Fiume Carbone (atto settimo): le ragioni del no della maggioranza alla mozione dell’opposizione

Ritratto di Saro Di Paola

31 Agosto 2013, 15:53 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Dopo l’intervento del Consigliere Cristina, sono stato io ad intervenire nel dibattito del 23 marzo del 2006.
A nome di tutta la maggioranza.
Pur consapevole che la lunghezza di quel mio intervento non ne stimolerà la lettura lo ripropongo nella sua interezza.
Così come è agli atti ufficiali di quella seduta.
A mio giudizio, infatti, offre spunti per la riflessione di quanti,a Cefalù nel 2013, si occupano della Cosa Pubblica e di quanti altri alla Cosa Pubblica sono interessati.
Spunti che, oggi nel 2013, sono validi ed attuali almeno quanto le ragioni, per le quali, nel 2006, i Consiglieri di maggioranza ritenemmo di non condividere la mozione presentata dai Consiglieri di opposizione.

“Signor presidente, signori consiglieri e signori dell’Amministrazione,
L’area di risulta di quello che, nella seconda metà degli anni ottanta,ad arte è stato fatto passare per “RIPASCIMENTO DELLA COSTA DI FIUME CARBONE” e gli sbocchi, che in termini di utilizzo per i prossimi quattro anni, si sono delineati, per l’area medesima, a seguito della concessione demaniale rilasciata alla ditta GEDI da parte dell’Assessorato regionale al territorio,
devono costituire occasione e motivo di riflessione e di autocritica per noi e per quanti altri, a Cefalù, a partire dal 1988, ci siamo occupati della della Cosa Pubblica.

Tutti, nessuno escluso: Sindaci, Assessori e Consiglieri.
Tutti dobbiamo fare ammenda a noi stessi perché, di quell’area dal 1988 ad oggi,tutti ci siamo scordati.
Quasi venti anni, infatti, sono passati da quando, nel rispetto del progetto elaborato dallo studio di progettazione ambientale “QUADRATO VERDE”, quell’area sarebbe dovuta diventare un magnifico PARCO A MARE.

Un parco che, allora consiglieri, amministratori e cittadini, avevamo avuto modo di ammirare in grafici che vennero esposti in bella mostra nella sede di quello che, allora, era l’Istituto d’arte in via Brancati.
Grafici di straordinaria bellezza e di una qualità che, da tecnico, allora, giudicai eccelsa,perché erano grafici elaborati in tempi in cui i progettisti non disponevamo di quei computer e di quei programmi di grafica che, oggi,
consentono di far vedere, a qualsiasi scala e da un qualsiasi punto di vista, ultimate ed animate opere che, invece, sono, soltanto, disegnate sulla carta.
E SULLA CARTA QUEL PARCO RIMASE.

Infatti, le somme che, nel progetto, era previsto si sarebbero dovute spendere proprio per la qualificazione a parco, insieme alle altre, (parecchi miliardi di vecchie lire…. sei o sette), furono date,
VIVA L’ITALIA,
alle imprese autostradali per discaricare materiali di risulta in quantità superiore a quella prevista nei computi del progetto.

Esaurita la bisogna delle imprese, per quasi venti anni, non vi è stato uno solo di noi che si sia preoccupato di rivendicare il completamento della discarica nel rispetto di quei grafici, presso quello stesso Assessorato regionale che, allora, aveva fatto elaborare il progetto e, ieri, ha rilasciato la concessione demaniale.
Ma non solo!
Dal 1988 al 2006 non vi è stato uno solo di quanti ci siamo occupati della Cosa Pubblica che abbia mosso una sola pedina perché la Politica si interrogasse seriamente sulla destinazione di quell’area, che sebbene di proprietà del demanio marittimo, per la sua estensione e per la sua ubicazione nel contesto territoriale del nostro Comune, di potenziali destinazioni ne avrebbe avuto e ne avrebbe veramente tante.

