26 Ottobre 2013, 16:28 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Una panoramica di alcuni allievi al lavoro
Si è ripetuta anche quest'anno l'iniziativa della Scuola di Restauro dei Beni Culturali dell'ENAIP di Piazzola sul Brenta (PD), i cui allievi e il loro maestro Erminio Signorini sono tornati a Cefalù, per un corso di formazione, che li vede già impegnati nella messa in sicurezza di sei tele della Collezione Cirincione, proprietà del Comune e conservata presso il Museo Mandralisca.
Hanno dato il loro contributo gli stessi allievi, che hanno pagato personalmente le spese di viaggio; l'Hotel Costa Verde, che li ha ospitati gratuitamente per due settimane; il Rotary di Cefalù; Antoniella Marinaro, assessore alla cultura, che si è prodigata per mettere a disposizione l'Ottagono Santa Caterina e che ha espressamente richiesto che ogni giorno il laboratorio potesse essere aperto ai cittadini in orari indicati.
Grazie a questa possibilità, l'abbiamo visitato e abbiamo scattato le fotografie pubblicate. Io stesso ho potuto intervistare il professor Erminio Signorini e di seguito riporto il testo di tale intervista.
A sinistra l'incontro e a destra un primo piano del Professore Erminio Signorini
D: Professore, la prima domanda non può che essere: com'è stato possibile, in un momento di vacche magre, organizzare questo corso a Cefalù?
R: Sì, è proprio un momento in cui non sempre avviene di potere unire varie disponibilità, varie risorse. La scuola in un modo e i ragazzi in un altro, però, hanno fatto il miracolo. Basti pensare che i ragazzi si sono pagati il viaggio, perché nelle difficoltà di oggi le scuole non hanno fondi. Gli stessi enti non sono in grado di aiutare la cultura. L'amministrazione, quella che c'era l'anno scorso, quella nuova di quest'anno e un grandissimo contributo del Costa Verde con la sua ospitalità hanno permesso questo impegno. Ecco che allora io credo che si sia verificata una situazione virtuosa, che ha visto la compresenza di vari enti e la disponibilità dei ragazzi a scendere, tutte cose che hanno, quindi, creato questa possibilità.
D: Dopo questa premessa, che era importante, vorrei chiederle qual era lo stato di conservazione della Collezione Cirincione?
R: La Collezione Cirincione è abbastanza grande, per cui ha opere che sono disposte stabilmente nelle sale del Museo e poi ha altre opere, che sono invece nei depositi. La condizione, diciamo, è abbastanza generalizzabile: un po' delle opere che troviamo anche nel Museo Mandralisca purtroppo non godono di uno stato di conservazione accettabile. Vale a dire che per la debolezza delle risorse economiche che ci sono e con il grande numero di opere che abbiamo in Italia nei nostri musei, non si ha la capacità di garantire una conservazione di tali opere. Io ho visto già un passaggio la prima volta che ero sceso qui a Cefalù, ancora precedentemente all'anno scorso, nel 2011, e allora qualcosa si è fatto per collocare in maniera un po' più precisa le opere. Però molte meriterebbero e avrebbero ancora bisogno di notevoli interventi.
D: Fra queste opere della Collezione Cirincione ce ne sono meritevoli di grande considerazione artistica?
R: Tutte hanno sicuramente un valere storico, alcune hanno anche un valore artistico. Anche queste opere che stiamo restaurando, cioè, non è un restauro perché abbiamo due settimane scarse e possiamo operare per una messa in sicurezza, una manutenzione, una pulitura di superficie in modo che non rimanga anche lo sporco che si deposita nel tempo, perché anche questo a sua volta può diventare come una specie di strato dove altri microrganismi possono trovare ricetto. Questo è l'aspetto più importante che al quale ci stiamo dedicando. E poi la messa in sicurezza complessivamente dell'opera, quindi telai delle cornici, alcuni dei quali non sarebbero più in grado di svolgere la loro funzione, se non s'intervenisse.
D: Un'altra osservazione su questa Collezione Cirincione. E' stata, come dire, una raccolta fatta casualmente oppure ha avuto un suo criterio?
R: Io non sono in grado di dare una risposta, perché non la conosco interamente, non ho fatto neanche la revisione complessiva, sarebbe come se leggessi un opuscoletto, che era uscito qualche tempo fa per elencare le opere. I pezzi sono tanti ed è abbastanza probabile che come capitava nel corso dell'800, i collezionisti un po' si formavano strada facendo, e quindi erano legati o a qualcuno che indicava loro un'opera interessante, che era possibile acquisire, oppure c'erano opere che venivano da situazioni dismesse da palazzi, chiese, oratori, che magari chiudevano e non avevano più le funzioni tradizionali di un tempo. In questo caso dobbiamo credere che collezioni come questa nascono un po' così, anche affastellando. Secondo c'è tanta diversità, perché abbiamo quadri probabilmente del primo 600, come questi su cui stiamo lavorando. L'anno scorso, invece, c'erano anche quadri dell'800.
