26 Luglio 2012, 18:28 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Ci sono iniziative, per le quali esser grati è troppo poco. Specialmente quando queste iniziative ci regalano nettare per la mente. Com'è accaduto mercoledì 25 luglio alla Corte delle Stelle. Più queste iniziative si ripetono, più aumenta la nostra gratitudine per Giovanni Cristina, che degli Incontri d'estate è stato due anni fa il promotore e che ancora li organizza con grande buon senso e con una grande sensibilità culturale.
Ieri sera l'incontro ha riguardato gli anni del giornale L'Ora al tempo della direzione di Vittorio Nisticò, quando la redazione del giornale fu la scuola di tanti giovani e giovanissimi praticanti, che poi sono diventati giornalisti affermati e oggi collaborano a giornali come La Stampa oppure presso l'agenzia ANSA.
Due di questi collaboratori de La Stampa erano presenti all'incontro: Francesco La Licata e Marcello Sorgi. C'era anche Franco Nicastro, oggi all'ANSA, e Mario Lombardo, che proprio del giornale fu corrispondente da Cefalù. Insomma, è stata una occasione per ricordare gli anni della nostra storia, che vanno dagli anni Cinquanta a buona parte degli anni Settanta, quando L'Ora rappresentò un giornalismo dirompente in una società, che era costretta quasi all'appiattimento sulle posizioni del conservatorismo democristiano e dal crescente potere della mafia. Di quella mafia, che adesso cercava e trovava nella politica clientelare di quel tempo uno strumento per perseguire i suoi interessi criminosi. Per impadronirsi, ai tempi dei Lima, dei Gioia, dei Vassallo e dai Ciancimino del territorio e farne il sacco, che ancora oggi è presente in tante parti di quella che fu definita ai primi del Novecento come una delle città più belle d'Europa e il suo Viale della Libertà come il più bello in assoluto.
Giovanni Cristina Francesco La Licata
Marcello Sorgi Franco Nicastro
Questa bella città che ospitò Edoardo VIII principe di Galles e lo Zar Nicola - per il quale fu costruita la Palazzina Cinese – e l'Esposizione internazionale del Novecento, fu ridotta dalle connivenze della politica con la mafia, in una città pressoché distrutta come non l'avevano distrutta i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Contro questa politica e le sue connivenze combatté una battaglia quasi solitaria il giornale di Nisticò. Un giornale che apparteneva già al PCI, ma che non guardò mai con le lenti ideologiche e ancor meno criticò con tali lenti il sacco di Palermo. Per questa lotta morirono sul campo giovani giornalisti, che sono stati citati e ricordati nella serata.
Queste battaglie non le condussero soltanto i giornalisti della redazione palermitana, ma anche i corrispondenti dalla Provincia, come ha ricordato Mario Lombardo raccontando diversi episodi, che lo videro protagonista nella Cefalù di quegli anni. Francesco La Licata e Marcello Sorgi hanno ricordato quegli anni del loro apprendistato, riconoscendo a Nisticò e al suo giornale non soltanto i meriti giornalistici, ma anche l'occasione che loro ebbero di maturarsi, fino a diventare quei grandi giornalisti che sono oggi. Lezioni che, come ha ricordato Sorgi, furono impartite anche, e forse soprattutto, con piccoli atti, che sono diventati gli aneddoti che egli stesso ha riferito.
Mario Lombardo Antoniella Marinaro (ass.re alla Cultura del Comune di Cefalù)
Personalmente vorrei aggiungere qualcosa, che non è stata detta per ragioni di tempo in questa splendida serata. Il giornale L'Ora fu fondato da Sebastiano Lo Verde ai primi del Novecento, quando a Palermo regnavano sovrani i Florio, ma anche l'imprenditore pastaio Filippo Pecoraino e Finocchiaro, titolare di quei cantieri, dei quali si servì lo stesso Utveggio. Due delle sorelle di Sebastiano Lo Verde sposarono i discendenti di Pecoraino e di Finocchiaro. Imperante Giolitti e avviati al tramonto i Florio, Lo Verde si ritrovò con il giornale fondato da pochi anni ad affrontare un momento di transizione. Furono gli anni in cui egli allacciò amicizie con Giovanni Amendola e con altri politici, che all'avvento del fascismo rappresentarono l'opposizione al Regime.
Il Lo Verde, forse per non creare troppe difficoltà alla sua parentela acquisita, fu meno aperto nella sua opposizione, ma ciò non impedì che egli fosse costretto a lasciare il giornale e a scegliere l'esilio.
Ritornò nel '43 e fondò prima il giornale Sicilia Libera. Quando gli fu dato di riaprire L'Ora, egli la riaprì, ma ne rimase il legittimo proprietario soltanto per pochissimo tempo, perché morì prima che il giornale potesse essere rilanciato.
Alla sua morte ne divenne proprietario il PCI, anche se la vendita definitiva e totale fu effettuata proprio negli anni Settanta dalla vedova di Sebastiano Lo Verde: Delia Zanatta Lo Verde.
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