La filiera clientelare

Ritratto di Angelo Sciortino

22 Giugno 2013, 13:59 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Potremmo convincerci, a guardare le cose italiane, che siamo in presenza di un ritorno alla società feudale, che da Carlo Magno al secolo XIV governò l'Europa, permettendo, fra errori e crisi d'ogni genere, una lenta crescita socio-economica. In questi secoli di feudalesimo imperante nacquero, infatti, le università, le cattedrali e i parlamenti. Si affermarono le realtà comunali e ad alcune di esse si deve lo sviluppo della marineria commerciale (Venezia, Genova ecc.) e non pochi degli strumenti necessari per una contabilità, che esigeva un sempre maggiore controllo (la partita doppia dei Fiorentini, i banchi fiorentini e fiamminghi ecc.).

Tutto subì un notevole rallentamento – quando non pure un regresso – quando il famoso Re Sole, quel guerrafondaio di Luigi XIV, non decise di affidare il suo regno a propri servitori, che finirono con il formare la cosiddetta nobiltà di toga, in opposizione alla nobiltà di spada, ch'era stata il primo sostegno del feudalesimo di Carlo Magno.

Era la degenerazione del feudalesimo. Questa nobiltà di toga era formata dai servi sciocchi del re assoluto, che controllavano in suo nome i tribunali, le famigerate esattorie e ogni respiro dei cittadini, sudditi per l'occasione. Era nata la burocrazia!

Quando poi, con la Rivoluzione francese, emise i suoi primi vagiti la pseudo democrazia dell'Europa continentale – perché quella inglese rispettò di più le autonomie locali, base del feudalesimo – i rivoluzionari, che della nobiltà di toga erano gli esponenti, conservarono alla Francia il suo centralismo, che presto fu imitato in tutto il resto d'Europa, Italia compresa.

Questa dittatura della burocrazia tornò utile anche ai politici, che la difesero e la potenziarono, per difendere i loro privilegi. Vani furono i tentativi dei costituzionalisti per correggere le disfunzioni di questa pseudo democrazia, negatrice di libertà e di dignità dei cittadini. Essa continuò imperterrita ad affermarsi, anche quando nacquero le prime associazioni sindacali e partitiche, perché non le si considerò uno strumento per potenziare le libertà locali, ma soltanto strumenti per difendere privilegi.

Ed è nel privilegio che risiede la forza della nuova burocrazia e della nuova politica, reciprocamente complici. Non potrebbero sopravvivere, se il cittadino la smettesse finalmente di considerare lo Stato come elargitore di privilegi e non come difensore della giustizia e dell'uguaglianza. Questo cittadino, che è un bimbo ubbidiente, perché mamma-stato gli dà la marmellata o gli compra un regalo, ma è pronto a frignare, quando non viene accontentato. Questo cittadino, che vede nella giustizia il vendicatore dei presunti torti subiti, che però egli stesso si è procurato. Questo cittadino, che non vuole crescere!

Questa lunga premessa è utile per capire l'oggi. I sindaci, le burocrazie comunali; i presidenti regionali, i consigli regionali e le loro burocrazie; i partiti politici e i movimenti, i sindacati, tutti con organizzazioni solo apparentemente prive di un controllo centralizzato; tutte queste cose formano quella che può essere definita la filiera clientelare.

Ci sono state e ci sono alcune eccezioni, ma sono troppo lontane dalla nostra realtà siciliana. Anzi, quando le accertiamo, queste eccezioni, confessiamo invidia e poi concludiamo che da noi non possono affermarsi e non ci rendiamo conto quanto sia poco dignitosa questa affermazione, che è soltanto la prova della nostra inettitudine o della nostra pigrizia mentale, quando non pure della nostra assuefazione all'ubbidienza e del nostro scarso coraggio.

Sarebbe ora che ci svegliassimo e dessimo torto al Principe di Lampedusa, che affermava, nel momento della conquista della libertà, che i Siciliani amano il sonno e detestano quanti cercano di svegliarli. Sarebbe ora che gli uomini, che hanno gusto per la libertà, si facessero avanti e facessero sentire la loro voce; sarebbe ora che si dichiarassero disponibili a farsi carico dell'impegno ad amministrare il loro comune e offrissero ai cittadini una mano per salvarli dalle ottuse agitazioni e per liberarli da poteri soltanto difensori di privilegi.

Sappiano, infatti, questi cittadini, che difendere i privilegi invece della giustizia equivale a restare in balia del più forte, al quale toccherà sempre la fetta più grande a scapito della loro e di quella dei loro figli.

Liberatevi finalmente non del ricco, ma della burocrazia e di quella politica sua alleata.

Commenti

"lo spirito generale della burocrazia è il segreto, il mistero, custodito entro di essa dalla gerarchia, e all'esterno in quanto essa è corporazione chiusa. Il palesarsi dello spirito dello Stato, e l'opinione pubblica, appaiono quindi alla burocrazia come un tradimento del suo mistero" (Karl Marx)