24 Ottobre 2013, 19:37 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Nel momento in cui, tra agitazioni e improvvisazioni sta distruggendosi Cefalù, ho voluto guardare come la voleva e l'immaginava Ruggero, ne è venuto fuori questo racconto.
Vorrei cominciare a scrivere questo racconto con un “C'era una volta”, come si faceva un tempo nelle favole. Se, poi, aggiungessi a “C'era una volta” Cefalù, correrei il rischio che l'incipit del racconto venga interpretato come l'affermazione che Cefalù non c'è più.
Ma Cefalù c'è ancora e il fatto che ci siamo ne è la prova. Eppure, nonostante questa indiscutibile prova, “C'era una volta Cefalù” ci sta tutto, perché quella di oggi non è più la Cefalù di sessant'anni fa e i suoi abitanti sono troppo diversi da quelli d'allora.
Se poi andiamo ancora più indietro nel tempo, allora l'incipit diviene una verità incontrovertibile. Specialmente se si tratta del tempo felice di Re Ruggero, che della rinascita di Cefalù, distrutta dopo lungo assedio contro i Musulmani dal padre Conte Ruggero, fu un grande artefice.
Oggi lo ricordiamo per la Cattedrale, che del suo impegno è la prova ancora visibile, ma dimentichiamo i tanti piccoli episodi, che segnarono gli anni del suo impegno a Cefalù e per Cefalù.
Tenterò, perciò, di ricordare, in forma di favola, qualcuno di questi episodi, soltanto apparentemente piccoli e ritenuti insignificanti.
Il seguito su queste pagine al seguente link: https://www.qualecefalu.it/node/4674
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