Una verità senza polemica

Ritratto di Angelo Sciortino

6 Settembre 2013, 15:53 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Una storia millenaria al suo epilogo. Questa è l'idea, che viene fuori a chiunque rifletta sulla Cefalù di oggi, paragonata a ciò che fu nei secoli passati e fino ai primi anni del II Dopoguerra.

Giustamente finì con l'essere considerata la “Perla del Tirreno”, che non aveva nulla da invidiare all'altra perla siciliana, questa volta sullo Ionio. Questa seconda aveva una storia turistica più antica, risalente ai tedeschi, che vi crearono i primi alberghi e che insegnarono ai suoi abitanti che cosa bisognasse fare, per essere una località turistica. Certo, non c'era ancora il turismo di massa, ma quel che allora a Taormina si apprese, servì in seguito per dare alla Città regole precise, perché si rispettassero il paesaggio e la tradizione.

Cefalù fu meno fortunata. Il turismo di massa arrivò, quando ancora essa non si era data le regole, che invece avevano difeso Taormina dalle “barbare invasioni”. Questa assenza di regole l'ha fatta sviluppare in maniera disordinata e ha sempre di più peggiorato la situazione. Oggi non v'è chi, salito sulla Rocca e rivolgendo lo sguardo al Paese, non rimane inorridito per i misfatti compiuti.

Quel ch'è peggio, l'assenza di regole perdura. Anzi, la situazione supera i danni di questa assenza, perché essa è sostituita dalle “interpretazioni burocratiche” e dall'ossimoro “non conforme, ma compatibile”. Oppure dall'agitazione politico-amministrativa, che ha determinato situazioni dannose per una crescita o una rinascita di un Paese, che meriterebbe molto di più.

Questa agitazione altro non è, che il farfugliare dello studente impreparato. Dello studente che crede di poter ingannare l'insegnante a suon di chiacchiere. Esattamente come l'amministrazione politico-amministrativa cerca di nascondere le proprie manchevolezze, le proprie incompetenze e le proprie fantasie ideologiche. Queste ultime sorrette da un fantomatico “bene pubblico”, da una cultura troppo improvvisata per essere vera cultura e da una tradizione interpretata come salsiccia.

No! No, signori amministratori, la cultura, la vera cultura, non è quella che voi propinate con le vostre becere manifestazioni o con le promesse di biblioteche e con l'aiuto di scrittori, che voi non avete letto o, se li avete letti, non avete capito. La cultura, come diceva qualcuno, “è ciò che rimane dopo aver dimenticato quel che s'è studiato”. E voi non dimostrate di avere qualcosa da dimenticare, ma piuttosto da imparare.

Troppo presi, però, dalla voglia di apparire, dimenticate di “essere” e se qualcuno ve lo fa notare, eccovi pronti a scagliarvi contro non per dimostrare le vostre ragioni, quanto piuttosto per negargli il diritto di critica e persino quello di polemizzare. Ma, come ci è stato insegnato, nessuna verità è tale, “se non è stata masticata con i denti della polemica”. Voi, invece, siete convinti che la verità è tale, purché esca dalle vostre labbra, persino quando non è suggerita dalla vostra riflessione.

Siete ancora in tempo a rimediare, nonostante le difficoltà del momento. Occorre un bagno di umiltà e la capacità di sostituire l'improvvisazione fin qui dimostrata con una strategia, in nome della quale potrete e dovrete chiedere la collaborazione di tutti. In suo nome e non in nome di un malinteso “amore per la nostra città” e per l'affermazione di una società, della quale qualsiasi cittadino finirebbe con il vergognarsi.

Ho predicato?