9 Luglio 2012, 07:01 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti] |
Non è per sollecitare o risvegliare polemiche non mie che torno sull’argomento “trasferimento parroci” ma per dare spazio soltanto all’ “Onore” che tanti cefalutani, fedeli e no, parrocchiani e no, vogliono riconoscere, attraverso la loro testimonianza, a padre Salvatore Mormino, perchè di lui - una volta abbandonata Cefalù - non accada che qualcuno (che non l’ha conosciuto) si chieda “chi fosse” senza trovare risposte.
Pubblichiamo quindi tre Lettere:
la prima, sottoscritta da alcune centinaia di fedeli, al Vescovo, del 1 giugno 2012;
fedeli.pdf
la seconda, l’allegata lettera al Vescovo, sottoscritta dal Presidente e dal Consiglio della Azione Cattolica di Cefalù;
presidente A.C..pdf
la terza, del 30 giugno, di accorata testimonianza, invece indirizzata da un semplice fedele, l’arch. Alessandro Giaccone, allo stesso “Canonico Salvatore Mormino”
giaccone.pdf
Intendo anche io dare la mia personale, e grata, testimonianza su Padre Salvatore, soltanto perchè - ripeto - resti traccia della sua pluridecennale presenza pastorale a Cefalù; una traccia che certo non colmerà il vuoto della sua assenza.
Per quello che io posso personalmente testimoniare, la sua modestia nel porsi - sia come uomo che, soprattutto, nello svolgimento del suo ruolo di Prete (mai invadente) - è stata la chiave che ha aperto il cuore a mio fratello, Gaetano, afflitto da una grave malattia (uno dei primi casi di Sclerosi multipla a Cefalù); un cuore, già agnostico in partenza, rimase contratto in più per la bestemmia che sentiva sorgergli dentro per tanta “ingiustizia”, a soli trent’anni!
Fu proprio l’aver visto con quanta semplicità - nelle visite protrattesi settimanalmente negli anni -, Salvatore si spogliava della presunzione del proprio ruolo e si poneva naturalmente, prima di tutto, come uno che anche lui convive con la sconfitta (e, quindi, solo per questo, “amico”), a far abbassare lentamente la guardia al sistema di difesa di mio fratello nei confronti di coloro che “parlano di accettazione della sofferenza senza sapere: per mestiere o ideologia”!
Mio fratello è morto sereno, avendo perdonato al mondo; persino con i sacramenti (ma questo a me non interessa molto).
Ricordo soltanto che poco prima di morire vedeva “una luce”. Certo una suggestione, ma quello che ebbe importanza, per me, suo fratello, e per i miei genitori, fu che il suo sguardo, davanti alla morte, era sorridente!
Io non ho conosciuto bene Salvatore.
L’ho sempre chiamato semplicemente così - nè lui ha mai mostrato di risentirsene. Questo mi ha fatto sempre pensare ad una persone semplice che in quello che faceva ci metteva prima di tutto il cuore.
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Del ’48, viene a Cefalù a soli tredici anni.
Prete, col Vescovo Cassisa, nel ’74. Oltre vent’anni di segretariato con - oltre a Cassisa -, Catarinicchia e Mazzola.
Da 16 anni Parroco della Cattedrale (dal ’96 con Mazzola) e tant’altro ancora dentro l’Azione Cattolica e con la gente.
Torna ora a 64 anni in un piccolo paese dove non ha vissuto e dove l’aspetta solo una vecchia zia.
Ciò che molti auspicherebbero - considerando la “Compassione” come la fondamentale etica cristiana - è un qualsiasi altro incarico per Padre Mormino, purchè a Cefalù!
Siamo certi che questa è una ipotesi praticabile e che certo il nostro Vescovo ha considerato.
Ogni prova di rinuncia è certo occasione per procedere in un cammino di iniziazione, soprattutto per chi questo cammino ha scelto al momento dei “Voti”, ma c’è una soglia umana personale, oltre la quale il dolore dell’esperienza può restare solo una inutile sofferenza.
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Commenti
Saro Di Paola -
"CI VUOLI U VIENTU 'N CHIESA ......... "
Il trasferimento di Padre Salvatore Mormino è, CERTAMENTE, DOLOROSO e TRAUMATICO.
Anche per chi, come me, negli anni in cui Egli è stato Parroco nella Basilica Cattedrale di Cefalù non ha avuto con Lui una particolare frequentazione.
Appresa la notizia ed essendomi stato chiesto ho apposto la mia firma per una "petizione" che molti parrocchiani avrebbero voluto indirizzare al Vescovo.
