La via Pasquale Culotta e le vie di Pasquale Culotta

Ritratto di Saro Di Paola

25 Ottobre 2024, 07:56 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Il 9 novembre p.v., nella ricorrenza del diciottesimo anniversario della prematura ed improvvisa dipartita dell'Architetto Professore Pasquale Culotta, nostro illustre Concittadino,
                                                                          
Gli sarà intitolata una via nel cuore del centro urbano di Cefalù:
                                                                         

il percorso pedonale, che dal fornice della via Giglio consente di raggiungere la via Verga,
          
          
                                                                                       
passando per la piazza Bellipanni. 
                                                                                      

Una via che Pasquale Culotta e Bibi Leone concepirono nei due progetti di edilizia privata, che, negli anni settanta del secolo scorso, furono incaricati di redigere, nelle aree non ancora edificate, della zona della prima espansione edilizia degli anni sessanta: il progetto dell'edificio Giardina, col fronte principale sulla via Giglio, e quello dell'EGV CENTER, nella vasta area compresa tra il Piazzale della stazione e la via Roma.
Due progetti con i quali i due Architetti concepirono gli ambiti dell'edilizia privata in funzione della fruizione e dell'uso da parte di tutti, riuscendo a coniugare l'interesse privato e l'interesse pubblico nel progetto di una porzione di Città, di una nuova centralità urbana, razionalmente e funzionalmente, connessa al preesistente.

Che Cefalù, prima o poi, avrebbe ricordato Pasquale Culotta con l'intitolazione di una via non era difficile pensarlo.
Io ebbi a dirlo nella seduta straordinaria, che il Consiglio comunale celebrò per ricordarne la figura, il 16 novembre del 2006.
Una settimana dopo la Sua dipartita avvenuta a Lioni, nell'avellinese.
In quella occasione, aggiunsi, però, che Cefalù non avrebbe reso il giusto onore alla Sua memoria di Uomo, di Architetto e di Politico, se non avesse avuto la capacità di percorrere le Sue vie.
Quelle che, nel suo passaggio terreno, aveva indicato a quanti, negli anni avvenire, sarebbero stati chiamati ad amministrare la Cosa Pubblica a Cefalù.

Ripropongo l'intervento integrale, che svolsi in quella seduta, per affidarlo alle pagine di questo blog, memoria del Politico, dell'Architetto e dell'Uomo, che dà senso Civico e valenza Politica all'intitolazione del 9 novembre p.v..

Al mio intervento del 2006 ho aggiunto, soltanto, una riflessione.
Quella, amara, che ha stimolato in me quanto, a Cefalù, non è accaduto nei diciotto anni successivi alla dipartita dell'Architetto.

Il mio intervento nella seduta consiliare del 16 novembre 2006

“Carissimi Familiari dell’Architetto, professore Pasquale Culotta,
Concittadini tutti, che, così numerosi, avete sentito di essere presenti per partecipare a questa seduta del Consiglio in Sua memoria,
Signor Presidente, Signori Consiglieri e Signori dell’Amministrazione

La seduta, che il Consiglio comunale ha voluto celebrare in memoria di uno dei più illustri dei figli, cui Cefalù, nel nostro tempo, ha dato i natali
NON È UNA SEDUTA CONSILIARE COME LE ALTRE.
Non è, neanche, una seduta con i caratteri di quelle altre che il gergo istituzionale include tra le straordinarie.
Questa seduta del Consiglio comunale, è STRAORDINARIA, perché STRAORDINARIO è stato, ed è, il Figlio di Cefalù per il quale abbiamo sentito il dovere istituzionale di celebrarla: l’Architetto, Professore Pasquale Culotta.

