La Ferla, ancora.


Ritratto di Laura Grazia Miceli

28 Settembre 2012, 01:22 - Laura Grazia Miceli   [suoi interventi e commenti]

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Alle 17.00 di oggi salgo alla Ferla, a casa mia.  Incontro le cisterne della Forestale e dei Vigili del fuoco che scendono, insieme alla camionette della Protezione Civile. Molti hanno  telefoni e radiotelefoni incollati all’orecchio. 

Chi sa se troverò ancora il filare di querce centenarie che da valle accompagnano l’erta fino in cima.
Chi sa se ci sono ancora gli ulivi, il castagno, la pinetina, i corbezzoli… la vecchia casa che ha resistito ai terremoti.
Ho nel cuore il ricordo di una notte d’estate di tanti anni fa’ quando ci ha svegliato un caldo soffocante e il bagliore delle fiamme al di là delle finestre. Passammo il resto della notte a battere tutto intorno alla casa e a buttare acqua con un tubo per innaffiare i giardini e l’acqua convogliata da un vicino.
All’alba stavamo ancora lì a battere stremati e a mangiare cornetti che qualcuno di noi era sceso a prendere, e, soprattutto, a sorvegliare i focolai ancora vivi.

Eravamo molti quella notte, tutti i Miceli riuniti per l’estate da ogni parte della Sicilia, dell’Italia e perfino dall’Inghilterra. Oggi sono sola. A mano a mano che mi avvicino, sento l’odore classico di bruciato che il fuoco si lascia dietro, levo la catena e percorro la stradella.

                     
       


Siamo stati fortunati: tutto è ancora verde, c’è uno strato lieve di cenere portato dal vento, qualche ventata bollente ha ingrigito i vecchi fichidindia davanti a Casa Vecchia (così è detta in famiglia la Casa dei nonni), ma lei è ancora lì.
Al di là del vallone dove a volte scorre il torrente Mangiafrumento, ci sono ancora deboli fiamme e fumo .






Corro fino al limite delle querce, sono ancora lì coi rami, alcune, quasi fino a terra, ma ci sono e sono verdi.
Vado fino in cima e vedo tanto fumo. Viene dalla Contrada San Francesco, scende dalla Carbonara.
I miei cugini da Colombo scendevano a cavallo dalla Carbonara fino a noi. Aguzzo gli occhi: solo caldo, cenere che vaga nell’aria, e fumo grigio, nero, arancione, in lontananza.  



   
 
Penso a chi non è stato fortunato come noi e la nostra casa e le nostre querce e la pinetina. Penso a chi , per sicurezza, è stato allontanato dalla sua casa. Penso al vento, allo scirocco e a come cambia velocemente direzione. Penso a quanto impreparati siamo, a quanto sperperiamo in cemento e a quanto verde rinunciamo.

Scendo e incontro le cisterne della forestale e dei Vigili del Fuoco e le camionette della Protezione Civile. Molti hanno sempre all’orecchio radio telefono e telefono. Salgono vetture dei tecnici dell’energia elettrica e dei telefoni.