La “cantuniera” di Via N. Botta, simbolo di una situazione diffusa

Ritratto di Gianfranco D'Anna

29 Aprile 2013, 17:42 - Gianfranco D'Anna   [suoi interventi e commenti]

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La “cantuniera” di Via N. Botta è diventata il simbolo di una situazione, in realtà, diffusa non solo nel centro storico ma anche nel resto dell’abitato e, persino, al di fuori di esso: il disordine, per non dire “caos”, nella cartellonistica, nelle insegne, nelle indicazioni stradali collegate alla pubblicità delle diverse attività commerciali che, giustamente, hanno diritto a reclamizzare la loro presenza.

Foto del 25 luglio 2012
(https://www.qualecefalu.it/node/392)

Foto del 10 aprile 2013
(https://www.qualecefalu.it/node/2057)
Foto del 12 aprile 2013
(https://www.qualecefalu.it/node/2066)

Dopo il mio intervento Arredo urbano: nulla è cambiato!... dell’11 aprile u.s. - a seguito o meno dello stesso, poco mi importa - gli Agenti della Polizia Municipale hanno fatto rimuovere dalla “cantuniera” tutti i cartelli pubblicitari non in regola, posizionati nel corso degli anni.

A distanza di appena due settimane la situazione era nuovamente cambiata.

Foto del 24 aprile 2013

Ho lasciato trascorrere qualche altro giorno nella possibilità che si trattasse di una condizione transitoria ma, ad oggi, lo stato è quello testimoniato dalle foto seguenti:

Foto del 29 aprile 2013

Alcuni cartelli sono stati nuovamente fissati al prospetto dell’edificio, altri, per essere amovibili, sono appesi a catenelle o sono sorretti da instabili cavalletti.

Sono certo che, adesso, dal punto di vista burocratico e fiscale, sia tutto in regola ma, per quanto concerne l’arredo urbano - cui la mia attenzione è rivolta -, questa “precarietà” non contribuisce certamente a migliorare il decoro,  l’immagine, la sensazione di cura e di attenzione che i turisti dovrebbero ricevere visitando il nostro centro storico. Tutt’altro!....

È ora che l’Amministrazione intervenga ponendo mano ai regolamenti e studiando delle soluzioni «al fine di ridare decoro e armonia al tessuto urbano, alle sue architetture, alle sue pietre che - come ho avuto già modo di dire -  sono le nostre radici, la nostra memoria, la nostra identità.».
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