Potrebbe apparire che, sin dalle mie primissime parole, la retorica mi abbia già travolto.
E, invece, non è affatto così.
Non è affatto così, perché è, proprio, l’aggettivo STRAORDINARIO, il PRIMO, il più ELOQUENTE e forse L’ UNICO, nel quale possano trovare la giusta sintesi tutti quegli altri che, per Pasquale Culotta, abbiamo letto e sentito in questi primi, tristi, giorni dopo la Sua morte e di quegli altri ancora, che, per Pasquale Culotta, continueremo a leggere e sentire negli anni a venire.
Un aggettivo, di cui, per essere troppo ricorrente ed abusato nel linguaggio di tutti i giorni, abbiamo, forse, smarrito il significato autentico:
STRAORDINARIO cioè, FUORI DALL’ORDINARIO, FUORI DAL COMUNE.
E Pasquale Culotta, Uomo di Architettura, Uomo di Scuola, Uomo di Cultura, Uomo di Studio, Uomo di Confronto, Uomo di Dialogo, Uomo di Politica è stato, ed è, UOMO FUORI DALL’ORDINARIO.

Ed in questa SEDUTA, anch’essa FUORI DALL’ORDINARIO, in questa “Sala delle Capriate”, che, oramai da cinquanta anni, è l’agorà della Politica di Cefalù, di Pasquale Culotta mi limiterò a ricordare, soltanto, la straordinarietà del Suo passaggio Politico, a Cefalù.
La straordinarietà della Sua presenza Politica, a Cefalù. 
Straordinari sono stati l’uno e l’altra, nonostante Egli sia stato nelle istituzioni municipali, per pochi anni, soltanto, dalla fine del 1963 al 1968.
Quegli anni, che resteranno consegnati alla storia amministrativa della nostra città come gli anni del Piano Regolatore Generale.
Anni in cui il giovanissimo Pasquale Culotta, ancora studente presso la facoltà di Architettura di Palermo, insieme a due Suoi coetanei, il compianto Giudice Angelo Culotta ed il Dott. Francesco Gallotta, per fermare e per disciplinare la strage dei giardini e l’invasione del cemento tra la linea ferrata e l’attuale via Pintorno, dal "Carbaniu" al Salvatorello, e per assicurare un ordinato sviluppo al territorio tutto, si intestarono quella incalzante “DENUNCIA GIOVANILE” che, nel maggio del 1963, sfociò in un manifesto-appello dal titolo “UN CONVEGNO CHE VA FATTO”.
Un convegno di studiosi sul tema “NECESSITÀ DI UN PIANO REGOLATORE A CEFALÙ”.

Di quel convegno i tre giovani ebbero l’acume di indicare alle autorità competenti i temi:
1)    Riflessi socio-economici dell’adozione di un P.R.G. comunale ed intercomunale con individuazione dell’area comprensoriale.
2)    Salvaguardia del centro storico e tutela del paesaggio.
3)    Sviluppo economico-urbanistico di Cefalù nel quadro della programmazione economico-urbanistica regionale.

Ma non solo.
I tre giovani cefaludesi individuarono, anche, i relatori nelle persone degli Architetti Professori Giuseppe Samonà e Roberto Calandra e degli Architetti Bonafede, Urbani e Astengo.
Con quel convegno, LA DENUNCIA GIOVANILE DIVENNE PROPOSTA.

Quando poi, il 10 giugno 1964, Sindaco il dottor Giuseppe Giardina, il Consiglio comunale di Cefalù ebbe ad affidare, al Professore Samonà l’incarico per la redazione del programma di fabbricazione, per lo studio e per la redazione del PRG, Pasquale Culotta, ancora allievo architetto, era Assessore all’urbanistica.
Il primo Assessore all’urbanistica della storia amministrativa di Cefalù, proprio uno dei tre giovani, che, insieme ad altri, tra cui ricordo il Dott. Nicola Imbraguglio ed il Dott. Lorenzo Misuraca, DALL’ESTERNO DELLE ISTITUZIONI, di fronte al dilagare della edificazione senza regole, si erano intestati la battaglia per dotare Cefalù del Piano Regolatore.

Per Pasquale Culotta, frattanto, nel 1965, laureatosi in Architettura, la grande battaglia politico-culturale che portò al conferimento dell’incarico al Prof. Samonà, presto si trasformò in colpa.
Purtroppo.

