendo dalla naturale e selvaggia antica sistemazione. A poco a poco .la concavità nella quale sgorgava il Fiume, fu inglobata nelle costruzioni; il corso d'acqua che scorreva a ciclo aperto, all'interno delle mura, venne copertoa causa della sistemazione seicentesca che vede comparire le muraglie, la volta e poi la scala che, comunque, ancora dava l'accesso ad un posto rustico non definito nella pavimentazione che viceversa, con basule levigate, verrà attuata nei lavori di fine secolo. Il Lavatoio imperterrito rimane a testimoniare l'importanza dell'acqua in esso presente, anticamente FIUME, oggi ridotto ad un rigagnolo costretto in un budello rimasto a stento tra le mura anche a causa della depauperazione idrica del nostro sottosuolo. Nella poca iconografia sulla quale possiamo contare, anche se di poca affidabilità, vediamo che, qualunque sia stata la trasformazione della cinta muraria relativa, lo sbocco a mare del Fiume non venne mai penalizzato e il suo corso, o attraverso una massiccia grata di ferro come nella pianta del Passafiume (5) o attraverso un possente arco in muratura come nelle immaginette sacre del 1792 e di metà '800, rimane intellegibile sull'esterno della cinta muraria. Nell'estate del 1991 sono stati ultimati i lavori di restauro su progetto dell'Arch. Salvatore Giardina auspice l'Azienda Autonoma di Soggiorno e turismo di Cefalù.
Da : Nico Marino – Altre note di storia cefaludese
Particolare della pianta del Passafiume ( 1645 ) Rilievo dello sbocco a mare ( Giardina - Culotta 1990)
Nel 1991, su incarico dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Cefalù,lo studio degli Architetti S. Giardina e S. Culotta redasse un progetto di restauro accompagnato da uno studio idrogeologico della sorgente a cura del Geologo Dott. C. Iraci che si avvalse di altri studi precedenti riguardanti in generale le emergenze idriche di Cefalù; l’opera venne quindi realizzata, sempre con finanziamento della stessa Azienda, dall’impresa Toto snc di L. Vullo specializzata in restauri. Ovviamente si procedette prima ad un dettagliato rilievo, di cui si allegano qui alcune tavole.
Le opere che si realizzarono furono, oltre al rifacimento degli intonaci,la sostituzione di infissi e grate fatiscenti,la demolizione del superiore ballatoio in c.a. e sua ricostruzione,la demolizione di un muro che chiudeva un vano lato mare e del muro che chiudeva il vano della sorgente, la sistemazione dello sbocco a mare, la revisione e integrazione della pavimentazione in lumachella ed altri interventi di minor entità.
Allo stato attuale, a circa venti anni dai restauri e come è evidente dalle immagini, occorre rifare gli intonaci oltre alle normali e quotidiane opere di pulizia e manutenzione, e vanno certo ringraziati i Sig.ri Barravecchia che, spontaneamente e in mancanza di un turismo migliore, si occupano dell’apertura e chiusura del cancello, per evitare guasti notturni.
L’incongrua e spero effimera fioriera-portacenere
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Commenti
Angelo Sciortino -
Bravo!
Se non ci fossi, dovremmo cercarti ovunque, perché sei indispensabile per farci meglio conoscere Cefalù.
Grazie, Salvatore!
Saro Di Paola -
Quasi quasi ci provo io a ......
Se "il posacenere" dovesse essere lasciato ancora là, domani mattina, quasi quasi ci provo io a .........
Chi l'ha fatto mettere gli occhi dove li ha ?