"Donna vestita di Sole"

Ritratto di Rosalba Gallà

18 Gennaio 2014, 16:25 - Rosalba Gallà   [suoi interventi e commenti]

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“DONNA VESTITA DI SOLE”
di Rosalba Gallà

 

“E un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul capo: era incinta e gridava in preda alle doglie e al travaglio del parto” (Apocalisse, 12).

E’ questa la “Donna vestita di Sole” che lo scultore Sebastiano Catania ha realizzato per la nuova Chiesa dello Spirito Santo, una scultura che semplicemente rende visibile l’essenziale descrizione dell’Apocalisse, in cui nel cielo, regno di Dio, appare una Donna, figura sempre associata nei testi biblici all’idea di sposa e madre, in particolare con riferimento all’alleanza di Dio con il popolo, vista spesso come patto e amore nuziale, e alla capacità generativa della salvezza attraverso Gesù e la sua parola, prima accolta da Maria e poi partorita al mondo.

E nel cielo-regno di Dio, il sole, figura fortemente simbolica e densa di significati, avvolge la donna e la veste: “donna vestita di sole”, immagine splendida e luminosa, in cui la luce del sole si appoggia al corpo della donna e diventa vestito, un tessuto leggero che accarezza il suo corpo, non nasconde le forme, semplicemente le copre e la donna è veramente donna, in tutta la bellezza della sua giovinezza e della condizione di imminente, divina maternità: non i pesanti panneggi dell’iconografia tradizionale, ma veste leggera, tessuta con raggi di sole. La donna appoggia delicatamente la mano sul grembo, gesto consueto e istintivo di una donna che avverte dentro di sé la vita, gesto che ha tutta la dolcezza e la densità di una carezza prenatale. Il volto della donna è splendido nella sua ‘normalità’, un volto che si può incontrare tra le giovani ragazze, ma che trasmette esso stesso una luce, quasi un sole, attraverso il sorriso appena abbozzato di una gioia tutta interiore, accompagnata da un presagio di dolore. Maria ha detto di sì all’atto dell’Annunciazione, pur con stupore e timore: adesso sa che dentro di sé porta un figlio che non può appartenerle, ma che dovrà offrire al mondo.

La “Donna vestita di sole” ha la luna sotto i suoi piedi, altro simbolo pregnante: la luna, che negli antichi calendari dava la misura del tempo, è lì perché la Donna domina il tempo e si colloca in una dimensione che è fuori dalle sue vicende, perché è la dimensione dell’eternità. Insieme alla luna, sotto i piedi, c’è il serpente, simbolo del male che si insinua nell’umanità, che ha già sedotto Eva con le sue lusinghe, ma che la ‘nostra’ donna supera con il suo passo, quasi ignorandolo, perché lei è il simbolo del bene, della Chiesa stessa, del popolo di Dio.

Il superamento del tempo e del male, ci conduce alla corona di dodici stelle sul capo, simbolo della virtù e della vittoria finale: il numero dodici ci riporta alle tribù di Israele e ai dodici apostoli, alla sintesi, quindi, dell’antica e della nuova alleanza, nell’unità della Chiesa di cui la donna vestita di sole è madre.

L’artista si ferma qui: non vediamo il “travaglio del parto”, le grida di dolore non le avvertiamo, sono lontane: c’è tutta la serenità della vittoria finale.

La scultura è realizzata in bronzo, con la tecnica della cera persa: realizzata prima in argilla (è la fase, a mio parere, più affascinante in cui le mani dell’artista plasmano direttamente la materia, lasciandovi le proprie impronte) e fatta ‘incallire’, si è passati alla formatura del negativo in gomma siliconica e quindi alla formatura in cera. La forma in cera è stata ‘ritoccata’ e aggiustata prima di essere inglobata in diversi strati di materiale refrattario ed è passata nel forno dove, sciogliendosi, ha lasciato lo spazio libero per il bronzo fuso. La scultura bronzea è stata ‘nettata’, cesellata, lucidata e patinata con un colore che evoca quello dell’oro o, meglio, della luce del sole.

Fasi della lavorazione

Alta circa un metro e settanta e collocata su un supporto di settanta centimetri, acquista nei confronti dell’osservatore un atteggiamento di accoglienza e nello stesso tempo di offerta, con la mano aperta verso chi la visita e il suo dolce sguardo verso il basso: il circuito emotivo è intenso, toccante  ed estremamente coinvolgente.

L’opera è stata commissionata all’artista da don Giuseppe Licciardi, per conto della famiglia Giangardella che, con affetto filiale, ricorda Rosamaria Lupo Giangardella.