Dopo il 6 maggio 1965, giorno della morte del Sindaco di Cefalù per antonomasia e, durante la crisi per la Sua successione alla guida dell’Amministrazione, Egli divenne il primo capro espiatorio perchè responsabile del freno che sarebbe potuto arrivare alla deregulation nell'edificazione.
Fatto oggetto di “strali velenosi” insieme ad un altro assessore, il Dott. Rosario Ilardo, non venne, infatti, confermato assessore, in quella che poi fu la prima giunta di centro sinistra della storia di Cefalù guidata dal sindaco Dott. Prospero Giardina.
E Pasquale Culotta, ai dibattiti per l’esame e per l’adozione del Piano Samonà, partecipò, da semplice Consigliere.
Se aveva avuto buon esito l’operazione di farLo saltare dalla giunta, non fu possibile tapparGli la bocca.

E dai resoconti di quei dibattiti emerge la straordinarietà del contributo politico che Egli seppe dare a quel Consiglio comunale ed alla Città.
Un contributo, che ha avuto la sapienza di dare con quel rispetto che, Egli sapeva, alcuni dei Suoi interlocutori non meritassero, ma di cui, comunque, li fece destinatari.
Quel rispetto verso i Suoi interlocutori che, negli anni avvenire e sino alla Sua morte, avrebbe fortemente e positivamente, contraddistinto lo stile ed i modi, con i quali Pasquale Culotta sapeva ed amava relazionarsi con gli altri.
Relazionarsi con gli altri in un confronto mirato al perseguimento di quelle scelte che, oggi nel 2006, con la cultura di altri quaranta anni di urbanistica, appaiono scontate e che, invece, a metà degli anni sessanta, per quanto si desume dai resoconti dei dibattiti, scontate non erano affatto.

E, di fronte a proposte che, oggi tutti avremmo giudicato autentici attentati al centro storico di Cefalù, Egli ebbe la predisposizione e la pazienza di convincere con le argomentazioni. Convincere con le argomentazioni per evitare che, in Consiglio, potessero prevalere scelte, che sarebbero state nefaste per il futuro di Cefalù.

Farò alcuni flash sui Suoi interventi in quest’aula.
Li ritengo sin troppo eloquenti per fare cogliere la tensione culturale e politica con la quale Pasquale Culotta si propose nel dibattito.
Troppo eloquenti per non lasciare intendere come Cefalù abbia corso il rischio, di ritrovarsi con un centro storico stravolto in quei connotati per i quali era, ed è, rimasto unico al mondo.

Sotto queste stesse capriate, a quel Consigliere comunale, che, di fronte alle limitazioni ed ai divieti imposti dal Prof. Samonà all’attività edilizia privata nel centro storico, ebbe, testualmente, a sostenere:
“….si finisce con il considerare storico e, quindi, meritevole, di tutela e di conservazione, anche il tugurio maleodorante, le abitazioni vecchie, cadenti, puntellate e malsane che testimoniano una grande miseria che affligge, tutt’ora, la nostra gente……..” ,
a quello stesso Consigliere, che, testualmente, aggiunse:
“……..l’indiscriminato divieto di sopraelevazioni e di nuove costruzioni finisce con il condannare al totale perimento gli antichi fabbricati anche in quelle zone nelle quali non sono in discussione l’alterazione di una struttura architettonica abbisognevole di tutela……per non costringere la povera gente a vivere in condizioni incivili l’interesse primario è quello di favorire ed incoraggiare, con le sopraelevazioni, le ricostruzioni, le nuove costruzioni ed il riempimento dei cosiddetti vuoti del centro storico……..” 
ciò perché: 
“solo il Duomo e le sue immediate adiacenze conservano le caratteristiche monumentali di una storia gloriosa”, 
il Consigliere Pasquale Culotta, con grande lucidità scientifica, con grande lungimiranza politica e con la grande pacatezza di chi ha, nella capacità di argomentare, la forza per essere convincente,
ebbe testualmente a replicare: “…..La libera iniziativa sul centro storico non può favorire la povera gente che vi abita ma favorirebbe iniziative di altro tipo che tralasciamo di definire speculative……Il danno sul centro storico sarebbe irreparabile, questa struttura urbana va difesa e capita……..Sappiamo che il pregio, il valore e l’uso che ne deriva dell’antica Cefalù, non è solamente nella Cattedrale e nelle sue adiacenze architettoniche, ma nella compattezza della struttura urbana, nella unicità del disegno della struttura urbana, nelle vedute interne ed esterne che si colgono camminando ed osservando nel centro storico, nei tetti, nella plasticità e nel colore dei tetti. 
La disuniforme composizione plastica dei tetti, vista da Santa Lucia, dalla Rocca e da qualunque altro punto di vista esterno dà denominazione e carattere universale a Cefalù……Se parliamo di intervenire per l’igiene allora è chiaro che dobbiamo bloccare qualunque sopraelevazione, la larghezza delle strade, appena 3,4,5 metri non consente maggiori altezze….”

