Cefalù e Firenze

Ritratto di Angelo Sciortino

26 Ottobre 2013, 11:09 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Grandissima gioia di Machiavelli e Guicciardini! Una gioia più grande, immensamente più grande, di quella che provarono per l'elezione di Matteo Renzi.

Un'occasione unica, che mai in passato avevano vissuto: i rappresentanti di tutti i comuni italiani riuniti nella loro Città!

Certo, non erano i comuni del loro tempo, ma da questi avevano preso quasi solamente i difetti.

Fra questi difetti, uno spiccava su tutti: l'uso delle parole per nascondere la verità, come facevano quando, per indicare i loro privilegi, li chiamavano libertates, sebbene tutto fossero, tranne che libertà. Privilegi o libertates che venivano concessi loro o dal papa o dall'imperatore, i due poteri che si sorreggevano a vicenda, come fanno oggi il PD e il PDL. I due poteri che oggi concedono i privilegi ai comuni, che credono di essere liberi e autonomi – si autodefiniscono enti locali – e invece non sono altro che poveri servi della gleba.

Per di più servi sciocchi, che lottano tra loro, convinti di combattere per la loro libertà, mentre invece si battono per il signore, che promette o concede un qualche privilegio. Non si accorgono, i poveretti, che le loro lotte intestine rendono più forti i nemici della loro libertà.

Riuniti a Firenze, i loro rappresentanti hanno creduto di partecipare uniti a stilare un cahier de dolèance simile a quello che il Terzo Stato francese indirizzò al Luigi XVI, che fu deposto e poi ghigliottinato per esservi rimasto sordo.

Erano divisi, però, e i loro cahier de dolèance li leggevano, con voce timida e impauriti, ai loro rappresentanti nel PD e nel PDL, che erano più sordi di re Luigi, ma più uniti di quanto lo fossero lui e tutta la nobiltà. Il risultato sarà soltanto il perdurare dell'agonia dell'Italia e dei singoli comuni, costretti all'ubbidienza più dei servi della gleba.

Un rappresentante, in particolare, ha capito meno degli altri. Se avesse capito, infatti, non avrebbe fatto sfoggio di fotografie, che ritraggono il Terzo Stato riunito per far finta di capire che ormai l'Italia è ridotta a dover ripristinare l'antico detto: Francia o Spagna, purché se magna. Costui era il rappresentante del comune di Cefalù, di questo comune, che avrebbe meritato l'ultimo mezzo secolo di storia diversa da quella che lo ha reso agonizzante, mentre oggi il medico al suo capezzale ripete in continuazione: non sono stato io a ridurlo in questo stato! Se morrà, la colpa non sarà mia!

E ripetendo questa cantilena, si astiene dal curare, se non con placebo.

Ma, mi chiedo, che gusto c'è a girare in camice bianco, con un codazzo di specializzandi e d'infermieri, se non si è in grado di apprestare una cura? Se non si è in grado di leggere con voce ferma e decisa il cahier de dolèance, che i cittadini gli hanno affidato?

Come allora, quando il Terzo Stato si rinchiuse nella sala della palla a corda, anche oggi i governanti locali se ne stanno a Corte e non ascoltano le proteste che provengono da essa. Credono di essere detentori del potere per volontà divina e non si accorgono che i sanculotti si stanno organizzando per marciare contro di loro, allo scopo di farne piazza pulita. Non si accorgono di essere fuori dalla storia e in attesa di essere puniti per la loro inutilità.

Speriamo che i sanculotti di Cefalù facciano presto, altrimenti non ci sarà più nulla da salvare!