7 Marzo 2014, 10:40 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
La vicenda del Distretto Turistico Cefalù-Madonie-Himera è la prova di quanto sia impossibile una collaborazione tra pubblico e privato.
Il Distretto, infatti, ha nel suo CdA sia i rappresentanti delle imprese private e sia quelli di alcuni Comuni e della stessa SOSVIMA (Società per lo sviluppo madonita). In due anni dalla sua costituzione non si è creata la sinergia necessaria a perseguire lo scopo dello stesso Distretto. Invece di questa utile e necessaria sinergia, sono nate soltanto divisioni. Divisioni che non riguardano la scelta dei modi e dei fini da perseguire per procurare al territorio un serio sviluppo turistico, ma piuttosto come condurre un vero e proprio assalto alla diligenza da parte di quanti vedono nel Distretto un'occasione per perseguire politiche clientelari o, peggio ancora, un'occasione per piegare il Distretto a strumento della bassa politica di alcuni Comuni aderenti, ivi compreso il comune di Cefalù.
Vediamo di ricostruire la storia di questo Distretto, nato da una buona idea e trasformato in un carrozzone kafkiano, come ne crea tanti la nostra politica.
Il primo a parlare fuori dalle catacombe burocratiche della vicenda è stato il giornale telematico Lavoceweb (http://www.lavoceweb.com/articolo.php?IDArticolo=6021). Ha fatto seguito Cefalunews con un'intervista al Presidente del Distretto Angelo Micciché (http://www.cefalunews.net/2014/?id=38251). Poi un nugolo di comunicati da parte dei soci, pubblicati sulle stesse testate e ripresi anche dal nostro blog (https://www.qualecefalu.it/node/8471).
Il quadro, con questi interventi, sarebbe completo, se tutti avessero parlato senza infingimenti e senza considerare i loro interventi una tribuna per accattivarsi le simpatie del pubblico. Non è stato sempre così, però, come dimostra la raccolta dei documenti allegati, che della situazione danno un quadro sicuramente più sincero e obiettivo.
Corrispondenza Distretto Turistico.pdf Nota mail del 28 novembre 2013 a firma dei consiglieri Cascino, Dolce, La Placa, Culotta e Pottino.pdf
A questo punto, chiarito il quadro della kafkiana diatriba e tenuto conto sia dell'approvazione del programma dei futuri consorzi in sostituzione delle province e sia della cronaca della cancellazione a Cefalù del Tribunale e di altre presenze statali e regionali, possiamo azzardare un giudizio sulla vicenda del Distretto e formulare un'opinione sul comportamento dei vari attori.
Pochi responsabili degli Enti pubblici si sono dimostrati politici veri, i più hanno preferito essere politicanti interessati soltanto alla difesa del loro particulare, che permette loro di acquisire le necessarie clientele per mantenersi al potere. Anche quando ciò crea disagi e perdite a una località turistica come Cefalù. È questo ciò che accadrebbe a Cefalù, infatti, ridotta a essere una costola di Termini Imerese, se diventasse quella che anche gli amministratori di parte pubblica e della SOSVIMA vogliono: una cittadina senza storia e senza futuro.
Di fronte a questo pericolo tace persino la nostra classe politica e invece dovrebbe urlare in difesa di una Città che non casualmente fu definita Perla del Tirreno. Ma tacciono anche gli imprenditori e le Associazioni, forse troppo abituati a considerare la difesa dei loro diritti un dono del potere e non piuttosto una loro conquista.
Ecco perché la parte pubblica del distretto attacca Angelo Micciché: egli rappresenta per essi un ostacolo al compimento del misfatto; alla riduzione di Cefalù a semplice paesino associato subito a un Distretto e dopo magari a un Consorzio di comuni. Questo sarà per noi il dono per avere ospitato per secoli e fino al secolo scorso grandi uomini di cultura di tutta Europa e per essere stati la prima Città ad avere un esempio di arte normanna e fra le più belle per le coste e i panorami.
Non so come finirà, ma so per certo che proprio Cefalù non può né deve lasciare solo Angelo Micciché in questa lotta. Se i nostri politicanti lasceranno spazio alla riflessione e alla volontà di agire, faranno sicuramente altrettanto. Se non capiranno quale vero pericolo corriamo, in Russia porteranno il certificato di morte di Cefalù.
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