Poesia e Scultura: così lontane, così vicine

Ritratto di Rosalba Gallà

29 Ottobre 2013, 15:14 - Rosalba Gallà   [suoi interventi e commenti]

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POESIA E SCULTURA: COSÌ LONTANE, COSÌ VICINE
SANTO ATANASIO E GIOVANNI DI NICOLA

di Rosalba Gallà


Poesia e scultura: arte eterea, immateriale, costruita sulla musica delle parole, su sillabe e accenti la prima; arte plastica, materiale, fondata sulla musica delle forme, su masse e vuoti la seconda. Linguaggi diversi, lontani.

Poesia e scultura: due espressioni artistiche che insieme giocano con metafore e analogie, che insieme si costruiscono attraverso la metrica, attraverso la misura, la metrica del tempo, la metrica dello spazio. Linguaggi diversi, ma forse non così lontani.

E allora può accadere che, in momenti diversi della tua vita, incontri due artisti e scopri che cercano entrambi una via per interpretare la realtà e tentano di darle un senso attraverso un percorso simile, cercando di comporre armonicamente l’inquietudine esistenziale con la serenità, i dubbi con la fede, le illusioni con il disincanto, l’angoscia con la positiva accettazione della vita. Ed ecco che ti rendi conto che il poeta Santo Atanasio e lo scultore Giovanni Di Nicola, usando linguaggi apparentemente distanti, esprimono un mondo interiore e una percezione della realtà che puoi ritrovare tanto tra le sillabe e le parole, quanto tra i metalli e le forme, sia nei ritmi del tempo, sia in quelli dello spazio.

E riscopri anche che, presentando la raccolta di Atanasio A voce a voce (Editrice Bose Giesse, 1997), avevi usato già un linguaggio scultoreo: “È come se Atanasio avesse lasciato decantare nel suo animo gli aspetti più dolorosi del vivere e, pertanto, ne avesse smussato gli angoli più taglienti e lancinanti, ne avesse composto i conflitti più esasperati cesellando, alla fine, un elegante bassorilievo in cui le lievi ombre sono espressione di una sofferenza lontana ma non dimenticata”.

Sofferenza lontana ma non dimenticata, consapevolezza delle illusioni della nostra esistenza, illusioni destinate ad infrangersi a contatto con la realtà, illusioni destinate a scontrarsi con un muro invalicabile, oltre il quale la realtà può incutere timore.

Illusioni, bronzo, rame e acciaio, 2003

È evidente che non solo le forme, ma anche i materiali utilizzati sono funzionali a trasmettere l’emozione: il rame ossidato delle piccole figure che, con la sua patina verde, dà il senso di un tempo trascorso, l’acciaio del muro, freddo e insuperabile, il bronzo della figura sovrastante. Così la realtà recide le ali delle illusioni, dei sogni.

Da Monodici Canti
RECISA HA L’ALA IL SOGNO

Annotta. Stelle scandiscono il cielo,
l’anima gridi neri di memoria.

Recisa ha l’ala il sogno.

Pure domani la vita si schianta
contro solide mura
d’antica solitudine.

Ma  la vita non può che nutrirsi di illusioni, di sogni: la vita è un “contenitore di sogni”.

Contenitore di sogni, rame e bronzo, 1998

L’opera rappresenta un contenitore che, in realtà, non contiene; sembra una gabbia, ma molte sbarre mancano e, per quanto la parte interna, circolare (il cerchio è una delle figure dominanti nella produzione di Di Nicola), risulti ancorata al fondo da alcune sbarre ricurve, la forza centrifuga spinge i sogni dalla circonferenza verso l’esterno. Essi non possono essere incatenati e con la loro complessità, resa da un intricato gioco di filamenti di rame, tendono a dilatarsi, ad espandersi nello spazio e nel tempo, superando qualsiasi barriera, anche quella che dall’alto opprime il libero gioco dell’anima e il tetto del contenitore diventa un fitto movimento di fili ondulati che s’impigliano, ma lasciano spazi di fuga, come un miracolo.

                          

Da Monodici Canti
MIRACOLO D’AMORE

La vita è sogno,
nonostante gennaio.
Pure l’acacia ride,
dietro la cancellata della chiesa.            

                      

Da Opali
SPERANZA

Tu sei lucida arancia -
                                 e alta la neve…
Grano il tuo sole: il grano del mio pane
(ah la clava nodosa del digiuno!):
il mio pane di sempre
                                 sono i sogni.

