24 Gennaio 2014, 11:42 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Per poco più di un'ora, ieri sera al Circolo Unione i presenti hanno vissuto in una corte medievale. Come in una corte medievale, infatti, i quadri di Rodo Santoro hanno fatto da sfondo, con i loro temi, alla “narrazione” delle poesie di Antonio Barracato, egregiamente lette da Gaetano Forte e accompagnate dalla chitarra di Salvo Leggio.
Già così la serata non poteva che essere interessantissima: musica, poesia e pittura, che formavano un unicum in grado di avvincere il cuore e la fantasia dei presenti.
La serata, però, ha offerto molto di più: ha conquistato le menti, trascinandole a una riflessione storica, estetica e psicologica, in cui s'intrecciava il pessimismo cosmico di Rodo Santoro con i temi poetici di Barracato e la musica di Leggio.
A guardare i quadri di Santoro, infatti, non si può non notare come il volto degli uomini, impegnati nella lotta, siano sempre nascosti dall'armatura e sono scoperti soltanto nel momento in cui sono impegnati in una processione religiosa.
Tutto ciò sicuramente perché il pittore, pur dando uno sfondo quasi ameno, vuole sottolineare una sorta di “viltà” dell'uomo che combatte, dimentico invece della sua vera natura, che dovrebbe portarlo alla generosità e al rispetto del suo simile, non nemico, ma collaboratore. Molto meglio l'animale – il cavallo nella fattispecie – del quale l'artista mostra l'occhio scoperto, che esprime il suo sentimento di lealtà e, nel contempo, di tristezza.
A questo pessimismo hanno fatto da corollario le poesie di Barracato, lette con partecipazione empatica da Forte, e le note della chitarra di Leggio. Quelle e queste esprimevano lo stesso senso di rimprovero per l'uomo troppo preso dal prosaico e dimentico, invece, del più grande dono ricevuto dal suo Creatore: la mente, che dovrebbe innalzarlo al piacere della insoddisfazione e allontanarlo da quello della plebea soddisfazione.
Come può essere un uomo vero soddisfatto, se la sua mente gli indica sempre nuove mete? Come può essere ottimista un artista di fronte alla tanta pochezza, che alberga nell'uomo e che lo trascina verso mete che lo inaridiscono nella mente e nel cuore?
E tutti, ieri sera, ognuno a suo modo e con la sua arte, hanno sottolineato questa lettura.
Non casualmente questa lettura dell'uomo ha le sue radici nel Medioevo, come da soli dimostrano i versi del maggiore poeta medievale, Dante Alighieri: fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir vertude e conoscenza. Non casualmente, perciò, abbiamo ascoltato e visto, ieri sera, quel che Valeria Piazza e Stefania Randazzo hanno preparato per il primo appuntamento del Seminario degli studi medievali. I prossimi appuntamenti sicuramente saranno importanti e validi almeno quanto quello di ieri sera.
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