Per quasi venti anni sino al rilascio della concessione demaniale, mentre sfabbricidi, carcasse di elettrodomestici, materassi, pneumatici e quanto di altro, normalmente dovrebbe essere conferito in discariche differenziate, aggiungevano degrado al degrado,per quell’area ne abbiamo sparate di tutti i colori e per tutte le più estemporanee esigenze.
Tutte idee in assoluta libertà:
il porto, il kartodromo, la pista di motocross, i campi di tiro a segno e quanto altro di più improvvisato e di più disparato ognuno di noi abbia potuto pensare.
Nessuno può, quindi, disconoscere che, in questi venti anni circa, siamo stati tutti inerti e negligenti.

Dopo il rilascio della concessione demaniale,all’improvviso, tutti svegli e tutti pronti a suonare l’allarme: si sono presi Fiume Carbone!
Oggi, rispetto alla negligenza di tutti, ritengo che quell’allame non possa costituire occasione di riscatto politico per alcuno.
Né possono servire a riscattare la negligenza politica di tutti, la mozione in discussione presentata dai consiglieri di minoranza e quella interrogazione al sindaco che abbiamo presentato i consiglieri di maggioranza.

Dobbiamo avere la correttezza politica e l’onestà intellettuale di ammettere che, l’una e l’altra sono strumenti di difesa certamente più fragili delle grate che vennero apposte a Santa Chiara dopo il furto.
Personalmente, per essere stato eletto nello schieramento del candidato sindaco Ilardo, mi includo nel novero dei più negligenti relativamente a questi ultimi quattro anni.

Infatti, l’unico candidato sindaco dell’ultima competizione elettorale che, nel suo programma di governo per la città,si era ricordato dell’esistenza di quell’area era stato proprio Saro Ilardo.
I candidati Cesare e Vicari, invece, per non avere, nei rispettivi programmi elettorali, fatto il minimo cenno a quell’area dell’esistenza di quell’area si erano, evidentemente, scordati.
Personalmente, avrei dovuto leggere, quanto era scritto al punto b.8.4.17 nel capitolo “INFRASTRUTTURE” del programma Ilardo:
Area di ripascimento di contrada Fiume Carbone: ripresa contatti con l’assessorato al Territorio per una destinazione dell’area stessa, come da impegni assunti in tal senso, ad attrezzature e servizi pubblici”.

Un punto programmatico, che, per quanto mi riguarda, rientrava e rientra tra quelli che avevo condiviso e che, da consigliere eletto, io, per primo, avrei avuto il dovere Politico di attenzionare.

Per tornare alla mozione, signori consiglieri della minoranza, con assoluta franchezza non posso non dirVi che non mi sento e non ci sentiamo di condividerla.
Ciò, non per una presa di posizione precostituita, ma perché, secondo il nostro modo di vedere, anche a dare alla proposta di “QUADRATO VERDE”  quella valenza urbanistica che non ha mai avuto perché, come tutti oramai abbiamo capito, era stata elaborata, solo ed esclusivamente, per fare digerire alla collettività cefaludese un boccone troppo amaro,l a proposta medesima, per i suoi venti anni, è, oramai, assolutamente obsoleta.

Se, venti anni addietro, il progetto di sistemazione a parco dell’area, con il papavero cornuto e con il finocchio di mare disegnati per abbellire i grafici insieme a pregiate essenze arboree, era finalizzato al miglioramento della qualità ambientale e dell’assetto di superficie di quella che era, soltanto, l’area di risulta di una discarica,
oggi nel 2006, quella stessa area costituisce una straordinaria risorsa per il centro urbano di Cefalù e per quel suo intorno territoriale che è compreso tra la rocca e la frazione di S.Ambrogio.

Quell’area, oggi nel 2006, può costituire uno straordinario "trait d’unione" tra l’area portuale ed il centro storico al suo ovest, lo svincolo autostradale di Castelbuono e la nostra frazione ad est.
Un trait d’unione per un nodo di scambio intermodale nel sistema dei trasporti, inserito in un parco o in una fascia di verde attrezzato con stabilimenti per la balneazione, magari dotati di piscine.
Un trait d’unione per un nodo di servizi polifunzionali che possa fungere da porta per la Città.
La porta attrezzata ad oriente della rocca.

