1 Ottobre 2012, 12:19 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Il decreto fiscale 16/2012, che ha introdotto l'IMU, stabilisce che la decisione ultima sul trattamento delle abitazioni degli emigrati spetta ai Comuni. Infatti, sono loro che, con regolamento comunale, hanno la facoltà di assimilare ad abitazione principale le case degli italiani residenti all’estero, consentendo agli stessi di applicare l’aliquota agevolata del 4 per mille e usufruire delle relative detrazioni.
Questa possibilità data ai comuni ha una sua ratio condivisibile: l'emigrato, portando qui i suoi risparmi, è una fonte di ricchezza; l'emigrato quasi mai possiede una casa all'Estero, ma vi soggiorna in una presa in affitto; quella che ha in Italia è spesso il frutto del suo lavoro all'Estero e quindi un investimento di fondi esteri; l'emigrato, quando andrà in pensione, sarà titolare ancora di un reddito proveniente dall'Estero (una specie di fuga di capitali al contrario!); infine, usa quella che ha in Italia per trascorrervi le ferie, spendendo qui quello che molti Italiani vanno a spendere all'Estero.
A queste ragioni se ne potrebbero aggiungere altre, che toccherebbero i principi umanitari e quelli di Giustizia, ma quelle dette bastano e avanzano. Da esse si ricava, infatti, che equiparare le case degli emigrati alle prime case sarebbe uno stimolo agli investimenti e persino al turismo. Una ragione strettamente di buon senso economico, al quale, finora, l'Amministrazione comunale non si è attenuta, per cui gli emigrati dovrebbero pagare una IMU salatissima, come se fossero redditieri!
Se qualcuno della Giunta mi legge, tenga conto del suggerimento di stabilire al più presto quanto la legge citata consente, affinché l'Amministrazione possa attenersi al buon senso.
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 810 volte