 

Arco del sogno, acciaio e bronzo, 1998Ricordi sognati, bronzo e rame, 1999

La scultura Ricordi sognati si articola su due piani: quello della coscienza, del ricordo, più superficiale; quello dell’inconscio, del sogno, più profondo. La scultura rende i due livelli immediatamente percepibili attraverso l’incontro del quadrato con la figura oblunga ad arco, incontro che interpreta visivamente la complessità della psiche umana. I ricordi passano dal livello della consapevolezza a quello onirico in cui, venuta meno la condizione di vigile controllo della mente, si impigliano nei sogni.

                       

Da Monodici Canti
DOLCE CATENA

Se ci disunirà infuriando il vento,
sarà il distacco amaro, non mai netto:
una catena di ricordi-fiori
forgia l’amore mentre incalza il tempo.

         

Da Monodici Canti
NOTTE DI FEBBRAIO

Dal cielo scende rapida la notte.
Il suo mistero d’ebano e silenzio
ha gridi chiari di speranze vane.
L’anima coccoloni sul ricordo
scorre le favole disperse al vento,
finché s’addorme, rorida di lacrime.

Accanto alla tematica del sogno e dell’illusione, con la duplicità del loro incanto e disincanto, ecco affiorare il desiderio di libertà e di felicità.
Di Nicola esprime queste due aspirazioni, in parte coincidenti, riprendendo e reinterpretando la figura circolare.
 

Felicità, bronzo, rame e acciaio, 1977

In Felicità il cerchio si chiude dopo che le due linee di acciaio si sono superate, incrociate e incontrate nuovamente, come se il cerchio nascesse non da una sola linea, ma da due che, appunto, si incontrano e si uniscono. Forse l’artista vuole dire che la felicità non nasce mai dalla solitudine, ma dall’incontro e solo così si consegue la compiutezza che racchiude giochi di luci dati, ancora, dall’incontro del rame con il bronzo. L’opera trasmette un senso di tripudio che così si può esprimere con i versi di Atanasio:

                     

Da Monodici Canti
MA NON TEMERE

La vita è un attimo sotto le stelle…

Ma non temere:
s’è un attimo d’amore,
risplende eterna stella in altri cieli.

           

Da Monodici Canti
FRENESIA

Di notte
m’involgo d’una clàmide scarlatta
e predo il cielo di pepite tremule,
per costellarti,
amore.

 

Da Opali
EPPURE

Eppure
si azzurra la mia voce,
se nevica il ciliegio
spiccando il volo un passero.

Desiderio di libertà, bronzo, rame e acciaio, 1994

In questo caso la figura circolare presenta delle ‘deviazioni’ laterali, quasi due piccole ali, e un’apertura verso l’alto, una via d’uscita da cui sembra sgorgare fluidamente l’intricato groviglio di forme e materiali; i metalli, resi quasi liquidi, ricordano l’ingorgo dell’acqua che tenta di uscire da un’ampolla e che, superando la forza di gravità, ‘vola’ verso l’alto.

Da Monodici Canti
STANOTTE SCIOGLIERÒ LE VELE BIANCHE

Perdona il mio silenzio,
la polvere che copre la chitarra,
il cuore chiuso in guscio di sgomento...

Stanotte scioglierò le vele bianche,
il vento si alzerà,
le spingerà lontano...

E mi ritroverai
all’alba, nitido di canti gli occhi.

 

Da A voce a voce
ABITUDINI

Abitudini bianche e d’ardesia,
vecchie o nuove abitudini,
                                    infine
sono stanco di voi ne ho abbastanza.

Voi le sirti nell’acque dei giorni!

Evasione
          azzurrissimo slancio,
libertà
              lontanissimi voli…
ah! fugaci illusioni,
                                      lo so.

Nella produzione scultorea di Giovanni Di Nicola trova ampio spazio l’attenzione alla struttura fondamentale della vita umana, la cellula e, in generale, la genetica.

  

Cellula A, bronzo e acciaio, 1976                                                                       Cellula, bronzo e acciaio, 1976

   

Cellula, rame e acciaio, 1977                                                    Cellula, rame e acciaio, 1977                                                         Cellula, rame e acciaio, 1978

Si tratta di strutture circolari che interpretano, come dice Giombattista Corallo, “con assoluta libertà iconografica l’unità morfologica di tutti gli esseri viventi”. (Arte e scienza – Le prove di un rapporto antico, Edizioni Effigi, 2013).

Dalla cellula, alla genetica, alla sensazione.

Sulla genetica, bronzo, rame e acciaio, 1999Sensazioni, bronzo e acciaio, 1976

In particolare Sensazioni ci mostra plasticamente il percorso degli impulsi nervosi e il cervello come centrale di ogni esperienza percettiva. L’uomo è fondamentalmente corpo, genetica, aggregato di cellule, fornito di formidabili finestre sul mondo, gli organi di senso, attraverso i quali la realtà penetra dentro di lui, con i suoi colori, odori, suoni…

Da Monodici Canti
ESTASI

Di vividi colori il vento odora,
a maggio.