Non mi è dato sapere se quella petizione è stata presentata e quale, di quelle pubblicate, sia la lettera che risula da me "sottoscritta".
Personalmente, con l'apposizione della mia firma, ho inteso, esprimere, SOLTANTO, la mia SOLIDARIETA' UMANA a Don Salvatore.
La solidarietà di uomo ad Uomo.
Un Uomo di Chiesa, don Salvatore, che, di pochissimi anni più grande di me, ho visto crescere nella Chiesa Cefaludense e che ho avuto modo di apprezzare, in particolare, negli anni del Suo apostolato nella chiesetta di S.Oliva, alla Giudecca.
Ciò perchè, avendo trasferito, in quegli anni, la mia residenza alla Giudecca, a pochi metri dalla Chiesetta ho avuto modo di constatare DIRETTAMENTE la profondità del rapporto UMANO E CRISTIANO che Don Salvatore era riuscito ad instaurare e coltivare, in particolare, con TUTTI, dico tutti, gli anziani di quel rione.
Di quanto sia stato, e sia, solido e profondo il Suo rapporto con quegli anziani, con l'Azione Cattolica di Cefalù e con tutti i suoi iscritti ho avuto modo di rendermene conto in tutte le occasioni in cui ho presenziato alle occasioni del lutto.
Al riguardo, di recente sono rimasto colpito dalla Omelia di Don Salvatore durante la Messa al "Purgatorio" per la dipartita di Lillo Livecchi.
Tutto ciò, la testimonianza di Pino per la malattia e la morte di Tano, la testiomonianza dell'arch. Giaccone e TUTTE LE ALTRE TESTIMONIANZE, INFINITE, che su Don Salvatore potrebbero essere portate NON GIUSTIFICANO, AFFATTO, espressioni come quelle che si leggono nei documenti pubblicati.
Sono, A MIO GIUDIZIO, espressioni FUORI LUOGO :
la decisione del Vescovo che "macchierebbe la sua mano di tale esecrabile errore"
la decisione del Vescovo che sarebbe "gravissimo e ingiustificabile errore ...... che mette in discussione un simile esempio di straordinario sacerdote".
la decisione del Vescovo che sarebbe "inopinata".
Altre espressioni finiscono, PARADOSSALMENTE, per risultare INGENEROSE nei confronti di Don Salvatore
che
"non potrebbe di certo ripetere altrove quanto ha saputo e potuto fare nella comunità parrocchaile della Cattedrale di Cefalù"
che, ad Alia, sarebbe
"una pianta estirpata dalla propria terra che non sarebbe in grado di dare frutti".
L'espressione
"non c'è Basilica Cattedrale senza Padre Mormino"
non solo non è giustificabile,
non solo è fuori luogo,
è, addirittura, DELIRANTE !
Non è, infatti, della RAGIONE!
E', infatti, NEGAZIONE DELLA CHIESA, DELLA FEDE, DELLA STORIA!
A mio giudizio, nella vicenda NIENTE E' PIU' EFFICACE di un vecchio adagio :
"CI VUOLI U VIENTU 'N CHIESA ......... MA NO SINU A ASTUTARI I CANNILI"
Angelo Sciortino -
Ben detto!
Ben detto, Saro. Non se ne può più di queste levate di scudo, che provano l'assenza di una vera fede e persino il delirio di chi crede di essere il solo detentore della Verità!
Pino Lo Presti -
Il problema non sono
le espressioni usate dai fedeli verso la gerarchia ecclesiale (il tema della "democrazia", anche nella chiesa, peraltro non può essere eluso con tanta semplicità), ma il caso umano di un uomo che ha speso la sua vita a Cefalù, dai tredici ai 64 anni, e che ora si trova di fronte ad una prova difficile da affrontare; certo ricca di stimoli per la sua crescita spirituale ma certamente difficile sul piano umano.
Il problema sono anche i rapporti intessuti in tanti anni che ora verranno a mancare per centinaia di fedeli e no; certo questo è anche un passaggio necessario per ogni rigenerazione ma era il momento?
Saro Di Paola -
Sono d'accordo : il problema è solo quello
Caro Pino,
SONO D'ACCORDO : IL PROBLEMA E' SOLO QUELLO !
Il problema sono I RAPPORTI UMANI.
Quegli stessi rapporti che sarebbero venuti meno, anche e solo per fare un esempio, nel caso che Don Salvatore fosse stato, dal Papa, nominato Vescovo in altra Diocesi.