Un male attanaglia l'Amministrazione

Ritratto di Angelo Sciortino

1 Febbraio 2014, 09:22 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Se riflettiamo su quanto è accaduto in quest'ultimo anno a Cefalù, non possiamo non dubitare che forse l'Amministrazione, in alcuni suoi componenti, sia affetta da schizofrenia.

Se, infatti, uno dei sintomi in coloro che soffrono di questa malattia è che hanno problemi di concentrazione e di memoria, ad es. mancanza di attenzione, rallentamento del pensiero, mancanza di consapevolezza (comprensione e accettazione) della malattia; ma anche pensiero disorganizzato e agitazione; convinzioni false e irrazionali sostenute però fortemente a causa dell'incapacità di distinguere le esperienze reali da quelle irreali: se tali componenti dell'Amministrazione hanno tutti questi sintomi, allora il sospetto della malattia è più che fondato.

Per una diagnosi corretta è necessario esaminare alcuni momenti della vita amministrativa di questo ultimo periodo.

Un primo momento riguarda la riunione con il Console russo a Palermo e con i responsabili dell'ACEB (Associazione Città Eredi di Bisanzio), che fece definire, da alcuni membri di questa Amministrazione, Cefalù “erede di Bisanzio”. Si dà il caso, però, che gli stessi amministratori, poche settimane dopo, parteciparono a un “circuito delle città arabo-normanne”, dimenticando nella loro mente confusa che pochi giorni prima avevano definito Cefalù parte del circuito ideale delle città di Bisanzio.

Un secondo momento stiamo vivendolo in questi giorni. La Cattedrale di Cefalù e quella di Monreale saranno segnalate a Parigi come beni storico-artistici protetti dall'Unesco. Nei due casi non si fa alcun riferimento a Bisanzio, come si fa invece per Palermo, che di essa ha sicuramente non poche testimonianze, pressoché assenti a Cefalù e a Monreale.

C'è di più, però. L'Amministrazione gongola per il probabile riconoscimento, ma dimentica che altre cose sono meritevoli di essere tutelate. Prima fra tutte il suo Lungomare e le sue coste. A meno che il già eretto Malik e quanto è ancora erigendo sull'arenile del Lungomare non facciano già parte o non si accingano a fare parte di beni “storico-artistici” tutelati dall'Unesco.

Dubito che la Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco si accinga a una simile scelta e, se il mio dubbio è legittimo, siamo allora di fronte a un secondo sintomo di schizofrenia.

Vorrei concludere, ripetendo quanto ho già scritto altrove: il turismo a Cefalù è nato e si è sviluppato per le sue ricchezze artistiche, storiche e paesaggistiche. Sopravviverà ancora se sapremo rispettare e conservare tali ricchezze. Questo è un compito dell'amministrazione pubblica, che deve fissare regole certe e ferree, e dell'imprenditoria privata, che tali regole deve rispettare. Tutto ciò se vogliamo che Cefalù sia veramente la Perla del Tirreno e Patrimonio dell'Umanità.

Sarebbe ridicolo che si permettesse ad alcuni imprenditori di non rispettare le regole – cioè le nostre ricchezze naturali – perché creano posti di lavoro, togliendoli però alle generazioni future.

Sarebbe, però, anche paradossale, perché equivarrebbe a giustificare i mafiosi e i commercianti di droga, perché creano lavoro e ricchezza, sebbene senza rispettare le regole!

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