Le cause degli aborti naturali delle gallerie di sfollamento n°1 e n° 2 e le ragioni per le quali abortirà la n°3 (SECONDA PARTE)

Ritratto di Saro Di Paola

13 Novembre 2022, 08:49 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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SECONDA PARTE: 
LA CAUSA, VERA, DELL’ABORTO NATURALE DELLA GALLERIA DI SFOLLAMENTO N°2

E’ indubbio che l’ubicazione ottimale della galleria di sfollamento sarebbe stata la n°1.
Ciò perché la sua lunghezza sarebbe stata la minima possibile, col duplice vantaggio di ridurre al minimo i costi di realizzazione ed i tempi dei soccorsi nei casi di emergenza.
In caso di fuga, a piedi, i viaggiatori avrebbero potuto imboccarla dalla fine, lato est, delle banchine dei due binari.
 
L'impossibilità di renderla carrabile, perché era impensabile tagliare in due la via Cirincione, costrinse RFI a reperire un'area, inedificata, quanto più prossima alla fermata sotterranea, e con una superficie tale da potervi allocare un imbocco che consentisse l’accesso carrabile alla galleria di sfollamento.

Dove reperire quell’area?
Ad RFI bastò dare uno sguardo ad una foto satellitare e ad un rilievo aerofotogrammetrico per localizzare, la più prossima alla fermata, a monte del curvone della Piazzetta di San Pio.
                                                                                  

Disegnare, in quell’area, lo sviluppo planimetrico dell'imbocco e della rampa di accesso alla nuova galleria non fu difficile.
Il restante tratto della galleria, tra la fine della rampa e le banchine dei due binari, veniva da solo, perché, giocoforza, doveva correre tra le due canne dei binari e parallelamente ad esse.
                                                                                  
Tant’è che, già il 26 luglio del 2005, il nuovo disegno, ennesima proposta di progetto definitivo, venne all'esame del Consiglio.

Io c'ero.
Il Consiglio si limitò ad accertare la carrabilità dell’accesso senza entrare in altri meriti.
Non disponevamo di alcun altro elemento che ci consentisse di farlo.
Io dichiarai di essere “perfettamente edotto della carrabilità dell’accesso”.
Nessuno sollevò questioni di sorta e, meno che meno, preoccupazione alcuna sulla sicurezza degli edifici che sarebbero stati sottopassati dalla rampa di accesso e da tutta la galleria.
Come, il 15 luglio 2003, nessuno aveva sollevato preoccupazioni in tal senso per la galleria di sfollamento n°1.
Ciò, per la ovvia convinzione che, prima di elaborare i disegni di entrambe le gallerie, i  Tecnici delle ferrovie avessero esperito i doverosi e necessari accertamenti.

Il Consiglio approvò la proposta di RFI a larga maggioranza.
Col voto contrario di quattro Consiglieri che, insieme all’allora Consigliere Lapunzina, avevano sottoscritto una mozione, con la quale chiedevano, senza motivazione alcuna, il rinvio della trattazione del punto per ascoltare i Tecnici delle Ferrovie.

Il disegno della galleria di sfollamento n°2 e del suo imbocco fu tradotto in “progetto esecutivo” dalla ToTo, che, essendosi aggiudicato, il 15 settembre del 2011, l’appalto integrato del raddoppio ferroviario nella tratta Ogliastrillo-Castelbuono, aveva l’onere di redigere il progetto esecutivo entro i sei mesi successivi.

Tale progetto venne depositato al Comune di Cefalù nel giugno del 2012 e venne illustrato nella Sala delle Capriate il 26 novembre 2015.
Dopo la presentazione, le tavole del progetto vennero messe a disposizione dei cittadini per essere consultate, come io ebbi a consultarle, passando intere mattinate al Comune.

Le prime tavole che consultai furono proprio quelle della galleria di sfollamento e del suo imbocco.
Erano tavole nelle quali, le opere previste per l’imbocco della rampa di accesso, a monte della Piazzetta di San Pio, erano progettate con tutte, dico tutte, le informazioni, che il progetto esecutivo di una qualsiasi opera deve fornire a chi dovrà eseguirla:
quotatura con la precisione del centimetro (sic) delle piante, delle sezioni, dei prospetti, dei particolari costruttivi, della sistemazione esterna e di tutti gli impianti , indicazione di tutti i materiali previsti per le finiture e posizionamento di tutte le apparecchiature e le macchine all’interno dei locali, interrati e seminterrati, previsti.

