La casta non sa risparmiare e chiede i soldi ai cittadini.

Ritratto di Angelo Sciortino

12 Gennaio 2014, 14:41 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Per l'ennesima volta il dibattito politico si basa soprattutto sull'aumento del prelievo fiscale. Un dibattito sterile, però, perché nessuno ha sottolineato come il prelievo, così com'è congegnato, aumenta la drammaticità del divario tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri.

Non voglio svolgere una delle frequenti geremiadi sul problema del meridionalismo. Il Sud ha le sue responsabilità, che non possono scaricarsi su una supposta rapacità del Nord, perché per decenni larga parte del PIL nazionale è stato riversato nel Meridione, sia durante l'Italia monarchica e sia durante l'Italia repubblicana. Nonostante ciò, in oltre un secolo il divario si è allargato, soprattutto dopo lo scialo della Cassa per il Mezzogiorno. L'unica cosa che è cresciuta è stata la malavita, che ha fatto man bassa dei fondi di solidarietà di uno Stato distratto.

Cosa ben diversa è avvenuta in Germania dopo la riunificazione: in appena vent'anni tra le due Germanie non c'è più alcun divario.

È meraviglia che la politica fiscale di questo Governo insista ancora in scelte, che recano danni e sofferenze al Sud. Almeno se si tiene conto della legge di stabilità e delle recite da farsa dei parlamentari. Dopo tanto proclamare, infatti, tutte le decisioni del Governo Letta portano il Meridione a subire la pressione fiscale con maggiori sacrifici rispetto al Nord.

Letta e il suo ministro dell'economia, infatti, non riuscendo a diminuire la spesa, si sono affidati soltanto sulla leva fiscale: il prelievo patrimoniale e l'aumento delle accise e delle imposte indirette.

È evidente che il Mezzogiorno è il più colpito da una simile fiscalità. Infatti, nel primo caso dell’imposizione immobiliare, si tratta di entrate pubbliche definite prevalentemente su basi patrimoniali. Nel secondo caso, le imposte indirette dipendono dai consumi. In entrambi i casi, dunque, la base imponibile prescinde (tranne che per parti infinitesime, come l’eventuale detrazione sulla componente TASI della nuova IUC, che dovrà essere deliberata dai Comuni) dal reddito di coloro che ne vengono colpiti. Poiché il reddito pro-capite del Mezzogiorno è ormai in molti casi inferiore di un terzo o di quasi la metà rispetto a quello di alcune regioni del Nord, la morsa della scelta governativa rappresenterà un nuovo colpo asimmetrico a svantaggio del Mezzogiorno. Figuriamoci a Cefalù! Secondo i dati elaborati dall'Agenzia del Territorio e dal Dipartimento delle Finanze, il possesso della prima casa ed eventualmente della seconda casa vede prevalere i pensionati rispetto ai lavoratori dipendenti. Queste cose il nostro Sindaco dovrebbe saperle, come dovrebbe sapere che il reddito di questi pensionati non supera i diecimila euro. Sembra, però, che non le sappia come i parlamentari del suo stesso partito, visto che non resiste a tassare, non chiedendosi prima se la vecchietta con 300 euro di pensione potrà pagare. In fondo, signor Sindaco e signori Consiglieri della cosiddetta maggioranza, che cos'è un misero 14% sulla TARSU? La stessa pensionata potrà provvedervi digiunando per un paio di settimane!

E’ ovvio che deve mettersi mano, in una situazione di indebitamento abnorme, anche a un riequilibrio, nel quale la componente patrimoniale e quella indiretta delle entrate abbiano un loro ruolo. Ma, appunto, deve trattarsi di un riequilibrio: cioè di un quadro generale di riduzione della pressione fiscale generale pluriennale in coerenza ai tagli di spesa, nel quale, per generare crescita aggiuntiva, le componenti patrimoniali e indirette vengano compensate da riduzioni delle aliquote marginali, medie e mediane del prelievo sui redditi delle persone fisiche e giuridiche. Se, invece, si procede per semplice sommatoria di aggravi su tutte le fonti di prelievo, quando il piede slitta sulla frizione delle imposte patrimoniale e indirette, allora si colpiscono di più i più poveri.

Quello in cui si decide tutto ciò a svantaggio di chi sta peggio, è un paese destinato a morire. Ancora peggio, poi, quando si decide senza averne consapevolezza, come accade in Parlamento e, più modestamente, nel nostro Comune.