3 Agosto 2012, 18:10 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Non sempre i premi indicano che il destinatario lo abbia meritato. E questo vale per tutti i riconoscimenti, persino per i Nobel, che spesso sono stati attribuiti a letterati e anche a scienziati, che non ne erano meritevoli, come la storia ha dimostrato. Il premio attribuito ieri sera a Diego Cannizzaro è stato, invece, il giusto e meritato riconoscimento per chi affida alla musica un messaggio culturale e di pensiero.
Per dimostrare le ragioni del mio giudizio totalmente positivo, mi sia consentita una premessa, che renderà più chiara la mia argomentazione.
Ho sempre avuto una sorta di terrore di fronte allo specialismo in tutti i campi, perché il sapere è unico e non lo si può affidare a singoli settori. Si cadrebbe nel paradosso che più è piccolo il campo di specializzazione, più si è esperti; quindi si sarebbe grandi esperti quando questo campo è pari a zero, quando, cioè, l'esperto è totalmente ignorante. I grandi del passato furono filosofi, matematici, poeti e scienziati nello stesso tempo. Oggi un medico specializzato in ortopedia spesso non sa come riconoscere un infarto in corso o come curarlo. Allora viva la mente aperta, che indaga e non si culla di quel che sa, ma è in condizione di scoprire altro sapere, indagando.
Che Diego Cannizzaro sia, nel campo della musica – e particolarmente nelle esecuzioni al clavicembalo – un grande esperto, è fuori dubbio. Ma egli è un esperto, perché nelle espressioni musicali ha saputo vedere oltre con mente indagatrice, con mente aperta.
E lo ha dimostrato ieri sera, quando gli è stato consegnato il premio intitolato a Ruggero II. Per ringraziare ha eseguito alcune delle cosiddette arie di Ruggero, spiegando prima che esse nacquero su ispirazione del Ruggero ariostesco, che proprio di Ruggero II era figlio. Poi ha spaziato fino in Fiandra e da lì è tornato alla Roma di Frescobaldi e a Napoli. Una lezione di storia, non solamente musicale, ma storia tout court. Non un esperto, ma un musicista colto.
E non crediate che queste sue lezioni non siano state accompagnate anche dai tasti del suo clavicembalo – suo anche perché se lo è fatto costruire appositamente per sé – per abituare l'orecchio degli uditori a distinguere il tema di Ruggero, anche quando accompagnava altri temi.
Da un simile uomo non potevano che venire fuori brevi, ma eccezionali esecuzioni. Esecuzioni che hanno ricordato quel Ruggero II, che idealmente lo ha premiato.
Grazie!
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