A quell’altro Consigliere, che proponeva di far proseguire il lungomare sino a piazza Marina replicò:
“…….. Il lungomare che dovrebbe tagliare i piedi alle case che prospettano a mare, è un esempio di eccesso, di non utilità. Il pedone che dovrebbe camminare sotto questa magnifica cortina cosa accanserebbe?
Quali prestigiose vedute gli apriremmo?
La cortina delle case, per apprezzarne la bellezza compatta e pittorica, va vista da punti di vista abbastanza individuati. Il molo, piazza Cristoforo Colombo sono i punti più vicini che ne consentono il godimento. Andarci sotto non consentirebbe alcuna godibilità delle case, ma solamente del mare. Ma il mare lo vediamo da tantissimi punti………”

A quell’altro Consigliere, che, per non deludere i commercianti del Corso Ruggero, era contrario alla sua pedonalizzazione e proponeva di realizzare un parcheggio pubblico dietro questo Palazzo di Città con una piazzetta ad angolo tra la via Vittorio Emanuele e la via XXV Novembre, dopo aver precisato che
“……da quelle parti (cioè dalle parti che si sarebbero dovute sventrare) abitava un tale Mandralisca….” e che “……per comprare non entriamo con la macchina dentro al negozio…”
Pasquale Culotta, replicò facendo un conteggio aritmetico:
“…… calcolando in 4.000 le macchine per i residenti e per i forestieri che entrano nel centro storico per affari e per compere……per reperire i posti macchina dovremmo abbattere tutte le case che vanno dal corso Ruggero alla via Vittorio Emanuele, lasciando le sole facciate con i commercianti sul corso Ruggero…..”

Convincere con le argomentazioni e con i paradossi, questo il contributo di Pasquale Culotta che è stato fondamentale per quella tutela e per quella valorizzazione del centro storico cui avrebbe, poi, dato fondo con la elaborazione di uno dei primi piani particolareggiati per i centri storici, di tutto il territorio nazionale.

Fuori dalle istituzioni, Pasquale Culotta ha continuato ad occuparsi e preoccuparsi dei problemi urbanistici di Cefalù, nei decenni successivi e sino alla Sua Morte.
Tantissime le tesi di Laurea, che, su Cefalù, ha fatto svolgere ed approfondire ai Suoi allievi architetti.

Trovo molto significativa l’ultima Sua riflessione urbanistica su Cefalù e, in particolare, “sulla espansione urbana, ancora non conclusa, dove, Egli così ha scritto, tra l’indistinto edificato si cominciano a delineare nuove centralità”.
Centralità nuove che, per Pasquale Culotta, non hanno quella qualità ambientale e quei caratteri architettonico-formali delle centralità storiche di Cefalù:
u chianu”, “a puorta tierra”, “a marina”, “u bastioni” e di quelle altre centralità che il Suo fraterno amico, il compianto magistrato Angelo Culotta, ha, sapientemente, descritto nel volume “IL PAESE DI DENTRO”, integrando la Sua descrizione con mirabili pagine di letteratura tratte da “ombelichi tenui” di Antonio Castelli e da “una città da marciapiede” di Pasquale ed Angelo Culotta e di Marcello Panzarella.
Quelle centralità storiche che tutti conosciamo: il Circolo Unione: austero tempio delle malelingue, il Corso Ruggero, la cosiddetta “Villa” dei giovani, quelli del Loro tempo, che, a don Ciccio, ordinavano “una gassosa con tre cannucce” pur di avere concessa, da don Ciccio, la possibilità “di restare ai tavoli del bar sino a tarda notte, a volte impegnati in interminabili partite a scala quaranta, ma più spesso in animatissime discussioni”. 
Le centralità storiche, quei luoghi urbani dell’incontro, della socializzazione e del pettegolezzo che, nel 2006, hanno il loro contro altare nelle centralità irrisolte della Città dell’espansione edilizia e che, divenuti, in questi ultimi anni, tappe obbligate del nostro vivere quotidiano, non hanno quei caratteri architettonico-formali, indispensabili per la loro identificazione.

