Ricordo di un Amico

Ritratto di Giuseppe Maggiore

8 Marzo 2014, 17:27 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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“RICORDO  di  un  AMICO”
di  Giuseppe Maggiore

 

A 10 anni dalla scomparsa del compianto Dr. Giovanni Vazzana, ne ripropongo la memoria con un testo a suo tempo da me licenziato per “Il Corriere delle Madonie”.

Io credo che per essere grandi non sia necessario realizzare grandi cose, ma basti soltanto usare un certo comportamento, operare con un certo tatto, distinguersi per una certa maniera di porgere, di porsi, di trattare, di essere; se a ciò, poi, si aggiungano la innata signorilità del manifestarsi, la generosità del carattere, la disponibilità del sorriso, il senso della logica, della educazione sociale, la cultura, l’onestà, la finezza degli atteggiamenti e quant’altro di positivo, allora il gentiluomo che ne viene fuori, e son certo di essere nel giusto, è completo.

“Ecce Homo”!

Tale gentiluomo è per me Giovanni Vazzana.

E volutamente uso il presente al posto dell ’imperfetto (dico: “è”, infatti e non “era”) perché per me Giovanni Vazzana non è trapassato: è, soltanto, trasmigrato verso altri lidi, da un posto ad un altro; ha cambiato casa, ambiente, città, regione, nazione, pianeta.

Si è semplicemente trasferito  altrove, in siti inusitati, si, dai quali il “ritorno” è difficile, per non dire impossibile, ma da dove la sua presenza intellettiva continua a manifestarsi nel carisma del ricordo (una possibile “parusia”), senza peraltro essere scalfita dalla lontananza e dal tempo.

Così, se uscendo la sera di casa per la solita passeggiata, quando oggi la faccio, non lo vedrò più accanto a me e  “…. non ne udrò più il verso…” (Foscolo “I Sepolcri”), mi figurerò ch’Egli si trovi ancora in viaggio (e Lui ne faceva tanti di viaggi, con amici e conoscenti) o che, come tante volte ebbe a dirmi: “..stasera non esco perché ho da lavorare…”.

E lavorava, infatti, Giovanni Vazzana. Nel suo studio, qui, a Piazza Garibaldi, a “Portaterra”, dove, a volte, da solo o con Saro Provenza e con Totò Cangelosi (“l’Americano) lo andavo a trovare, così, per diporto, per scambiare quattro chiacchiere rilassative.

La sua era sempre una conversazione armonica, colta e interessante. Una volta mi regalò il testo dei “Vangeli apocrifi” sui quali dissertammo sovente.

Lo ricordo  seduto dietro la sua scrivania colma di carte e carpette sulle quali Egli “…spendea la miglior parte…”  (Leopardi “A Silvia”) del suo tempo.

Di statura superiore alla media, perfettamente a suo agio nel suo impeccabile doppiopetto scuro, di colorito acceso il volto, aveva il dono innato dell’eleganza e delle abitudini quantomeno originali: non usciva mai prima delle 19, per diporto, né ricordo che in inverno avesse mai indossato un cappotto o un impermeabile; a volte solo i guanti.

E, dritto e imperterrito, s’inoltrava nel Corso sfidando l’inclemenza del tempo.

Qualche volta c’incontravamo al “Circolo”, dove lo stavo ad aspettare e quasi mai volle sedersi nell’attesa che iniziassimo a passeggiare. Rimaneva sempre all’impiedi conversando con tutti gli astanti, ma, soprattutto, col coetaneo Giovanni Agnello, di chiara fama nonchè riconosciuta memoria storica del luogo, con Lillo Coco, quando annualmente veniva da Parigi dove viveva, con Giovanni Cassata, con Ciccio Misuraca e, naturalmente, con Tano Misuraca, con Tano Pernice e con Alberto Culotta, quando quest’ultimo, che era solito andarsi a sedere alla Pergola, si faceva vedere.

    

Apparteneva a quella compagine culturale, Giovanni Vazzana, a quell’elite che ebbe i natali nella prima metà del secolo scorso e, che, più o meno malvolentieri, si trovò a venire a contatto con le correnti di pensiero proprie dell’epoca vivendo le vicissitudini di quel particolare periodo storico.

Quando c’incontravamo il suo saluto per me era costantemente “…Maggiore Pippo!...”, accompagnato da un benevolo sorriso.

C’era una certa distanza di anni fra noi due, ne aveva più dei miei;  ma eravamo spiritualmente coetanei e fratelli.

Personalità energica, piena d’iniziativa, col talento congenito del professionista scrupoloso,  sagace;  era mio abituale compagno nell’usuale serale vagare dal “Circolo” alla “Villa” e viceversa, tratti in cui i conversari filosofeggianti o meno e la costante osservazione della pullulante  umana realtà circostante si intrecciavano con le vicendevoli improvvise battute di spirito, frutto di  enunciati paradossi e di quant’altro.

Era un pubblico ideale, per me, Giovanni Vazzana. Recepita la facezia, un improvviso scoppio di risa ne denotava l’apprezzamento.

Nel ’95, fonte attendibilissima sull’argomento in quanto “Maestro Venerabile” della Loggia Massonica “Salvatore Spinuzza”, curò la consulenza esoterica della mia sceneggiatura sullo stesso patriota (“Il diario”) e, sportivo della più bell’acqua, spesso, riandando con la memoria agli anni della sua gioventù, mi raccontava con nostalgìa come percorresse a nuoto il tratto di mare dal molo a S.Lucia e ritorno, senza soste.

A prescindere da ciò che ha realizzato durante la sua fattiva esistenza, dalle cariche che ha ricoperto e dalle personalità con cui abbia potuto avere dei rapporti, è stato sempre il suo genuino modo di essere a generare simpatia, rispetto ed amicizia in chi lo ha frequentato.

Un signore d’altri tempi alla mano e leale con tutti, in sostanza.

Con Giovanni o “Vanni”, com’era inteso dagli amici del Circolo, è un mondo che, purtroppo, se n’è andato. Irreparabilmente! “..fugit irreparabile tempus!…”

Una realtà esistenziale, la sua, come dicevo prima, che è trasmigrata, che si è trasferita in un altro  in conosciuto continente, in un’altra dimensione, nella quale, mi auguro, Egli possa trovarsi meglio che qui.

Mavì, Loredana e Vincenzo, con la sua scomparsa hanno dolorosamente perduto il padre; io ho perso un Amico!

 

Cefalù, 9 Ottobre 2004                                                                                                                                                Giuseppe Maggiore