Cefalù è nostra!

Ritratto di Angelo Sciortino

29 Gennaio 2014, 12:51 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Sembra che i cittadini sono destinati a subire le conseguenze dell'inerzia della nostra Amministrazione e della burocrazia tecnica, che dovrebbe difendere il territorio dalla famelica tracotanza di coloro che scambiano lo spirito imprenditoriale per lo strumento, che permette di agire come se non ci fossero regole.

Da questo malinteso spirito imprenditoriale deriva il mancato rispetto di ciò che ha già un proprietario: la collettività; di ciò che è un dono a tutti e persino alle generazioni future; di ciò che rende bello il mondo, grazie, per esempio, al verde e al mare. Non per nulla proprio il mare e le sue spiagge non sono beni commerciabili, ma fanno parte del demanio marittimo, che è inalienabile proprio per preservarlo dagli insani appetiti dei falsi imprenditori.

Da quando, però, il demanio marittimo non è più competenza dello Stato, ma delle Regioni – e della nostra in particolare – questo bene collettivo ha subito non pochi attacchi, purtroppo riusciti vincenti, specialmente in quei comuni – come Cefalù – che non si sono dotati di un Piano di utilizzo del Demanio Marittimo.

Le fotografie scattate sul Lungomare e inserite in questo intervento, fanno temere che questo nostro salotto è forse ancora vittima di appetiti irrispettosi, che potrebbero accrescerne i danni già subiti nel corso di quest'ultimo ventennio. E ciò in nome del turismo; di un turismo inteso come libertà di razzia e non come godimento di quel che l'uomo deve lasciare e difendere intatto, come lo è stato per lunghi secoli.

O questi pseudo imprenditori sono convinti che il turismo è l'offerta di scialo, ma a discapito di quel che fece di Cefalù una meta ambita, la Perla del Tirreno? Se riflettessero un poco – e con essi riflettesse l'Amministrazione comunale – dovrebbero convenire che a ridurre il turismo a Cefalù nell'ultimo decennio non è stata l'assenza di luoghi di scialo, ma la loro crescita a scapito di ciò che fu attrazione per i tanti che visitarono Cefalù. A scapito dei suoi boschi e dei suoi panorami, della sua arte e della sua storia. Di questi beni impareggiabili questa falsa imprenditoria non tiene conto, tranne rare eccezioni, né ne tengono conto la politica comunale e la sua burocrazia.

Preoccupati del loro particulare, non solo non fanno nulla per servirsi di ciò che la legge offre loro, perché abbiano uno strumento di difesa del loro vero patrimonio – il PUDM, per esempio – ma spesso lo lasciano in stato d'abbandono e, quando l'abbandono ha compiuto la sua opera mortale, approntano finti rimedi, che sono pericolosi per l'ignoranza che li suggerisce. Fanno come la massaia, che usa le pentole per friggere e le padelle per cuocere la pasta!

Oggi questi errori, come dimostrano le fotografie allegate, con supponenza e dispregio di un bene di tutti sono pronti a ripetersi. È sperabile che i cittadini ne prendano atto e vi si oppongano.

Presto sarà pronto il comitato annunziato e allora, sostituendoci all'inerzia amministrativa comunale, scriveremo in tanti agli Enti regionali, per fare le dovute pressioni in difesa della nostra casa, minacciata anche dall'eccessiva liberalità con cui essi stessi rilasciano concessioni e permessi.

Cefalù è nostra e pretendiamo che la rispettino!

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