Per tali nuove centralità, che per ragioni di tempo non elenco, Pasquale Culotta nella Sua ultima riflessione urbanistica su Cefalù ha indicato nel Concorso Pubblico, la via per “istruire il progetto pubblico”.
Egli così ha concluso la riflessione, cui mi sono riferito:
“…..negli ultimi anni in Italia, in piccoli e grandi comuni, abbiamo rafforzato per la progettazione pubblica l’istituto del concorso, qualificando le azioni politiche, incentivando il confronto culturale e professionale, raggiungendo esiti di grande rilievo e significato per l’architettura delle città. Cefalù deve aspirarci”.

Questa ASPIRAZIONE ,che Pasquale Culotta, ha sentito Cefalù dovesse avere è L’ULTIMA VIA, che, in ordine di tempo, Egli ha indicato a quanti, a Cefalù, saranno chiamati ad amministrare la Cosa Pubblica.
La via per migliorare la qualità ambientale e la vivibilità della nostra Città.

Non sarà, soltanto, dando il nome di Pasquale Culotta ad una via di Cefalù che, Cefalù avrà reso onore alla memoria, dell’Uomo, dell’Architetto, del Politico
Cefalù Gli avrà reso il giusto onore, soltanto, se avrà avuto la capacità di percorrere la Sua Via, anzi LE SUE VIE.

Sono vie che non sarebbe stato facile imboccare, neanche con la sollecitazione ed il pungolo scientifico-culturale di Pasquale.
Sono VIE IN SALITA che, ora che Pasquale non è più tra noi, sarà più ARDUO SCALARE.

Al riguardo, mi ha colpito, il messaggio SMS, che, il giorno dopo le esequie di Pasquale, mi ha inoltrato Filippo Raimondo, prestigioso Architetto cefaludese, Professore associato alla facoltà di Architettura dell’Università di Pescara, che recentemente ha vinto il concorso internazionale per la nuova stazione Tiburtina di Roma.
Filippo, tornato a Roma, dopo essere venuto a Cefalù, insieme ad altri colleghi per dare l’ultimo saluto a Pasquale, mi ha scritto:
“Caro Saro…….mi chiedo quale immenso sforzo di intelligenza dovrà compiere Cefalù per essere in sintonia con il suo Pasquale…….”
Gli ho risposto: “ …..hai ragione Filippo lo sforzo di intelligenza dovrà essere immenso e sarà uno sforzo impossibile se gli Architetti di Cefalù che avete avuto la fortuna di esserGli stati allievi, se gli Architetti della “SCUOLA DI CEFALÙ”, cioè gli Architetti della “SCUOLA DI CULOTTA E LEONE” non ne doveste raccogliere il testimonio.”

Ma, Pasquale Culotta, per Cefalù, non è stato, straordinario, soltanto nelle intuizioni urbanistiche e nelle vie, che, da Architetto illuminato, ha indicato.
Pasquale Culotta, per Cefalù, ha ricoperto un ruolo che nessuno prima di Lui ha ricoperto, un ruolo che è difficile altri possano ricoprire, un ruolo che pochi altri, per le loro città natie, hanno ricoperto e ricoprono. 
PASQUALE CULOTTA, in silenzio e per decenni, è stato, DI CEFALÙ, instancabile AMBASCIATORE E MINISTRO
FUORI LE MURA DI CEFALÙ è stato MINISTRO PER GLI ESTERI e MINISTRO PER LA CULTURA.

Egli, OVUNQUE sia andato ed ovunque abbiano avuto fama le Sue opere, la Sua Architettura, i Suoi Studi e i Suoi scritti, HA PORTATO CEFALÙ CON SÈ.
Ovunque di Cefalù ha portato la Cattedrale, la Rocca, i Monumenti, il Centro Storico, la Cultura e la Storia.

