Cefalù dell'Arte: un possibile percorso interpretativo

Ritratto di Rosalba Gallà

16 Settembre 2013, 19:19 - Rosalba Gallà   [suoi interventi e commenti]

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CEFALU’ DELL’ARTE: UN POSSIBILE PERCORSO INTERPRETATIVO
di Rosalba Gallà


Quella che è stata allestita presso l’Ottagono di Santa Caterina è una collettiva d’arte che già nel titolo racchiude il senso della sua realizzazione: Cefalù dell’arte. Che Cefalù sia città d’arte non è necessario sottolinearlo; ma Cefalù dell’arte vuole anche evidenziare che la nostra città è terra di artisti che si sono nutriti dei suoi colori e delle sue forme, artisti autoctoni che sin dall’infanzia hanno assorbito le immagini del nostro magnifico paesaggio e del nostro patrimonio monumentale e artistico, e artisti che qui si sono trasferiti, trovandovi un’inesauribile fonte di ispirazione: e Cefalù palpita in tutte le opere esposte, anche quando il riferimento non è esplicito. Nell’esposizione collettiva l’arte si presenta in molteplici espressioni, perché l’interiorità può trovare vie diverse per diventare evento artistico e diversi materiali per rendersi visibile agli altri ed essere condivisa, perché in fondo l’arte, quella figurativa e laboratoriale, come l’arte poetica e musicale, altro non è che il desiderio di mettere in comune (di comunicare, appunto) sentimenti, emozioni, passioni e di estendere agli altri la propria percezione del mondo. Proprio in quanto condivisione e incontro, l’arte è sempre occasione di crescita e di progresso personale e sociale, perché il bello, a prescindere dai suoi contenuti, ha sempre un alto valore di civiltà; così, in una società che lascia tanto spazio al brutto e, talvolta, al volgare, è necessario espandere i momenti e gli spazi di bellezza. Sarebbe cosa molto interessante se questa collettiva potesse considerarsi l’inizio di un percorso e l’esposizione d’arte diventasse un appuntamento frequente, in maniera tale che Cefalù, per il ruolo che occupa nel territorio e per la sua importanza turistica, potesse presentarsi agli altri sempre nella veste migliore, offrendo, contemporaneamente, ai tanti artisti locali la possibilità di manifestare alla comunità le proprie doti creative.

In questa collettiva espongono sei artisti (Roberto Giacchino, Nello Marsiglia, Maria Vello, Angela Barile, Anna Forti, Giuseppe Forte), ciascuno dei quali ha collocato nello spazio di ingresso un’opera, simbolo o sintesi di ciò che ha selezionato per questa manifestazione artistica.

Immaginando di inoltrarci nello spazio espositivo dell’Ottagono, troviamo immediatamente, in entrambi i lati, due diverse tecniche della lavorazione del legno.

Le sculture di Roberto Giacchino sono realizzate con varie essenze lignee, ma in particolare con la radica d’ulivo, albero scultoreo per eccellenza con le sue strutture affascinanti e misteriose, e hanno una complessità formale che si arricchisce delle venature e delle nodosità di questo tipo di legno, intrecci che emergono miracolosamente dalla stessa materia utilizzata, dalla quale lo scultore sembra aver tolto solo il minimo superfluo. Le sculture lignee di Giacchino evocano, con la loro ricchezza espressiva, le nostre scogliere, conseguendo forme che si trasferiscono da una materia all’altra, come la pietra, con cui Giacchino realizza altre espressioni scultoree. Legno e pietra, dunque, vita e roccia, per esprimere la poliedricità e le infinite passioni dell’animo umano, dalla violenza e dalla sopraffazione all’infinita capacità d’amare: in sintesi, il Suono della terra.

Il legno ritorna nelle tarsie di Nello Marsiglia, tecnica antica, di grande rigore, che richiede maestria e pazienza. Nelle tarsie, il senso plastico delle figure si realizza attraverso la composizione e la sovrapposizione di diverse essenze lignee ridotte in strati sottilissimi. La sapienza artistica consiste nella realizzazione del disegno di partenza accostando strati di essenze diverse, scegliendo le venature più adatte, i contrasti cromatici più opportuni per ottenere l’effetto che generalmente viene dato dalle pennellate di colore, creando immagini, come quelle relative a Cefalù, con geometrie e volumi del tutto originali. Con la stessa tecnica sono realizzati i cofanetti in legno, dal coperchio intarsiato con immagini naturalistiche tratte dalla campagna o dal mare, e le superfici dei tavoli che esaltano le possibilità di contrasto della tarsia.

