6 Dicembre 2022, 12:01 - Giovanni La Barbera [suoi interventi e commenti] |
La sequela delle trasmissioni televisive conseguenti al recente dramma di Ischia ha messo in evidenza lo sport nazionale nel cui esercizio é d'uso trasformare il diritto dovere della notizia in un cinico spettacolo di fatti luttuosi.
Come è noto, questo è uno “sport” praticato professionalmente anche dalla politica, che in alcuni versanti individua come peccato originale o causa prima di tutti i mali del territorio “l'abusivismo edilizio”.
La storia recente ha registrato molti comportamenti di questo tipo da parte di uomini delle pubbliche istituzioni e del giornalismo, irrazionali o strumentali al loro fabbisogno esistenziale.
A mio modo di vedere questo comportamento non andrebbe solo banalmente biasimato, ma esso andrebbe spiegato con metodi psicoanalitici, o forse ancora meglio con le neuroscienze, dalle quali si trarrebbe in questo contesto come si manifesta il fenomeno della rimozione, di freudiana memoria, ( delle colpe) siano esse individuali che collettive.
Ora, il fenomeno dell'abusivismo, nei soggetti anzidetti, non viene mai contestualizzato storicamente e con molta superficialità (in quanto peccato) viene liquidato, con una falsa morale, e accusato di generare i fenomeni di dissesto idrogeologico del territorio.
La condanna del cittadino che realizza l'abuso è quindi il modo più sbrigativo secondo il rituale del “capro espiatorio” qui attualizzato.
Per brevità. Occorre ricordare che nella locuzione abusivismo edilizio, senza scendere nei particolari delle leggi in vigore, viene concentrata una molteplicità di comportamenti, che, per insiemi, è possibile, in prima facie, definire abusi per speculazione, e abusi per necessità legate alla famiglia o a un lavoratore imprenditore.
Le azioni repressive previste dalla legislazione attuale non ritengo siano state determinate congruamente, tenendo conto di questa genetica distinzione.
Pertanto, sono state previste smisurate procedure giuridiche e burocratiche fortemente sproporzionate rispetto all'offesa sociale che un dato comportamento abusivo è in grado di generare.
Cosi, trattando di ogni erba un fascio, si compie l'ingiustizia.
Sembrerebbe che, in chiave antropologica e ancestrale, la società odierna abbia bisogno del rituale del sacrificio del capro, con la catarsi dopo la tragedia.
Lapidariamente ricordo che:
la prima casa è oggi considerata un servizio indispensabile per attendere all'educazione del cittadino socialmente integrato;
il miglioramento della propria casa è un diritto fondamentale, per cui ogni ostacolo a questa aspirazione mortifica profondamente il cittadino;
la casa è storicamente stata motivo di lotte sociali;
Senza i condoni edilizi le “frane, gli smottamenti sociali” avrebbero causato molti morti rispetto a quelli causati dalla natura;
lo Stato non avrebbe mai potuto dare le risposte al fabbisogno creatosi in Italia nello scorso secolo in seguito ai processi socio-economici ben conosciuti;
in Sicilia sono molte le case costruite con i risparmi e i sacrifici degli emigrati che hanno affrontato all'estero ogni tipo di dramma per questo scopo, consentendo con le loro rimesse, e questo è storicamente accertato, la sopravvivenza dei siciliani nello scorso secolo;
le case costruite autonomamente molto spesso sono state una conseguenza della mancata predisposizione di Piani Regolatori. Questi, quando esistevano contenevano più che le risposte al fabbisogno della casa primaria, aree prevalentemente destinate ad un mercato speculativo.
Solo per semplificare qualche aspetto della questione, cioè del rapporto tra le abitazioni abusive e dissesto idrogeologico, che meriterebbe una rilettura più ampiamente storica atta ad aggiornare chi si scaglia senza discriminazione su di esso.
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