Supponenza imperante

Ritratto di Angelo Sciortino

19 Marzo 2014, 11:36 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Dopo la scorpacciata di notizie giudiziarie – che non meritano commenti mediatici, ma soltanto le azioni previste dalla Legge, da svolgere nel luogo a esse deputato: l'aula giudiziaria – è il caso che ci dedichiamo alle notizie della politica vera; di quella politica che rende i cittadini informati e quindi democraticamente partecipi.

E non può parlarsi di politica, tralasciando quel che ormai è diventato il suo braccio secolare; lo strumento con il quale domina i cittadini, come se fossero sudditi: la burocrazia. Una burocrazia scelta con criteri clientelari, per servirsene come un antidoto contro il diritto alla libertà e contro il desiderio di democrazia. La burocrazia sa tutto ciò e usa di fronte al politico il bastone e la carota. La carota, quando vuole conservare i propri privilegi; il bastone, quando tali suoi privilegi subiscono un attacco.

Assistiamo così al burocrate che “favorisce” il politico, quando ottiene la conservazione dei suoi privilegi, pronto a interpretare leggi e regolamenti a suo piacimento e nel più assoluto diniego di ogni giustizia per il cittadino. E quando tale interpretazione non può essere data, si trova il cavillo di definire il fatto non conforme, ma compatibile.

Vi fu un grande pensatore francese del secolo XIX che, agli albori della democrazia, parlò di tirannia della maggioranza. Non poteva immaginare che presto la maggioranza, fuorviata e confusa dalle chiacchiere dei politici sua espressione, sarebbe stata sostituita da un'onnipotente burocrazia e che questa burocrazia avrebbe con il tempo perso ogni capacità di giudizio e che si sarebbe retta soltanto sui soprusi e il potere di decidere, non avendo più autorevolezza, visto ch'era ormai divenuta incapace di capire la ragione della sua esistenza e del suo diritto a essere mantenuta dal cittadino: la sua capacità di far progredire la società civile.

Dalla scuola ai sindacati; dallo Stato alle Regioni; dalle province ai comuni; dagli uffici legislativi statali e regionali agli uffici tecnici dei comuni: da ogni espressione statuale, l'Italia ha esempi a bizzeffe del decadimento culturale e intellettivo, in cui è stata trascinata.

Accade anche che questi enti burocratici entrino in guerra fra loro, creando scompiglio fra i cittadini e fermando ogni possibilità di progresso; anzi, impoverendo sempre più un'economia asfittica.

Di tutto ciò Cefalù è un esempio lampante. Un esempio che, dilatato geograficamente, potrebbe valere per l'Italia tutta.

Dall'Ufficio tecnico del Comune non viene mostrata alcuna strategia, ma soltanto cavilli per fermare ogni iniziativa privata e per creare povertà. Una povertà ormai percepibile da chiunque e non soltanto da una classe imprenditoriale e di professionisti del settore. Il Sindaco e l'Amministrazione tutta non fanno nulla per porre un freno a questo pericoloso strapotere, anzi lo accettano di buon grado, a condizione che questo strapotere venga utilizzato, quando viene richiesto dalla politica, per definire ciò che sta a cuore non conforme, ma compatibile.

Per non parlare di una politica turistica, che ridia a Cefalù il suo ruolo di Perla del Tirreno. Senza alcun albergatore presente, in questo momento il Sindaco si trova a Mosca per … soltanto lui sa per che cosa. Intanto, però, mancano nel Paese i servizi essenziali, come se fossimo ritornati al 1868, quando il delegato straordinario Antonino Morvillo trovò Cefalù tra la vita e la morte. In queste condizioni si vorrebbero attrarre turisti e si crede di rimediare con le sagre, che non possono ricordare prodotti locali, perché non ce ne sono più.

Soltanto per trarre una conclusione: che cosa aspettano tutti questi satrapetti per andar via? Perché tecnici, consulenti e politici di piccolo cabotaggio non vanno via? La smettano di coprirsi di una parvenza di rispetto della legge, mentre uccidono la Giustizia. Quella giustizia, che dà a ogni cittadino il diritto di costruire un futuro per sé e per i suoi figli.

Se non vanno via, presto si troveranno circondati dalla desolazione di un Paese distrutto e con le rovine, che copriranno il suo territorio. E lo copriranno fino alle sue spiagge, che nessuno difende con gli strumenti idonei, come il PUDM, ma anche nel suo abitato, ancora privo di un PRG, sebbene ricchissimo di varianti al PRG, che però non c'è. In compenso, comunque, ci sono le aree bianche, splendida invenzione burocratica.