“Ars gratia Artis” (l’Arte per l’Arte)

Ritratto di Giuseppe Maggiore

17 Febbraio 2014, 15:16 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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“ARS  GRATIA  ARTIS” (l’Arte per l’Arte)  -  Nicolosi e Perna al Teatro “Cicero”
di  Giuseppe Maggiore

 

Incominciare una prolusione recensiva e, se vogliamo, pure  cronachistica, non è sempre facile; è, comunque, laboriosa. Perché l’incipit di un qualsiasi progetto, di qualsivoglia genere esso sia, è sempre impegnativo.

Devi, in sostanza, per favorire l’impatto, cercare quella frase, quei vocaboli, quella costruzione del periodo, quella metrica (aulica o corrente) che captino subito l’attenzione e l’interesse del lettore; e, si sa che “il buongiorno si vede dal mattino” e che “chi bene incomincia è alla metà dell’opera”, insomma, tanto per usare degli abusati aforismi di già provata efficacia.

Ci siamo capiti: l’onda d’urto dev’essere una “tsunami”, un “ciclone”, un “fortunale”, un “tornado”, per colpire, per fare breccia, per entrare di prepotenza nella mente di quanti stanno a leggere e per restarci nel tempo.

Tutto quanto sopra lo sciorino a mò di proemio, di preludio, di “ouverture”, come scrissi altrove, per introdurre l’argomento dell’attuale mio terzo incontro al teatro comunale “Cicero” con Autori (con la “A” maiuscola) e con le Istituzioni cittadine preposte al settore.

Queste ultime, nella qualità di promotrici della serata programmata nel quadro delle manifestazioni valentiniane all’insegna dell’Amore (considerato nelle sue varie espressioni), sono state degnamente rappresentate dal Sindaco, Rosario Lapunzina, dall’Assessore alla Cultura, Antoniella Marinaro e dalla Consulente al Turismo ed Eventi, Angela Macaluso.

Qui uso volutamente a buon diritto e con cognizione di causa (come si dice) l’avverbio “degnamente” sopra riportato perché in questa performance musicale, oggetto dell’incontro, i detti comparenti della cui fattiva validità io sono certo (frase presa in prestito da burocratici atti notarili di curialesca terminologia, con la sola mutazione di un vocabolo) si sono dimostrati Artisti anche loro per aver saputo scegliere, in nome dell’Arte, dei personaggi di indubbia elegiaca valenza, già ampiamente “laureati” da plurime ribalte isolane e dello “Stivale” stesso: il violinista Francesco Nicolosi e il pianista Raul Eugenio Perna.

Io non so perché (e qui non voglio fare una sviolinata, non è mio costume farne e chi mi conosce bene lo sa, ma quanto sto per esprimere potrebbe da taluno venire interpretato come tale o, forse, come un lapsus che soltanto Freud, Fromm o Jung  avrebbero potuto spiegare), al di là di qualsiasi possibile catalogazione politica che si possa fare dei personaggi di cui sto trattando (la connotazione politica delle persone non ha mai formato oggetto del mio interesse, né m’interessa e né presto orecchio alle convinzioni, ai giudizi e a quant’altro si possa esprimere in proposito), congetturando sul trio Lapunzina-Marinaro-Macaluso in esame mi vengono impremeditatamente in mente, per una traslazione d’idee del tutto imponderabile, altri tre personaggi del passato che hanno improntato la storia con la loro indubbia valenza culturale: Lorenzo il Magnifico, Madame De Stael ed Eleonora Duse (prima maniera, quest’ultima).

Forse perché il modo di fare di Lapunzina, il suo modo di porsi, deciso, di polso e fattivo (così come a me pare), profuso in tutti gli accadimenti che gli si presentano, ha ulteriormente forgiato la sua personalità rendendola sempre di più temprata alla gestione della cosa pubblica, in primo luogo; ma, soprattutto (e questo è il suo lato che riscuote la mia più palese approvazione perché più consono al mio personalissimo modo di pensare),  l’apprezzo per il suo mecenatismo dispiegato nella cultura delle arti, così come a suo tempo lo fu, appunto, l’antesignano di cui sopra ho fatto il nome.

Grazie al suo impegno, infatti, il teatro comunale “Cicero” è tornato operativamente a vivere diventando fulcro, bottega, laboratorio e forgia di continue performances espressive. E questo merito è innegabile e mi sembra giusto ed opportuno, quindi,  dare “a Cesare quel che è di Cesare”, per parafrasare una nobile frase..

A ciò si aggiunga, inoltre, la indiscussa valenza professionale di Antoniella Marinaro,  lungimirante, colta, sensibile donna di ampie vedute, adattissima al ruolo istituzionale a cui è preposta, appunto per le sue innumeri capacità, per la sua disponibilità e cortesia e per la sua avvedutezza dispiegata in plurime direzioni.

