La mina più pericolosa nel sottosuolo di Cefalù

Ritratto di Saro Di Paola

28 Novembre 2022, 15:07 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Il 7 novembre scorso ho descritto ed ho localizzato le mine disseminate nel sottosuolo di Cefalù (www.qualecefalu.it/node/24520 ), cioè i tubi ARMCO nei quali sono state, nel tempo, canalizzate le acque dei corsi d’acqua che tagliavano il territorio di Cefalù ad Est e ad Ovest di quello che, fino agli anni 50 del secolo scorso, era stato il suo centro urbano.

La più pericolosa di tali mine è quella del Sant’Oliva, nel tratto che, negli anni  novanta, venne intubato per consentire il completamento della cosiddetta strada intercomunale Cefalù-Castelbuono.
                                                                              
Della mina del Sant’Oliva avevo scritto, su questo blog, prima, il 14 settembre del 2017,( www.qualecefalu.it/node/21218) a seguito dello straripamento del Rio Ardenza che, pochi giorni prima, a Livorno, aveva causato 8 vittime e danni ingenti, per sollecitare la pulizia dell’alveo a monte e ne riscrissi, il 28 ottobre 2017, (www.qualecefalu.it/node/21375 ), dopo la pulizia dell’alveo fatta eseguire agli operai dell’ESA dall’allora Sindaco Lapunzina,
           

Sono passati oltre cinque anni da quando, rischiando di rompermi l’osso del collo, mi reintrodussi, per l’ennesima volta ed ultima volta, in quel tratto di canale, percorrendolo[S1]  in tutta la sua lunghezza e documentandone le condizioni ben visibili nelle foto che seguono.

Già nel 2017, oltre agli ingombranti trascinati dall’acqua e bloccati dai montanti che, per impedire lo schiacciamento dell’ARMCO, vennero messi tra il 2002 ed il 2007, con un intervento di somma urgenza del Genio Civile, che, da Consigliere comunale, con grande insistenza, avevo sollecitato all’Ing. Giuseppe Dragotta, allora responsabile del settore corsi d’acqua,
        
        
il canale in lamiera ondulata di ferro, presentava l’anomalia, piuttosto evidente, costituita dal sollevamento dei pannelli nella mezzeria del suo fondo,
a valle di quei montanti,
                                                                                
ed in prossimità del suo sbocco a valle
                                                                                     

e la criticità costituita dall’avanzato grado di ossidazione della lamiera dei pannelli lungo l’attacco del fondo alla volta dell’ARMCO, che, per averla scagliata, ne comprometteva l’integrità.
                                                                                
L’allora Sindaco Lapunzina,  commentando quel mio scritto, dopo aver puntualizzato  che il canale  sarebbe stato liberato dagli ingombranti aggiunse: “Le condizioni di stabilità dello stesso canale saranno oggetto di una relazione che sarà inviata agli uffici competenti”.

Riscrivo della mina del Sant’Oliva, oggi, per porre due domande agli Amministratori di Cefalù:
- la relazione sulle condizioni di stabilità del canale del Sant’Oliva è stata inviata agli uffici competenti?
gli uffici competenti, presumo il Genio Civile di Palermo, hanno risposto?

Ne riscrivo, oggi, dopo avere constatato che l’alveo del Sant’Oliva, a monte del canale, è, di nuovo, intasato dalle canne, dai rovi e dalla macchia, che lo rendono impenetrabile.
            

Ne riscrivo, oggi, dopo avere constatato le crepe ed i cedimenti del corpo stradale della Cefalù-Castelbuono, che sono patente riprova della fragilità del suo tratto in rilevato sul canale ARMCO e, nel contempo, di quella del canale medesimo.
         

Ne riscrivo, oggi, tre giorni dopo l'agghiacciante tragedia di Ischia, che, povera Italia, come le altre che l’hanno tristemente preceduta, fa individuare nella prevenzione la prima delle misure da adottare per neutralizzare, il più possibile, le fragilità idrogeologiche del territorio del Bel Paese.

Saro Di Paola, 28 novembre 2022