Fiume Carbone (atto quinto): quando, dopo tre lustri di silenzio, la politica di Cefalù tornò ad occuparsi dell’area del ripascimento

Ritratto di Saro Di Paola

16 Agosto 2013, 10:12 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Il cantiere del ripascimento venne chiuso nel 1990.
Con gli ultimi metri cubi dei materiali di scavo delle gallerie autostradali.
Il “parco a mare” restò nei grafici di “Quadrato Verde”.
Insieme al papavero cornuto ed al finocchio di mare.

Non una sola delle lire previste nella perizia di variante e suppletiva al progetto di ripascimento venne spesa per impiantare una sola delle essenze che avrebbero dovuto fare di quell’area un paradiso sul mare.
E dire che le lire previste erano 700 milioni.
Non poche.

Ad impiantare il “parco” a Fiume Carbone ha provveduto Madre Natura.
Progressivamente.
Anno dopo anno.

                                                                        
                                                                        
                                                                        
                                                                        

Senza viali alberati.
Ma con essenze arboree ed erbacee le più svariate.

                                                                        
                                                                        
                                                                        
                                                                        
                                                                        

Nel "parco naturale" tutte le essenze della macchia mediterranea.
Con la sola eccezione del papavero cornuto e del finocchio di mare.
Madre Natura ad impiantare tali essenze, a Fiume Carbone, non ha, neanche, pensato.
Madre Natura non è mica “Quadrato Verde”.
Sapeva, e sa, che, in quel luogo, quelle essenze non avrebbero trovato l’habitat giusto.
Non sarebbero attecchite.
E poi Madre Natura ha rispetto per le allodole.
Non si serve di specchietti per catturarle.

Però, il finocchietto selvatico …. quello sì!
Madre Natura ce lo ha messo. 

                                                                         

Dal 1990 ad oggi, a Fiume Carbone, anche l’uomo ha fatto la sua parte.
Non è voluto essere da meno della Natura.
Nel “parco” l’uomo ha aggiunto del suo.
Giorno dopo giorno.

                                                                         
                                                                         
                                                                         
                                                                         
                                                                         
                                                                         
                                                                         
                                                                         

Ma non solo!
Dal 1990 ad oggi, l’uomo, su quel parco e per quel “parco”, ha, addirittura, “pensato”.
Un “pensiero” per tutte le “necessità”.
Anzi, un’idea per tutte le occasioni.
Le più estemporanee.

A Fiume Carbone?
Facciamoci …. il porto.
Anzi no!
Facciamoci ….. il kartodromo …. la pista di motocross …..i campi di tiro a segno ……
A me, giusto mentre scrivo, è balenata un’idea diversa:
facciamoci ….. il campo da golf.
A 18 buche, ovviamente.
Se, poi, alle buche, aggiungiamo la club house con piscina coperta, su quell’area avremo fatto il massimo.
Per il bene di Cefalù, ovviamente.
L’acqua del mare è gratis!
Oppure no?

Su quel “parco” ad avere taciuto, è stata la “politica”.
Anzi, su quel “parco” e per quel “parco”, la “politica” non si è, neanche, sforzata di pensare.
Se, solo, avesse osato tanto, sarebbe stata Politica.
Con la maiuscola e senza virgolette.
L’assordante silenzio della “politica” si è protratto per tre lustri.
Sino al dicembre del 2005, quando l’Assessorato al Territorio della Regione Sicilia ebbe a rilasciare la concessione demaniale marittima n° 56.

                                                                              

Alla ditta GEDI dei fratelli Di Noto per realizzare, su quasi tutta la superficie del “parco”,
tre stabilimenti balneari, tre pizzerie, aree a parcheggio per qualche migliaio di autoveicoli e qualche centinaio di camper e di roulottes.
Il tutto con una potenzialità di cento addetti ai lavori.
Tantissimi.
Quanti, a Cefalù, nessuna azienda ne ha mai avuti e ne ha.

Fu Rosario Lapunzina, consigliere di opposizione, a suonare l’allarme:
si sono presi Fiume Carbone”.

Al prossimo atto.

(seguirà: Fiume Carbone (atto sesto): quando Lapunzina e i Consiglieri di opposizione suonarono l’allarme)

Saro Di Paola, 16 agosto 2013

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Articoli precedenti:

Fiume Carbone (atto primo): quando la Regione Sicilia spacciò la discarica per ripascimento - 7 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2867)

Fiume Carbone (atto secondo): quando il progetto di “Quadrato Verde” servì a gettare fumo negli occhi - 9 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2970)

Fiume Carbone (atto terzo): come procedettero i lavori di realizzazione della diga foranea - 10 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/2996)

Fiume Carbone (atto quarto): quando, ultimata la diga foranea, la politica capì che non era questione di linee - 12 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/3015)

ed, inoltre,

Fiume Carbone: nel 2013 continuo a fare il tifo per il mare - 13 Agosto 2013 (https://www.qualecefalu.it/node/3030)