Procedendo, sulla sinistra, si trovano le tele di Maria Vello: si tratta di un’artista versatile che nel suo percorso ama sperimentare e mettersi alla prova. Esperta nella pittura su stoffa, si è dedicata negli ultimi anni alla pittura acrilica su tela, tentando forme espressive diverse. Dal paesaggio ai grandi fiori emergenti da sfondi monocromatici e alle figure stilizzate: in ogni opera domina il colore, utilizzato volutamente nelle tinte piatte, in cui gli elementi raffigurati, frutto della passione di chi osserva e ama il nostro mare e la nostra campagna, acquistano un forte valore simbolico. Una nota particolare: Il paralume esposto all’ingresso, con base scultorea in legno e velatura in stoffa dipinta con motivi floreali, è espressione del ‘matrimonio artistico’ tra Maria Vello e Roberto Giacchino, frutto, appunto, della combinazione di materiali e tecniche diverse.

A seguire, la sezione di Angela Barile che, all’interno di una mostra che ha i caratteri dell’eterogeneità, presenta una sua multiformità: dominano i tessuti impreziositi da “ricami con il pennello”, reinterpretazione di una antica tradizione che caratterizza il nostro territorio, relativa all’arte della lavorazione dei filati e dei tessuti, patrimonio di inestimabile valore. Arte applicata ai corredi e agli arredi che, privilegiando gli aspetti floreali e naturalistici, dipinge materiali di vario genere; tessuti appunto, ma anche terrecotte, vetri, tele, volti a rendere eleganti gli ambienti con la raffinatezza delle decorazioni pittoriche. Come ha scritto Giuseppe Maggiore “l’opera si rivela produttrice di pensieri, sensazioni, emozioni, ricordi che riecheggiano una cultura ed un gusto epocali, ormai rari” e “alcuni dei piatti di terracotta o di ceramica adombrano il suo luogo natio”.

Dall’altro lato, le tele di Anna Forti. Produzione artistica ricca e varia in cui l’autrice si esprime attraverso le nature morte, i fiori, i paesaggi: immagini e luoghi densi di memorie e di “attesa”, come il titolo dell’opera scelta per il dépliant di presentazione, che hanno un sapore misto che amplia i confini del nostro ambiente con evocazioni sudamericane (all’Argentina, dove Anna Forti ha vissuto fino agli anni dell’adolescenza, è dedicata parte della sua produzione). L’artista, in questa occasione, consegue il massimo livello di espressività in un dipinto che rappresenta un luogo magico di Cefalù (gli scogli della Caldura), colto in un momento particolare della giornata: il sole buca la tela e colpisce l’osservatore rapito dalla visione e immerso nel blu dominante, che si colora, a sua volta, delle mille sfumature della luce.

Infine, frontalmente, i dipinti di Giuseppe Forte, del quale conosciamo la carriera artistica e la ricca produzione (di cui quest’anno ricorrono i cinquant’anni), che abbiamo apprezzato in altre esposizioni e, in questo momento, è possibile visitare la sua ‘personale’ presso la Galleria di Cefalù. In questa collettiva espone qualcosa di diverso, un tributo ai grandi artisti di fama internazionale. Scegliendo il suo omaggio a Botero come immagine simbolo, si è rivolto poi a Guttuso e, soprattutto, a Picasso a cui lo lega sicuramente l’uso del colore: il blu in tutte le sue infinite possibilità e il rosa sfumato nell’arancione; non possiamo dimenticare il “periodo blu” e il “periodo rosa” di Picasso, malinconia e solitudine da una parte, allegria dall’altra, ma un’allegria che nasce dalla consapevolezza di quanto sia difficile sorridere e donare un sorriso, frutto, spesso, di un percorso di dolore, temi non distanti dalla produzione di Forte.

Così Cefalù supera ogni confine e diventa centro di una rete di relazioni, perché l’arte non ha limiti, ma vive e si nutre di continui richiami e rimandi che superano lo spazio e il tempo. Dal particolare all’universale, dal ‘qui e ora’ al ‘sempre e ovunque’, Cefalù dell’arte è un modo per mettere in comune ed intrecciare esperienze culturali e artistiche, vie diverse per esprimere i colori e le forme dell’anima.