Una porta attrezzata, che, da est, possa servire a decongestionare la parte della città e del suo territorio che sono ad ovest della rocca.
Una porta attrezzata, che con le sue funzioni ed i suoi servizi dovrebbe servire ad indirizzare i flussi veicolari provenienti a Cefalù dall’autostrada attraverso lo svincolo autostradale di Castelbuono piuttosto che, come avviene oggi, soltanto attraverso quello di Settefrati.

Una porta che possa fare dello svincolo autostradale di Castelbuono lo svincolo Cefalù Est, come ebbi a scrivere in un mio intervento degli anni ottanta in occasione di un dibattito sulla necessità, per Cefalù, di un altro svincolo oltre a quello di Settefrati.
Quell’area, che di fatto oggi è una risorsa unica ed irripetibile per ubicazione ed estensione, di fatto, oggi nel 2006, è senza progetto ed ha bisogno di un progetto.

Le cabine con le pizzerie e con quanto di altro è previsto nella concessione rilasciata hanno la stessa valenza del fantomatico parco di “quadrato verde”:
sono troppo poco, anzi sono nulla, rispetto a quei servizi che la collettività si potrebbe ritrovare con quel razionale ed articolato utilizzo dell’area che solo il progetto potrà garantire.

Ed a proposito di parco una riflessione la voglio fare insieme a Voi.
Se venti anni addietro i soldi previsti per la sistemazione a parco fossero stati effettivamente spesi in tale direzione e l’Assessorato al territorio avesse impiantato insieme al papavero cornuto tutte le altre essenze previste nel progetto, secondo Voi nel 2006, cos’altro di diverso dalle sterpaglie che sono state estirpate ci saremmo ritrovati ?
Ma siamo così miopi da pensare che, senza ritorno economico, qualcuno o qualche associazione, si sarebbe occupato e preoccupato del Parco a mare ?
E se, ora per allora, l’assessorato trovasse i soldi necessari per realizzare il parco, siamo così miopi da pensare che, qualcuno o qualche associazione, si occuperebbe e si preoccuperebbe del parco, senza un ritorno economico che, evidentemente, dovrebbe arrivare da attività e da strutture ad uso privatistico all’interno del parco ?

Perciò, è proprio sul progetto che abbiamo il dovere Politico di puntare se vogliamo che domani non ci si giudichi tutti miopi.
Dobbiamo puntare sul progetto, anche e soprattutto,in deroga all’articolo che vieta opere entro centocinquanta metri dal mare, per scegliere il futuro di quell’area.
Un futuro che renda meno asfittico il futuro della Città tutta.

A mio giudizio, ve ne sono i presupposti.

Senza progetto sono, soltanto, chiacchiere da improvvisati o pensieri in libertà “al bar dello sport”, che possono dividere noi consiglieri comunali di oggi e che potranno dividere i consiglieri di domani.

Per quanto ho detto, a nome della maggioranza, chiedo ai signori consiglieri proponenti, di valutare la nostra proposta di ritirare la mozione.
La nostra è una proposta che formuliamo senza essere animati da ostracismo alcuno verso una mozione che, comunque, rispettiamo, perché in essa abbiamo colto e cogliamo il tentativo e la volontà politica di volere salvaguardare, per il futuro, l’utilizzo pubblico di quell’area.
Ma per le ragioni che ho esposto la Vostra è una mozione che riteniamo assolutamente inadeguata.
Vogliamo andare oltre, possibilmente insieme a Voi, vogliamo andare più avanti, vogliamo guardare più lontano per dare alla città prospettive più ampie.

Per guardare più lontano riteniamo fondamentale un approfondimento che non possiamo demandare ad una sospensione di pochi minuti, come abbiamo fatto in altre circostanze.
La posta per la Città è troppo alta, l’approfondimento dovrà essere finalizzato alla formulazione di una mozione di tutto il Consiglio, che indichi e programmi la strada per arrivare alla elaborazione di un progetto da presentare all’Assessorato prima che l’attuale concessionaria possa chiedere il rinnovo.

