La Cappella di Via Madonna degli Angeli

Ritratto di Salvatore Culotta

11 Dicembre 2013, 09:02 - Salvatore Culotta   [suoi interventi e commenti]

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La Cappella di Via Madonna degli Angeli

E’ necessario un intervento che recuperi una parte del nostro patrimonio

In due occasioni, l’ultima nel 1996, il Prof. Pietro Saja spinto dalla sua innegabile volontà di custodire e valorizzare il patrimonio artistico e culturale di Cefalù si occupò di una piccola Cappella ubicata all’angolo di via Madonna degli Angeli, cappella che già allora era in pessime condizioni e che fino ad oggi ha subito e subisce massacri quotidiani, ridotta a deposito di bidoni di immondizia, attraversata da una grande canna fumaria, con le pareti ricoperte da contatori . Ecco il risultato delle ricerche che ci ha lasciato il Prof. Saja :

Vanedda cuddaru

“Vanedda cuddaru “ (dall'incrocio dell'attuale Via Pit­tore Bevelacqua, al Vicolo Santissimo), costeggiava, cioè, il prospetto posteriore della «: casa regia », ove ebbero le loro Sedi: la «Reale Cancelleria», il « Capitario di Giustizia » ed i « Civici Magistrati ». La denominazione di « Vanèdda Cuddàru » deriva dal fatto che, in questa Strada vi si tenevano legati, in catene e con collare, ed esposti al « ludibrio » del­la Popolazione, gli «blasfemi ed i felloni»! La Via, poi, con inizio dall'attuale Corso Ruggero al Vicolo Santissimo, si chiamò : « strada Santa Maria degli angeli » perché, in angolo col Vicolo Santissimo ed inserita nell'Edificio Regio, venne creata una Cap­pella, ove troneggiava una artistica Tela, del “ raffi­nato ritrattista “ Francesco Bevelacqua, raffigurante la Madonna, sorretta da sette angeli. Non è stato possibile reperire notizie storiche sulla fondazione e su l'ideatore di questa edicola; però, risulta verosi­mile che l'intitolazione della Cappella e della Stra­da, ove prospettava e prospetta, venne attribuita per onorare lo Zelante e Pio Sacerdote, cefaludese, don Antonio Lo Duca, fondatore, nel 1550, della chiesa di Santa Maria degli Angeli, nelle terme diocleziane di Roma. Il Venerabile don Antonio, infatti, animato da congenita, profonda venerazione del cul­to per la SS. Vergine e, in particolare, per gli angeli, si ebbe il merito di passare alla Storia Cri­stiana quale precursore e propagatore, nel Mondo, della devozione per gli Angeli;….

Corriere delle Madonie

la foto publicata allora sul Corriere delle Madonie

Chi è l’autore di quegli angeli ?

Una nuova ipotesi del Prof. Pietro Saya

Corriere delle Madonie anno XXXIII n° 7-8 del sett./ott. 1996

Sappiamo che la chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma, edificata sulle rovine delle Terme di Diocleziano – si dice su progetto di Michelangelo- fu realizzata grazie alla caparbia volontà del nostro benemerito concittadino Don Antonio Lo Duca. Egli arrivò a Roma intorno all’anno 1527 e subito si prodigò, con successo, al fine di lasciare una testimonianza tangibile del suo fervore religioso per gli “Angeli intercessori tra i fedel e la Vergine Maria”.

Don Antonio Lo Duca nacque a Cefalù nel 1491 e morì a Roma nel 1564; fu sepolto in Santa Maria degli Angeli, che egli ardentemente volle, ed una lapide, collocata accanto all’altare maggiore, lo ricorda ai posteri.

Ma quel fervore per la Madonna degli Angeli, con ogni probabilità, non si manifestò in Don Antonio durante il suo soggiorno a Roma, bensì sin da quando risiedeva a Cefalù – fra l’altro fu priore di Gibilmanna- ed abitava nella strada che ora, in sua memoria e del nipote Jacopo – scultore, allievo prediletto di Michelangelo - porta l’intestazione : “Via Lo Duca”.

Questa strada incrocia la via “Madonna degli Angeli”, e quest’ultima, quasi sicuramente, fu così intitolata per la presenza dell’edicola che si trova all’angolo tra la strada in questione e il vicolo “Santissimo”.