Scalza, in punta di piede,
l’anima insegue
volute di sorrisi
che verso l’alto
lente si srotolano…

Èrato la matura di sillabe di miele.

Ma l’uomo non è solo il risultato di percorsi genetici, l’uomo è aspirazione a superare se stesso e i suoi limiti, aspirazione che ora si traduce in ambizione cieca, ora in palpito verso i valori più alti e verso la trascendenza.
Nel primo caso vengono denunciati i rischi per un’umanità ormai tesa solo verso il possesso, chiusa nei singoli egoismi, concentrata nella corsa verso il potere, pronta alla sopraffazione e alla violenza e a disconoscere i diritti dell’altro.

    
Io sono perché ho, 2007Io ho dunque sono, 2007

Da A voce a voce
AL POETA

                             A Mario Luzi

Sempre di più
si avviticchiano al cuore
di ognuno
i tralci del cinismo…
                                 Ma, poeta,
o tu libero ancora di donare,
discendi all’Ade
                                 dell’io
                                 e della storia,
semina a caldi palpiti
                              - e in questo
                                                    e in ogni tempo -
dubbi
                inquietudini
                                           feconda luce,
non indugiare…
                              O sarà tardi - alquanto -
perché l’uomo ritrovi
                                     finalmente sé stesso.
Poeta, amore pensieroso di
“questa vacanza
di umanità nell’uomo”
scrolli il tuo lieve sandalo
le torri boia della falsità!

Sulle ambizioni, acciaio, rame e piombo, 2004


 

Da A voce a voce
VERSO L’ANNIENTAMENTO

A raggiungere cosa ci si affretta?
Le cime di che gloria?
                                     O non forse
l’annientamento?

 Ecco, infatti, le conseguenze delle scelte sbagliate degli uomini:

Popolare deriva, rame, 2010Oppresse aggregazioni, rame e bronzo, 2010

L’idea c’è di un ricordo, acciaio piombo e rame, 2006

Da A voce a voce
LA RIDDA DEGLI ERRORI

Sarebbe tempo
- mi pare! -
di porre fine a questa lunga morte
di umanità
nelle ostinate
metafore del Nuovo.

Sarebbe tempo
- non credi? -
di emergere alla luce.

O il cuore è in pace nell’oscurità?

La ridda degli errori
ottenebra
il senso dell’orrore
e la memoria d’innocenti sguardi.

Di grande rilievo le proporzioni della figura umana nelle sculture di Di Nicola, figura che “quando è un elemento di un insieme scenico, si presenta nei suoi limiti dimensionali di ordine fisico ma, soprattutto, psicologico. Essa è quasi sempre sovrastata da elementi molto più grandi che ne ridimensionano, ulteriormente, le sue capacità di agire e di dominare gli eventi. […] E l’idea di un universo immenso che domina l’uomo si risolve in una continua ricerca di ordine spirituale, un bisogno di sostegno che l’uomo deve a tutti i costi trovare per acquistare la libertà necessaria, tentare il definitivo riscatto e l’affermazione del proprio ruolo nel mondo” (G. Corallo, op. cit.).

Si arriva così all’aspirazione verso il trascendente, verso i valori della spiritualità e della religione.

Genetica e fede, rame, bronzo e acciaio, 2002Desiderio di fede, rame e bronzo, 1997Desiderio di fede, rame, bronzo e acciaio, 2001


“Ma la genesi di cui parla Di Nicola impone un nuovo inizio che investe l’essere intero, sia nella sua porzione di materia che di spirito. E non è solo necessità di un nuovo processo creativo, ma è soprattutto metodo per la riscoperta della fede. Quanto si è realizzato nella vita dell’uomo è conseguenza di una scelta: scelte arbitrarie, che per libera azione hanno condotto alla perdita del principio di dignità. La storia, infatti, non offre solo esempi – piuttosto sporadici – di fatti positivi, di uomini che hanno scelto di vivere la loro vita secondo valori che si ritenevano assoluti, ma anche di persone che hanno fatto scelte opposte dove la rispettabilità dell’uomo è stata calpestata ai soli fini speculativi. […] Si esalta anche la visione spirituale dell’uomo, che emerge come un essere in decadimento, in balìa di archetipe forze che non riesce a controllare. Riconquistare la propria libertà, riappropriarsi dei propri valori est-etici è dunque il modo per richiamarsi ad una nuova genesi, ad un recupero del senso ultimo dell’essere” (Eugenio Giannì, Arte e poetica dell’arte nel Colletivo BAI, Catalogo Collettivo BAI Comiso)

