26 Dicembre 2013, 13:33 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Ogni giorno mi ritrovo a leggere che lo Stato costa troppo e che la Casta non tiene conto dei veri interessi dei cittadini, tartassati più che se fossero sotto una pressa. Tante volte avrei voluto scriverne, ma non credo di esserne all'altezza, perché non sono un Lapunzina o un qualsiasi democristiano di sinistra.
Volentieri, perciò, cedo la parola a Bastiat e alla sua chiarezza indiscutibile. L'illuminante brano è tratto dal suo Ciò che si vede e ciò che non si vede.
“Un deputato propone di licenziare mille dipendenti pubblici (considerati in esubero rispetto alle necessità dell’Amministrazione dello Stato) per alleviare i contribuenti di cento milioni.
Ora, non credo di sbagliarmi, l’autore della proposta non farebbe in tempo a scendere dalla tribuna che un oratore vi correrebbe per gridare: “Licenziare mille impiegati? ci pensate! che ne sarà di loro? di che cosa vivranno? ci sarà del lavoro? ma non sapete che il lavoro manca ovunque? che tutti i mestieri sono pieni? volete gettarli sul lastrico per aumentare la concorrenza e pesare sui salari? In un momento nel quale è difficile guadagnarsi una vita da poveri, non è un bene che lo Stato dia il pane a mille individui? Considerate inoltre che essi consumano del vino, dei vestiti, comperano delle cose e che così si espande l’attività delle fabbriche e quella dei commercianti! Non fremete all’idea di cancellare questo grande movimento economico?”. Mille impiegati, che costano al contribuente cento milioni, vivono e fanno vivere i loro fornitori fino alla concorrenza di cento milioni. Questo è ciò che si vede.
Ma questi cento milioni, usciti dalle tasche dei contribuenti, fanno smettere di vivere questi contribuenti ed i loro fornitori, fino alla concorrenza di cento milioni. E questo è ciò che non si vede.
Calcolate, contate e ditemi: qual è il guadagno per la massa? Ecco ciò che non vedete: voi non vedete che rinviare a casa mille impiegati di troppo, non è cancellare cento milioni, ma è restituirli ai contribuenti. Voi non vedete che riversare in questo modo mille impiegati sul mercato vuol dire riversare anche, nello stesso tempo, i cento milioni destinati a pagare il loro lavoro e che, di conseguenza, la stessa misura che aumenta l’offerta di braccia ne aumenta anche la domanda; da cui segue che la vostra discesa dei salari è semplicemente illusoria. Voi non vedete che prima del licenziamento, così come dopo, ci sono nel paese cento milioni corrispondenti a mille impiegati in esubero; e che tutta la differenza consiste in questo: prima il paese dava cento milioni a mille uomini per non fare nulla; dopo, li dà per il lavoro. Voi non vedete, infine, che quando un contribuente dà il suo denaro, che sia ad un impiegato di troppo in cambio di nulla o che sia ad un lavoratore in cambio di qualcosa, tutte le conseguenze ulteriori della circolazione di questo denaro sono le stesse in entrambi i casi; soltanto che, nel secondo caso, il contribuente riceve qualcosa, mentre nel primo non riceve nulla.
Risultato? Una perdita secca per il paese! Il sofisma che io combatto qui non resiste alla prova della progressione, pietra di paragone di tutti i princìpi. Se, tutto compensato, presi in considerazione tutti gli interessi, vi è un profitto nazionale ad aumentare il numero degli impiegati pubblici, perché non arruolare tutti sotto lo Stato?”
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