A Cefalù, per Pasquale, sono venuti numerosissimi docenti, ricercatori e studenti di università italiane e straniere, uomini di cultura e studiosi delle più svariate nazioni del mondo.
Ed il Professore, il prestigioso Preside della facoltà di Architettura di Palermo, li ha accompagnati, instancabilmente ed amabilmente, come il più umile, ma, certamente il più innamorato e il più qualificato degli ambasciatori.
Pasquale Culotta Ministro, MINISTER, cioè SERVITORE di Cefalù.

Sì, Pasquale, in silenzio, senza proclami e senza clamori, per decenni, ha servito Cefalù.
Cefalù, però, almeno e mi auguro, soltanto, sino alle Sue esequie, non Gli ha fatto tributo di quella gratitudine che Egli avrebbe meritato e merita. 
I TRE CEFALI, a corona del pane o della moneta che sia, i tre Cefali di quel gonfalone che Egli portava nel cuore e che Egli ha portato, alto, nei Suoi viaggi per il mondo, NON LO HANNO ACCOMPAGNATO NEL SUO ULTIMO VIAGGIO.

Pasquale non ne avrà certamente sofferto.
Gli sarà bastato l’immenso abbraccio dei tantissimi che Gli abbiamo voluto bene, dei tantissimi che lo abbiamo amato.
Siamo stati, proprio noi, che ne abbiamo sofferto e, ne sono certo, la cittadinanza.
QUASI TUTTA, perché anche Pasquale non è stato risparmiato dalla regola, che accomuna tutti i mortali: non per tutti, a Cefalù, è stato "propheta in patria".

QUEL GONFALONE, è rimasto qui, dove lo vediamo stasera, al funerale di Pasquale non c’era, ma noi, CON GLI OCCHI DEL CUORE, LO ABBIAMO VISTO.
Era, proprio là, davanti al feretro, a guidare la moltitudine di concittadini e di illustri esponenti del mondo accademico nazionale che, da tantissime città d’Italia, hanno sentito di non poter mancare all’ultimo abbraccio con Pasquale.

GRAZIE, ARCHITETTO, PASQUALE!
È UN GRAZIE CHE TI RENDIAMO DAL PROFONDO DEL NOSTRO CUORE PER QUANTO, A CEFALÙ, DI TE HAI FATTO DONO.
È UN GRAZIE CHE TI RENDIAMO PER QUANTO, PER CEFALÙ, HAI RAPPRESENTATO, RAPPRESENTI E RAPPRESENTERAI.”

Sin qui il mio intervento di Consigliere nella seduta straordinaria del Consiglio comunale del 16 novembre 2006.

Aggiungo, per concludere questo mio scritto, la riflessione, amara, che, come ho scritto all’inizio, mi ha stimolato quanto, a Cefalù, non è accaduto dopo la dipartita di Pasquale Culotta:
in diciotto anni nessuno ha intrapreso una sola delle vie che Lui indicò per Cefalù.
Una sola delle vie di Pasquale.

                                                                                  .

Saro Di Paola, 25 ottobre 2024

Commenti

Non ho personalmente conosciuto l’Arch. Pasquale Culotta, da cefaludese sono del parere che ha dato lustro alla nostra città e condivido la scelta di intitolargli una via.Da Consigliere comunale posso confermare che “nessuno ha intrapreso una sola delle vie che Lui indicò per Cefalù”.Dallo studio della documentazione che nel corso della consiliatura ho richiesto agli uffici comunali basta ricordare due progetti rimasti solo sulla carta: il progetto di Piazza Duomo https://www.qualecefalu.it/node/24585 e il progetto di restauro e rifunzionalizzazione del Palazzo Municipale di Via Giovanni Amendola https://www.qualecefalu.it/node/24849Risulta, addirittura, che l’Arch.  Pasquale Culotta rese prestazioni professionali che il Comune di Cefalù non ha mai retribuito tanto che presso la Corte di Appello pende, promosso dai suoi eredi, un ricorso per il mancato pagamento dei relativi compensi.