27 Gennaio 2024, 10:08 - Michele Cutaia [suoi interventi e commenti] |
Un pensiero critico per un vecchio collega, conosciuto negli anni '60-'70, presso l'Istituto d'Arte di Cefalù: Andrea Merlo
Caro Andrea, grazie della tua biografia. Ho letto tutti gli attestati di benemerenza o, come vuoi, le “referenze” rilasciate dalle autorità competenti ove prestasti i tuoi servizi direttivi, le tue mostre, ecc... D’altronde non potevano in assoluto ignorare le tue competenze in merito alla professionalità sull’arte ceramica di cui, io, da tantissimi anni sono a conoscenza. Giovanni De Simone*, che conoscevo personalmente e ne apprezzavo la grande maestrìa del fare la “sua ceramica” un talento eccezionale dalle grandi risorse espressive (titolare di una grande bottega d’arte, in cui ti tenne alle sue dipendenze), consapevole del tuo valore, ritenne opportuno elogiarti per le tue intrinseche qualità professionali nel campo della ceramica. E lui, come artista ed esperto della materia, è stato come averti avuto a “battesimo”.
Dopo la scomparsa di De Simone s’è diffusa, nel mercato, a Palermo, una produzione di ceramica scadente, ma degnamente contrastata, da un incremento qualificato di ceramica d’arte, orientata per il settore turistico. Fra l’altro esistono botteghe ceramiche che trattano prodotti di qualità, realizzati da brave maestranze (pagate in nero) che producono anche soggetti popolari con formule decorative tradizionali o folcloristiche, però, se lavorassero in proprio, potrebbero gestire meglio le loro capacità espressive.
Tu, Andrea, io, presumo un po', di saperlo: quando decori piatti, o quelle forme vascolari, talvolta di tua invenzione, scaturisce in te una rara qualità sempre diversa, di volta in volta, e irripetibile: nelle fantasie geometriche, o altre espressioni, si scatena una ricca varietà di immagini che tu risolvi con assoluta naturalezza, non sempre sono linee, ritmiche o meno, cerchiature, strani zigzagati, con un'interpretazione che non ha eguali.
È una gioiosa e vitale energia, una musicalità dai toni alti (anche se talvolta pecca, forse, per stanchezza, in deboli e fiacche figurine, vivacizzate tuttavia, sui contorni, specie nei piatti, da frenetiche decorazioni ritmiche che salvano il tutto.
C’è un piatto ovale, manganese, verde ramina e, su fondo, strani, gradevoli cavalli bianchi con bordo continuo di oculati e un altro piatto, originale con l’inventiva di contorno, e nello sfondo, uno strano cavallo bianco che quasi morde i rami di un albero.
Certe forme di vasi, come dicevo, che sanno di tua invenzione, a lucignolo, stuzzicante, varia, ricca la decorazione geometrica verde-ramina e vari vasi con altre forme che indicano altre fantasie, asimmetriche...
Poi ci sono, chiamale come vuoi, le “sculture” moderne, patinate o meno, antichi retaggi di forme plastiche, ritratti, e poi quelle forme figurative stilizzate, levigate, dinamiche, cromatizzate, che risvegliano comunque il “sapore” della ceramica, cariche di lucentezza che giova all’opera, come certi rilievi figurativi, di tendenza naif, o pannelli, con figure anomale, miste, deformate, autentiche, che si equilibrano nell’insieme.
Mi fermo, anzi, dimenticavo, sulla copertina del libro c’è uno splendido vaso, scientemente modellato a lucignolo, niente di più originale, a decorazioni a vari settori orizzontali, con invenzioni geometriche inedite, finendo in basso, con volatili che s’armonizzano, nell'insieme, in modo sciolto e compatto.
Caro Andrea, sei un ceramista autentico, anche se pure dedito alla scultura, che temi possa sfuggirti, ma, inconscio, la insegui, e la ritrovi: e non ti accorgi, intanto, che “essa” si compendia in tutte le forme rappresentate in cui l’irruenza delle decorazioni nuove e preziose, ha il sopravvento, per cui la tua scultura, silente, irrompe, e si rigenera, nella materia cretacea, che splende nei suoi decori, e si innesta nell’essenza vitale dell’“arte ceramica.” L’arte unifica tutto. Andrea, per me, rimani tra i migliori, o, forse... sei tu, il migliore....
Palermo 2023 - Michele Cutaia
* Ebbi modo di conoscere Giovanni De Simone come collega al Liceo Artistico di Palermo, ma per poco, perché venni staccato alla succursale del Palazzo Aiutamicristo, serbandone sempre l’amicizia. In seguito ci siamo incontrati in varie occasioni e in eventi culturali.
Non ricordo bene, ma credo sia stato Giovanni De Simone ad avere “inventato” la possibilità, a Cefalù, nel territorio collinare, mi pare di Campella, e dintorni, perché gli artisti, ma anche persone di cultura, potessero costruirsi, in quella zona, una loro casa. Ricordo che nacquero forti polemiche, se poteva essere possibile e sicuro geologicamente, un insediamento edile in quei luoghi. Fatto sta che l’“esodo” avvenne, e in quella località, e dintorni, sorsero molte case.
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