Sarà stato, forse, lui, che abitava là vicino, a volere l’edicola con, dipinta sul muro, l’immagine della Madonna attorniata da Angeli oranti. In seguito furono realizzati un piccolo altare e un muretto e quindi l’edicola fu trasformata in una cappella di modeste dimensioni. Per molto tempo si svolsero delle funzioni religiose, anche con canti corali eseguiti dalle donne del rione, particolarmente devote alla Madonna. Purtroppo, con il passar del tempo, questa cappelletta fu abbandonata, diventando un magazzino per il deposito di materiale di rifiuto. Così, a poco a poco, le pitture si sono inevitabilmente deteriorate e l’intonaco si è in parte staccato. Da qualche anno le pitture sono state coperte da un gigantesco aspiratore che attraversa completamente la cappe letta ( oggi magazzino) per poi innalzarsi all’esterno, per l’intera parete, lato via “Madonna degli Angeli”.Sino a qualche tempo fa, però, si potevano ancora osservare, nella paretina di fondo, le immagini di tre angeli – lato destro di chi guarda- mentre al centro appariva, anche se molto danneggiato, il volto della Madonna. Per quello che era ancora possibile vedere, sembrava un dipinto di buona fattura eseguito nei primi decenni del ‘500 – prima che Don Antonio Lo Duca si trasferisse a Roma – da un pittore possibilmente attivo in quelle poca a Cefalù. L’unico artista di una certa notorietà che operava a Cefalù in quel periodo era Mario Di Laurito, di cui si sa che dipinse nel 1519 uno stendardo per la Cattedrale di Cefalù, che raffigurava la “Trasfigurazione di Gesù” (M.C. Di Natale, Mario Di Laurito, 1980, pag. II).

Questo artista campano iniziò la sua attività a Napoli e nei primi anni del ‘500 si trasferì in Sicilia. Fu pittore molto apprezzato, anche perché seppe assimilare la cultura sicula di quel periodo. La Sicilia fu meta di molti artisti della scuola napoletana, mentre numerosi pittori siciliani andarono a Napoli, dove era possibile vedere e studiare le opere dei maggiori artisti del tempo, specie catalani, aragonesi e fiamminghi. Anche nel Museo Mandralisca, a mio modesto parere, si trovano due tavole dipinte da Mario di Laurito nella sua prima maniera : una “Sacra Famiglia con S. Anna e San Gioacchino” e “ Gesù, Maria e Giuseppe”, proveniente dalla collezione Cirncione.

l'interno della cappella, oggi

Per quanto riguarda, invece, la pittura della cappellettadi “Via Madonna degli Angeli”, questa ci appare più matura. Le figura degli angeli- ora sottratte alla vista, come si è detto – sono così disposte : una inalto, quasi frontale; una al centro, di profilo; la terza in basso, in primo piano girata di tre quarti. I primi due angeli hanno le mani giunte, mentre il terzo con la mano destra sembra reggere un manto. Sia quest’ultimo che quello di profilo hanno lo sguardo verso il centro della composizione dove si trova raffigurata la Madonna. Nella parete di destra si possono notare alcune decorazioni del ‘600, quasi uguali a quelle di Santa Maria al Borgo. Tali pitture, non più fruibili, rischiano di essere ulteriormente danneggiate a causa delle pessime condizioni ambientali in cui si trovano. Comunque non disperiamo : consapevoli della competenza dei nostri amministratori e del loro amore per la cultura e l’arte, qualità che contraddistinguono l’attuale Giunta comunale, siamo certi che questa testimonianza del Rinascimento cefaludese potrà essere salvata. Purché non venga ritenuta da qualche “Specialista” “Pittura di poco conto”!

Pietro Saja

Nota: Naturalmente, purtroppo, la Cappella di via Madonna degli Angeli non è l'unico bene che si va perdendo a volte irreparabilmente; senza andare lontano in altrettante pessime condizioni si trova l'edicola all'angolo opposto della stessa via, per la quale si era presentato un progetto di restauro all'Archeoclub di Cefalù senza tuttavia aver avuto una risposta positiva. Nè l'elenco, di beni sia pubblici che privati, si ferma qua, e sarebbe forse utile che ognuno perlomeno segnalasse situazioni che necessitano di intervento.