5 Marzo 2014, 02:23 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti] |
Ogni sistema sociale sa ed ha sempre saputo che la Vita, la Natura, e dunque anche quella del Popolo, non può essere troppo, o sempre, contenuta entro le proprie strutture storiche e concettuali; vi è qualcosa nella natura dell’Uomo di “irriducibile”, diversamente che negli animali, che “almeno una volta l’anno” si deve lasciare sfogare, e ciò “per intelligenza”, e non per debolezza, dal Potere di turno.
La storia dell’Antichità è piena di tante di tali feste pagane; il Carnevale ne è una forma che è giunta sino a noi.
L’uso consapevole di un momento di liberazione “istintuale”, crea una forma espressiva con un suo codice-disciplina tale da essere “compresa”.
L’uso “creativo” di un momento di liberazione “istintuale”, crea una forma di comunicazione “civile”, ossia “non violenta” (che è ciò che nessun Potere intelligente dovrebbe volere).
Il mondo, la storia, anche la nostra (varrebbe la pena di rileggere alcune poesie di Carmine Papa, sul carnevale a Cefalù sul finire del XIX° secolo scorso), per sapere, per capire che un Carnevale può essere manifestazione di intelligenza o di violenza, individuale o collettiva.
Quando una società non è capace di produrre “liberazioni istintuali” individuali o collettive consapevoli, e quindi creative di forme di espressione-comunicazione civili; laddove il momento di libertà interiore diventa negazione della consapevolezza, vi è già violenza, la prima: quella sul proprio sè, la restante sarà sugli altri e l’intorno!
Un sistema in cui a 12/13 anni tale momento di libertà, di affermazione della propria avvenuta maturità, il momento iniziatico è ricercato nell’alcool, dovrebbe interrogarsi intanto sulla propria capacità di formare cittadini consapevoli in questa società e poi sul come tale ricerca non trovi, nel proprio seno, alcun ostacolo.
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Commenti
Angelo Sciortino -
Perché meravigliarsi?
Nel 1977 Feltrinelli pubblicò in Italia il libro di Eroféev Venedikt, Mosca sulla vodka. Noi festeggiamo il primo carnevale post ACEB con una Cefalù sulla vodka, sentendoci così più vicini alla cultura degli eredi di Bisanzio.