21 Luglio 2013, 09:37 - Rosario Lapunzina [suoi interventi e commenti] |
Foto di Giacomo Sapienza
“Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre”.
Con queste parole Antonino Caponnetto, il giudice che creò e diresse il pool antimafia (del quale facevano parte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) dal 1983 al 1988, esortava i giovani ad essere sempre persone libere e consapevoli e, soprattutto, a non avere mai paura di pensare, di esprimere liberamente le proprie idee, a denunciare ciò che non va nella nostra società e di essere le guardie dei valori e degli ideali sui quali si fonda il concetto di legalità.
Cari ragazzi, mi rivolgo in particolare a voi perché siete voi le “gambe” sulle quali continuano a camminare i valori di cui parlava Giovanni Falcone, nella sua famosa frase che abbiamo voluto incidere nella lapide che la città di Cefalù dedica ai martiri del dovere delle stragi del 1992.
L’appello e, potremmo dire, la “missione” che il giudice Caponnetto affidava alle giovani generazioni nasce dalla consapevolezza che sono proprio i giovani i primi custodi della legalità.
Già, la legalità, parola della quale si abusa ma della quale difficilmente si comprende il significato.
Innanzitutto vuol dire rispetto delle regole, purtroppo però spesso anche chi rispetta formalmente le regole lo fa più per paura delle sanzioni che per adesione vera al concetto di legalità. Qualcuno fa notare, ad esempio, che l’Italia è la nazione nella quale per far rispettare un divieto occorre scrivere che quel comportamento è ‘severamente’ vietato, scrivere semplicemente “è vietato” non basta!
Ragazzi, vi dico che affinché ci sia la legalità non è sufficiente osservare una regola scritta o un ammonimento.
Legalità vuol dire dare a ciascuno ciò che gli spetta, rispettare il principio, scolpito nel Vangelo, secondo il quale non bisogna mai smettere di avere “fame e sete di giustizia”, battersi quotidianamente per far rispettare l’articolo 3 della Costituzione che afferma che “tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge”.
Nelle nostre realtà sociali, però, il concetto di legalità non può essere in nessun modo distinto dal principio di lotta alla mafia.
Come ci insegnavano i giudici Falcone e Borsellino, la mafia non è soltanto uccidere, spacciare droga o imporre il pagamento del pizzo. No! La mafia prima ancora di essere criminalità organizzata è una mentalità.
E’ un atteggiamento violento rivolto nei confronti di un’altra persona, è la voglia di prevaricare gli altri, di apparire superiori facendo uso della violenza.
Anche i giovani, a volte, subiscono questa mentalità. Si pensi al bullismo, presente in alcune scuole, alle piccole e grandi prevaricazioni e vessazioni quotidiane (messe in atto nei confronti dei più deboli), agli atti di vandalismo che, anche nella nostra città, sono sotto gli occhi di tutti.
Penso che principalmente voi giovani dovete far diventare realtà ciò che sosteneva il Giudice Paolo Borsellino: “ i giovani – egli diceva – avranno più entusiasmo di quanto io e la mia generazione ne abbia potuto avere”.
Allora credo che voi giovani dovete mettere insieme l’entusiasmo e la voglia di fare, che sono frutti preziosi della vostra età, e unire le vostre abilità creative ed intellettive per contribuire a sradicare dalla nostra società una sub cultura (quella mafiosa) che non dovrebbe appartenere ad un paese civile, ad una società moderna, ad una delle terre più belle del mondo che potrebbe benissimo trovare nelle sue tante energie positive un futuro fatto di autentico sviluppo umano e materiale.
La mafia, la violenza, il sopruso traggono nutrimento principalmente dalla paura.
Paolo Borsellino con una delle sue frasi più famose, che abbiamo voluto incidere anch’essa nella lapide che abbiamo scoperto poco fa, affermava: “ chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
Cari ragazzi, vi esorto a non avere paura e a mantenere sempre la schiena dritta.
Come ci insegnano tutti coloro che non hanno piegato la schiena davanti alle minacce e alla prevaricazione ( penso ad esempio al Beato don Pino Puglisi), è nella lotta per l’affermazione della legalità che risiede il senso più autentico della dignità umana.
Quella dignità che costituisce la base autentica della libertà.
Vi ringrazio.
Cefalù 19/07/2013
Foto di Giacomo Sapienza
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