Nella dacia di Putin

Ritratto di Angelo Sciortino

5 Marzo 2014, 14:31 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Prima di raggiungere Mosca, la delegazione di Cefalù si ferma nella dacia di Putin, perché egli vuole conferire privatamente con il Sindaco Lapunzina.

La dacia era più sfarzosa e più imponente della nostra stessa Cattedrale. I membri della delegazione la guardarono dall'esterno e ne rimasero rapiti. Se la troika non fosse stata guidata da un uomo esperto e abituato a quella bellezza, certamente i cavalli sarebbero andati per proprio conto e la delegazione cefalutana si sarebbe sperduta nella steppa, forse fino alla Siberia.

Per nostra fortuna il mondo ha evitato una così grande perdita e lo stesso Putin ha avuto l'occasione di fare il più edificante incontro della sua vita.

Gli ospiti furono introdotti nello studio dell'autocrate, che stava ritto, dando le spalle a un camino acceso. Quando il Sindaco avanzò verso di lui, egli avanzò a sua volta, porgendo la sua mano in segno di amicizia e di rispetto. Mentre le loro mani si stringevano, Putin, secondo l'usanza russa, baciò il Sindaco sulle guance e infine sulla bocca. Lo stesso fece con gli altri membri della delegazione. Questi baci furono immortalati con fotografie da uno dei membri e presto le vedremo pubblicate su facebook, quando la delegazione farà ritorno a Cefalù.

Finiti i saluti, Putin prese sottobraccio il Sindaco e, dicendogli che voleva parlargli a quattr'occhi, lo spinse delicatamente verso la porta che portava nel salottino privato. Qui i due presero posto in un comodo divano, di fronte al quale stava un tavolinetto con un piatto di tartine al caviale e due bottiglie di vodka.

Putin ne versò in due bicchieri e ne offrì uno al Sindaco, indicandogli anche il vassoio con le tartine perché ne prendesse a piacere. Appena entrambi ne ebbero mangiata una ciascuno, Putin alzò il suo bicchiere e, toccando con esso quello del Sindaco, disse, con voce dura e tonante: “prosit!”.

Tracannò d'un fiato il suo bicchiere e altrettanto costrinse a fare al suo ospite. Quando vide vuoto anche l'altro bicchiere, lanciò il suo alle sue spalle e sorrise quando lo sentì sbriciolarsi contro il muro. Invitò il Sindaco a fare altrettanto e poi, presi altri due bicchieri, li riempì ancora di vodka.

Con il bicchiere in mano i due presero ancora posto comodamente e centellinando quei due bicchieri di vodka e ancora altri sei, così conversarono:

Caro Sindaco, il nostro comune amico Danilov mi ha assicurato che tu sei uno dei più convinti assertori della grandezza dei Bizantini e che, come noi, te ne consideri erede; che come noi hai lottato contro ogni comunismo, che ne fu negatore; che come noi hai seppellito quel che restava del marxismo e hai affidato la tua città alla religione cattolica come noi l'abbiamo affidata alla religione ortodossa.

Tutto ciò ci unisce e ci fa alleati per lottare in favore di un fulgido avvenire. Certo, qualcuno potrà ritenere troppo grande la sofferenza di oggi, ma a costui noi possiamo e dobbiamo rispondere che la vita è altrove, là dove noi stiamo conducendolo. Egli non capisce, ma noi, che siamo ispirati, sappiamo che cosa vogliamo.

Dobbiamo unire allora i nostri sforzi, aiutandoci a vicenda. Tu propagherai la nuova cultura bizantina – anzi, te ne dichiarerai erede – e io farò in modo che la tua città diventi la meta del nostro turismo spendaccione.

Vuoi stipulare questo accordo?

Certo che voglio! Darò così una risposta a quei farneticanti politologi locali, che da mesi mi criticano. Appena arriveranno i primi turisti e con essi i denari, costoro saranno zittiti dallo stesso popolo, soprattutto da quello che giudica con il ventre.

Accetto la tua proposta di reciproco aiuto e ti metto a disposizione gli esperti al mio seguito, perché insieme ai tuoi scrivano nero su bianco i particolari dell'accordo.

Sarà fatto. Sapevo di poter contare su di te e spero che tu conti su di me con altrettanta fiducia.

Adesso un ultimo brindisi.

Riempiti i bicchieri per l'ottava volta, entrambi bevvero d'un fiato la vodka. Quando il Sindaco stava per lanciare il suo bicchiere alle sue spalle, barcollò, fece due giravolte e crollò a terra. Putin lo guardò con aria di compatimento e disse fra sé e sé: “Non regge l'alcol, forse perché ne ha troppo già depositato nel sangue.

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