D: Quindi non un criterio estetico o una scelta artistica del collezionista?
R: Non saprei dire. In alcuni casi, forse, la scelta corrispondeva a un suo gusto. Mi ricordo di una serie di piccole opere con piccole figure, proprie di un gusto dell'arte del Settecento e del primo Ottocento soprattutto. Io non sono in grado di dare una risposta più precisa, qui gli storici dell'arte e i conservatori, che hanno studiato questa collezione, probabilmente saranno in grado di dire qualcosa in più di me.
D: Ma visitando il Museo Mandralisca e i depositi, le è capitato di vedere, oltre alle opere della Collezione Cirincione, altre opere?
R: Si, ci sono opere che credo vengano da realtà diverse sia all'interno del Museo, perché c'è la parte che era del Mandralisca o del conte Pirajno ecc. Egli raccoglieva tanti oggetti, era più nella linea tradizionale di chi si creava la camera degli oggetti strani, quindi all'interno di questa poteva passare dall'archeologico alla conchiglia, agli animali impagliati, ai mobili e quant'altro. Quindi riuniva cose anche particolari, a volte anche molto uniche, sfiziose. Ci sono alcune statuine fatte con le conchiglie, robe molto particolari. E lì era un gusto di un certo modo di intendere la raccolta. Quello che è arrivato della Collezione Cirincione sono prevalentemente dipinti. Quindi ci troviamo di fronte a un collezionismo, che quanto meno era indirizzato quasi esclusivamente a questo tipo di manufatto artistico.
D: C'è, allora, qualche cosa nei depositi che dovrebbe essere restaurata ed esposta nelle sale del Museo?
R: Assolutamente sì! Per quello che ho visto sì! Ci sono delle opere che, alcune anche di dimensioni più grandi, meriterebbero di essere valorizzate.
D: Essere messe accanto all'arcangelo Gabriele e all'Antonello di Messina!
R: Diciamo che non arriviamo al ritratto di Antonello per qualità. Oltretutto, almeno così sento attraverso quello che mi si comunica, ci sono anche opere che sono riferibili a questa area culturale locale, quindi ad autori grandi, meno grandi, ma che possono essere significativi di questo territorio e delle Madonie, quindi un'area geografica che inevitabilmente dovrebbe confluire su Cefalù.
D: Per la verità nelle Madonie noi abbiamo le tantissime madonne di un grande artista, anzi di grandi artisti, perché è stata una famiglia di artisti. Ma di queste non se ne ritrova nessuna a Cefalù
R: Alcune di queste l'anno scorso, tra quelle che abbiamo visto per la manutenzione e l'intervento rapido, erano attribuite ad autori di questa area qua.
D: Io spero che tornerà ancora l'anno prossimo e che l'anno prossimo ci sia una situazione economica dell'Italia, ma anche politica, migliore, perché il problema è anche quello di avere politici che non hanno nessun rispetto per la cultura, per l'arte. Spero che l'anno prossimo, quando tornerà, ci sia qualcosa di meglio. È solo una speranza, le confesso.
R: La cosa grave è che nel bilancio dello Stato, lo Stato di un paese come l'Italia, dedica uno virgola qualcosa al patrimonio culturale. Certo, è così per la cultura in generale. È un mistero, che riguarda tutto, dallo spettacolo alle scuole e alle università.
D: Abbiamo almeno il 50% di opere d'arte in Italia.
R: Ma noi abbiamo un territorio bellissimo. Anche a Cefalù, al di là dei quartieri nuovi sorti all'esterno, il Centro Storico è un vero e proprio museo. Io mi emoziono sia di giorno che di sera a guardare questa piazza del Duomo. Andando in giro, scopro che questa Città è bella anche nella sua struttura urbanistica. Bisognerebbe pensare a salvarla tutta intera, perché essa è un patrimonio diffuso.
D: C'è qualcosa di greco, di arabo, di pittori del 600.
R: Si, altrimenti saremmo come l'America, che ha alcuni grandi musei, ma fuori di quelli ha ben poco.
Da destra: il prof. Erminio Signorini, la dott.ssa Antonella Tumminello e un'allieva
Sotto alcuni allievi al lavoro
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 1906 volte