Sulle religioni, rame, bronzo e acciaio, 2006Sulle religioni, rame, bronzo e acciaio, 2006Sulle religioni, rame, bronzo, acciaio e alluminio, 2006

Da Suae Reliquiae
XXXVI

Questo lo spirito,
lo spirito di luce,
come buona semenza,
fecondo:
                il Nulla ha requie nella morte,
soltanto il Nulla,
                            e non la Vita – questa
avviene, e non per caso,
ogni volta per sempre:
                                      è come il cerchio,
quel luogo arcano
dove perpetuamente si trasfondono
i punti della fine e dell’inizio;
la Vita…
                 è legge di continuità,
di movimento
la Vita…
                 è metamorfosi
e Amore eterni.

All’inizio di questo percorso si è già evidenziato il ruolo decisivo che la figura circolare occupa nella produzione scultorea di Di Nicola: si è giunti ora al punto in cui scopriamo che il ‘cerchio’ costruisce l’immagine della visione esistenziale di Atanasio e, come ho già scritto nelle ali di copertina di Poesie per amore di tempo perduto e d’infinito, Suae Reliquiae è un poemetto in cui l’autore – avvalendosi di un codice espressivo alto e di agili misure di ritmo – approda alla certezza che “il Nulla ha requie nella morte, / soltanto il Nulla, / e non la Vita”, la quale “avviene, e non per caso, / ogni volta per sempre” e sempre si afferma in una dimensione che non è più quella della temporalità lineare ma circolare, in cui “si trasfondono/ i punti della fine e dell’inizio”, in un eterno ritorno segnato dall’impulso inesauribile dell’Amore che colloca l’uomo nella dimensione dell’infinito e gli rende il suo “tempo perduto”.

E credo che questo valga tanto per Atanasio, quanto per Di Nicola.

Sì futuro, rame e acciaio, 2008


A questo punto mi piace cedere la parola a Santo Atanasio, il quale, nella premessa alla sua raccolta Fulgori e brine in seno, Lietocollelibri, 2004, diceva che “le liriche vogliono mirare a strappare la luce all’oscurità, il cantabile – ovvero il canto pieno di grazia – al silenzio; intendono superare l’angoscia della separazione e della perdita per incontrare la tenerezza dei ricordi e il conforto della preghiera: aspirano a estrarre dalla violenza e dalla guerra e dal terrorismo – sempre imperanti nel mondo, e raggelanti – la speranza che è intrinseca alla vita stessa e che per virtù della parola raggiante ridà le ali per sognare e, quindi, apre all’umanità e alle creature tutte nuovi orizzonti di amore, di pace, di libertà e armonia”.
E ancora mi piace citare alcuni versi tratti dalla poesia Meta, inserita nella silloge Rime speranza fiore del deserto, Edizioni Arianna, 2007: “La meta entra nel cuore / da tutto il non sapere, / da un lampo di speranza: è impercettibilmente / scendere a poco a poco / fino alla quiete nera della fine, / per risalire poi / più e più in alto, alle vette / della perennità, dell’ineffabile, / incontro allo splendore originario, / al mutamento in luce della tenebra: / ché onnipotente il Fiat / dilaga nel creato, / nei più impensati / recessi del pianeta / e dell’anima – e mai / nulla che ha o ebbe o avrà / vita muore per sempre”.

Per concludere, un riferimento all’Ars poetica, con una poesia che chiude la raccolta Opali e apre la raccolta A voce a voce:

OPALI

Il poeta dà in dono
parole timorate
scandite dal candore della pagina:

un grammo in più di cuore
che scava dalla vita – la propria, la vita del mondo -,
nodo di Salomone.

(I suoi canti non sono cristalli né rocce. Ma opali
che chiaroscurano quel grammo in più di cuore).

Alla fine, credo che il vero elemento di comunione tra i due artisti, Santo Atanasio e Giovanni Di Nicola (che ad oggi non si conoscono) sia proprio il possedere quel “grammo in più di cuore”.


Le poesie di Santo Atanasio sono tratte dalle seguenti raccolte:
Monodici canti, Forum/Quinta generazione, 1987
Opali, Edizioni Le Madonie, 1994
Suae Reliquiae, Tip. Le Madonie, 1995
A voce a voce, Editrice Bose Giesse, 1997
Esse sono state inserite, successivamente, nell’opera Poesie per amore di tempo perduto e d’infinito, Edizioni Le Madonie, 1999


Un ringraziamento particolare va a Rosario Vizzini e a Gianfranco D’Anna, per il loro costante e paziente supporto tecnico.