18 Luglio 2024, 09:07 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti] |
Ci vorrebbe invece un "Buon Samaritano"
- Chissà, forse, un giorno, ma il detto dice: "mientri u miericu sturìa, u malatu pigghia a via"! -
La testimonianza fisica dei ricordi, le loro tracce, sono il materiale "storico" su cui poggia la costruzione dell'IO e la sua narrazione, che è poi quello che si mostra agli altri, o "si vende" agli altri:, molti lo chiamano: il Brand!
Chi siamo: un paese di camerieri e di osti, figli di una cultura agronomica del territorio?
E allora, un vecchio mulino ....
... che una volta stava su uno dei tanti corsi d'acqua (torrenti) che dalle colline scendevano al mare scavando sulla terra, tanti "vadduna" e per cui quando il lunedì di pasqua si andava nelle campagne per la grande abbuffata di primavera, si diceva "a satata 'i vadduna",
.... e un vecchio "trappitu campestre" (noto su questo blog dal dicembre 2011 -"In ultimo, un augurio speciale": https://www.qualecefalu.it/lac/node/3528 - vi invito col cuore a rivederlo e a rileggerlo) ...
... non dovrebbero essere considerati dello stesso valore storico di una tomba di oltre 2.000 anni fa?
E, ciò non per sminuire il valore storico della tomba, ma per sottolineare quello dell'unico mulino storico rimasto di un tempo della nostra città, ormai del tutto passato (si è tanto parlato in passato di recuperare una ormai fantomatica "Via dei Mulini" - ce n'erano diversi - che però non è la strada che porta questo nome), e quello di un trappitu campestre, forse l'ultimo ancora non trasformato in arredo di un qualche locale schick. Non vi sembra che questi resti potrebbero "essere valorizzati" inserendoli nella suggestione, nel sogno del turista, per cui paga il plus-valore di un aperitivo, di una stanza, di una cena o un pranzo?
Dico, anche soltanto in un'ottica "commerciale" (che è l'unica che sembra andare di moda), non tornerebbe utile questo recupero?
Ma anche se non fossimo solo un popolo di osti e camerieri - peraltro stupidi -, e cioè fossimo degli Uomini, liberi di dare nome alle cose, indipendentemente dal loro grado di potenziale "valorizzazione economica", dovremmo riconoscerne il valore di "traccia" importante di un modo di vivere appartenuto ad una "civiltà" di questa terra, ormai del tutto scomparsa.
"La memoria e l'identità collettiva", vedi un interessantissimo commento del prof. Vincenzo Garbo, del gennaio 2011, in "un fotomontaggio (approssimativo) della "Pietra della memoria" al Molo
https://www.qualecefalu.it/lac/node/3452
Eppure di questa tomba, l'unica superstite che io sappia della necropoli che si stendeva sotto la zona di espansione urbana, e che a partire dalla fine degli anni '50 è stata completamente devastata, non c'è traccia nelle guide turistiche e, quasi fosse una proprietà privata, non ho visto alcuna segnaletica attorno all'albergo (forse per non disturbarne il "godimento" agli ospiti paganti dell'hotel, o per incuria del nostro ufficio turistico?).
Di questo mulino ho un ricordo piuttosto di mia madre che mi raccontava di quando da bambina suo padre la portava con il carretto a macinare il grano da "u zu Vicienzu", un omone grande e grosso. E' un luogo che bisognerebbe preservare assieme ai ruderi della abitazione alle spalle, e "alleviare" da quelle auto che le stanno addosso.
Al posto del museo archeologico che in tanti - tra cui se non sbaglio, l'attuale nostro assessore alla Cultura - vedevano nei locali dell'Itria oggi c'è ...(?)... un ristorante!..
Vedi: "Una domanda al prof. Franco sul museo archeologico"
- https://www.qualecefalu.it/node/816
Si era detto di mettere quei - poi non tanti - pezzi archeologici all'Osterio Magno ma non si è fatto nulla nè nel primo, nè nel secondo caso, e i pezzi stanno ancora nei magazzini di Imera (pochi o molti che siano, importanti o meno che siano).
Della tomba di Ruggero che lui volle fosse qui: nella cattedrale, e non in quella di Palermo, stendiamo ormai un pietoso silenzio.
Come sulla cosiddetta "Abbazia Thelema" di Aleister Crowley: un vergognoso caso di rimozione bigotta della storia di questa città. Sotto la tutela della Provincia, destinata - con i suoi affreschi famosi nel mondo - a ridursi totalmente in macerie!
Ma di quale "turismo culturale" si sta parlando, cosa si intende con questo sostantivo e aggettivo? In questa città proprio non lo capisco
Sul finire del 2010, ci fu una grande discussione sulla collocazione di un grande monumento a Ruggero II che si voleva al Molo, chiamato "La pietra della memoria".
... chiedevo alla fine: "... e non è questa la vera “Pietra della Memoria” della Marina? Quanta storia, quanta vita di uomini di mare in quei solchi! Eppure giace lì misconosciuta, abbandonata.
Siamo proprio pazzi!"
Vedi meglio nell'intervento non solo fotografico al riguardo, dell'arch. e fotografo Salvatore Culotta: "Cattedrali" del 5 febbraio 2012
https://www.qualecefalu.it/lac/node/6766
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