Per non parlare, infine, di Angela Macaluso, ideatrice della kermesse musicale in atto, oltre che di numerose altre prestigiose collaterali iniziative; preparata, di classe, estrosa, vivace, intuitiva, e dinamica, elegante giovane imprenditrice alla quale il campo turistico, nell’ambito delle deleghe attribuite dal Sindaco, appare calzantissimo come il guanto alla mano.

Sempre dal mio punto di vista, quindi, un trinomio che nel Comune di Cefalù rappresenta il vettore portante in una compagine volta ad una maggiore qualificazione dell’urbe.

Ma, tornando al fulcro della serata, che dire di questo eccezionale artistico binomio, Nicolosi-Perna, che ha reso una prestazione lirica tanto eccezionale?

Foto di Giacomo Sapienza

Le parole rimangono inadeguate ad esprimere concetti che salgano all’altezza della bravura esecutoria di questi due provetti musicisti.

Personalmente non conoscevo né l’Uno, né l’Altro. Avevo soltanto sentito parlare del Primo in occasione della sua fortunata partecipazione ad “Italia’s Got Talent” dove aveva  ottenuto il massimo  apprezzamento  dalla De Filippi, da Scotti e da Zerbi, facenti parte del collegio giudicante della trasmissione: l’avevo anche sentito suonare con successo nella recente occasione della venuta a Cefalù di Peppuccio Tornatore.

Palermitano di nascita, Francesco Nicolosi, 40 anni, sposato, tre figli, già precoce nell’arte musicale ebbe in mano a soli 6 anni il primo violino.  Diplomatosi, ha calcato le più ambite ribalte della nostra isola. Vive a Caltanissetta e attualmente insegna musica in una scuola media di Villarosa.

Fotografie di Antonio Barracato

E’ stato accompagnato, alla pianola elettrica, da Raul Eugenio Perna, di Caltanissetta, anche lui provetto esecutore pianistico (suppergiù della sua stessa età e che ha anche suonato nell’Orchestra “Rondò Siciliano” e anche nel Coro Polifonico “Don Milani” diretto dal M° Rosario Randazzo).

Fotografie di Giacomo Sapienza

Sul palco del “Cicero”, quindi, nella fastosa cornice architettonica dell’ottocentesco teatro (una “bomboniera”!), i due artisti d’eccezione si sono magistralmente esibiti nel repertorio delle musiche da film eseguendo brani di autori plurimi da Morricone a Piovani; Nicolosi, ovviamente, al violino e Perna alla tastiera, come sopra specificato.

Due maestri, questi, che hanno già fatto strada ma che di più certamente ne faranno in avvenire.

Il virtuosismo di Nicolosi, unito alla perfetta conoscenza del piano di Perna, virtuosismo che proviene dal talento innato, dallo studio e dall’applicazione costanti, ha saputo trascinare il sentimento nel diapason di un clima lirico che ha toccato le più profonde corde dell’animo di noi ascoltatori.

Foto di Giacomo Sapienza

L’Arte non ha patria: è universale. Gli influssi culturali che la supportano occupano una parte marginale, insignificante se vogliamo, se rapportati alla cristallina armonia che emana dal pentagramma melodico.

E così come la fame è il condimento del cibo (“cibi condimentum esse famem”), la musica, quella vera, è il nutrimento, il nettare dell’anima; e quando la valenza dell’Artista s’innalza in empirei sconosciuti, impalpabili, difficilmente raggiungibili e negati ai profani, diventa pura poetica armonica (“gradus ad Parnasum”).

La poesia è come un quadro (“ut pictura poesis”), chiosavano valenti artisti d’altri tempi e l’arte,  sublime esaltazione del sentimento, è deputata a riscattare  lo spirito dalla caduca materia.

Non musica d’occasione, dunque, quella che abbiamo ascoltato al “Cicero” iersera, ma scelti componimenti melodici profferti al pubblico con sapiente esecuzione dai due bravissimi artisti Nicolosi e Perna.

Gli strumenti sotto le loro abili mani vibrando palpitavano, quasi fossero reali esseri viventi..

Due sole note critiche alla elegiaca riuscita della serata: data la circoscritta ampiezza della sala, ritengo che si sarebbe benissimo potuta evitare l’amplificazione sostenuta, che, in certi passaggi musicali, si è rivelata assordante; ma, soprattutto, hanno causato qualche disturbo  il continuo muoversi sul palcoscenico, alle spalle e davanti gli esecutori durante l’esibizione, del cameramen che li riprendeva, nonché un secondo  personaggio, estraneo alla scena, che più di una volta è salito ed è sceso per la scaletta laterale che conduce al proscenio.

Comunque i pregi del prodotto hanno di gran lunga superato le inopportune turbative testè rappresentate, tanto da risultare oscurate dal generale svolgersi della manifestazione.

 

Cefalù 16 Febbraio 2014                                                                                                                                            Giuseppe Maggiore