ABBIAMO IL DOVERE POLITICO DI INVESTIRE SUL PROGETTO PRIMA CHE PRIVATI INVESTANO SULL’AREA.
Sì perché l’investimento legato al progetto attuale è poca cosa rispetto all’investimento che in futuro gli stessi o altri privati potrebbero pensare di fare su quell’area.

Di fronte all’attuale progetto mi lascia interdetto la constatazione che i responsabili dell’assessorato al Territorio ed all’Ambiente e quelli preposti al rilascio del parere igienico sanitario possano avere espresso favorevolmente i pareri di competenza.
Relativamente agli aspetti che attengono all’approvvigionamento idrico ed allo smaltimento dei liquami.
Tre stabilimenti balneari, tre pizzerie, vastissime aree a parcheggio e quanto di altro,con una potenzialità di cento addetti ai lavori, (nessuna azienda a Cefalù ne ha di più), qualche migliaio di autoveicoli, qualche centinaio di roulottes e campers in posteggio, il che equivale a dire, potenzialmente, migliaia e migliaia di utenti per  centinaia di metri cubi di acqua potabile ed altrettanti di liquami, paradossalmente forniti o portati al depuratore con cisterne.
Evidentemente, per i responsabili che hanno rilasciato i pareri,se l’area di fiume carbone si trasformerà in una sorta di campo nomadi di 66.000 metri quadrati in tutto simile a quelli che vediamo sul lungomare proprio non interessa.

Di fronte alla assoluta leggerezza con la quale gli uffici hanno rilasciato i pareri di competenza, come cittadino sento di dovere urlare: VERGOGNA!

Per le ragioni che ho esposto, come consiglieri di maggioranza, auspichiamo una mozione che sia di tutto il Consiglio e che possa avere la forza di essere esibita, oggi e anche domani, all’Assessorato ed a quanti altri guardano a quell’area dal punto di vista di uno sfruttamento privatistico.
Una mozione per la cui stesura, oltre all’appronfondimento, sarebbe utile e fondamentale la risposta che l’Amministrazione darà alla interrogazione dei consiglieri di maggioranza.

Per concludere, alla luce della efficacia amministrativa dispiegata dal rilascio della concessione demaniale da parte dell’Assessorato al Territorio della Regione Sicilia, alla luce della durata della stessa e della assoluta precarietà dei manufatti con essa autorizzati, siamo convinti che il tempo per l’approfondimento non solo non comprometterà alcunché rispetto a quella destinazione ottimale che abbiamo il dovere di individuare, ma, soprattutto, sarà utile a tutto il Consiglio per inquadrare la complessa problematica da un punto di vista più ampio di quanto non sia quello da cui oggi, obiettivamente, possiamo riuscire ad inquadrare la questione medesima.”

(seguirà: Fiume Carbone (atto ottavo): il seguito del dibattito in aula nella seduta del 23 marzo 2006)

Saro Di Paola, 31 agosto 2013

_____________________________________________________________________________________________________________________

Articoli precedenti:

Fiume Carbone (atto primo): quando la Regione Sicilia spacciò la discarica per ripascimento - 7 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2867)

Fiume Carbone (atto secondo): quando il progetto di “Quadrato Verde” servì a gettare fumo negli occhi - 9 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2970)

Fiume Carbone (atto terzo): come procedettero i lavori di realizzazione della diga foranea - 10 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2996)

Fiume Carbone (atto quarto): quando, ultimata la diga foranea, la politica capì che non era questione di linee - 12 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/3015)

Fiume Carbone (atto quinto): quando, dopo tre lustri di silenzio, la politica di Cefalù tornò ad occuparsi dell’area del ripascimento - 16 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/3050)

Fiume Carbone (atto sesto): quando Lapunzina e i Consiglieri di opposizione suonarono l’allarme - 30 Agosto 2013  (https://www.qualecefalu.it/node/3179)

ed, inoltre,

Fiume Carbone: nel 2013 continuo a fare il tifo per il mare - 13 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/3030)