         
                                                                               
L’imbocco di quella galleria era la prima opera da iniziare all’interno dell’abitato di Cefalù.
Il cronoprogramma  del progetto esecutivo ne fissava l’inizio al 15 marzo 2016.

Nell’area interessata dall’imbocco, erano state tracciate e picchettate tutte le opere da realizzare.
         
Erano state pure segnate le piante da estirpare, poche palme e due o tre cicas.
Non sarebbero state fatte a pezzi come gli ulivi plurisecolari  delle valli del Carbone, di Mazzatore e di Vallone di Marzo,
        
sarebbero state reimpiantate nel parco del Castello Bordonaro.

Essendo tutto pronto per iniziare i lavori RFI chiese al Comune, proprietario, l’occupazione dell’area di sedime delle opere.
                                                                                                    

e l’emissione dell’”ordinanza di istituzione della disciplina del traffico necessaria all’avvio dei lavori” nelle zone Spinito, Pacenzia e Pietrapollastra, le cui strade sarebbero state interessate dal passaggio dei mezzi meccanici da impiegare per la realizzazione delle opere.

L’Amministrazione e per essa il Sindaco Lapunzina, però, non concesse l’autorizzazione all’occupazione dell’area e non emise l’ordinanza.
L’imminente inizio dei lavori aveva, infatti, suscitato grande allarme nei residenti di quelle zone, non solo per le ripercussioni sul traffico ma, anche e soprattutto, per i danni, che la realizzazione dell’imbocco, della rampa di accesso e di tutta la galleria di sfollamento, avrebbe potuto provocare non solo agli edifici che sarebbero stati sottopassati dalla rampa e dalla galleria ma, anche, a quelli delle aree limitrofe.
L’allarme, insieme alle preoccupazioni, lievitava di giorno in giorno ed il Sindaco per non lasciare cadere allarme e preoccupazioni, conferì al Geologo Prof. Fabio Cafiso l’incarico di “valutare le interferenze tra il progetto del tunnel di sfollamento e le edificazioni presenti in contrada Spinito”.
Il Prof. Cafiso esitò il suo incarico con una relazione che, il 25 giugno del 2016, illustrò nella Sala delle Capriate e che concluse con le testuali parole: 
Si ritiene opportuno suggerire lo spostamento della galleria di sfollamento o, quantomeno, della rampa di uscita in pendenza in un’altra zona senza preesistenze in superficie”.

Contro “il mancato rilascio del provvedimento di regimentazione del traffico propedeutico alla consegna del sedime su cui realizzare l’infrastruttura”, RFI, in data 1 giugno 2021, ha aperto un contenzioso col Comune presentando ricorso al TAR di Palermo.
Il ricorso perché RFI riteneva di essere dalla parte della ragione.
Infatti, come si legge tra le righe dello stesso:
-  il progetto esecutivo in esecuzione era “munito di tutti i necessari pareri e nulla osta”;
-  le “polemiche insorte sulla galleria di sfollamento erano infondate” e “l’allarmismo circa i paventati presunti cedimenti in superficie connessi allo scavo della rampa carrabile di accesso alla galleria di sfollamento ingiustificato”;
-  “I pericoli prefigurati dal Consulente del Comune ing. Fabio Cafiso sulla base dell’interpretazione di un unico sondaggio“ non giustificavano “l’introduzione di una variante al progetto per gli elementi oggettivi forniti dal Ricorrente sulla scorta di dati che, derivati da numerosi sondaggi e prove geotecniche effettuate in passato nelle diverse campagne d’indagine, escludevano i pericoli prefigurati dal consulente”;
- il ritardo nella realizzazione degli interventi procurava “danni gravissimi all’interesse pubblico e agli obiettivi di miglioramento del livello di efficienza del trasporto ferroviario che si riverberavano sui costi dell’appalto e pregiudizi economici che, l’appaltatore lamenterà di aver subito”.

Sul ricorso di RFI mi viene da dirla in siciliano:
RFI PIGGHIAVA AVANTI P’UN CARIRI”, metteva, cioè, le mani avanti per fare ricadere sul Comune responsabilità che, per quanto dirò in seguito sulla causa reale dell’impossibilità di dare inizio ai lavori della galleria di sfollamento, erano, e sono, sue e soltanto sue.

Il TAR, con ordinanza cautelare del 29 giugno 2021, ha respinto il ricorso di RFI, che ne ha promosso un altro al CGA, sul quale il pronunciamento era fissato per  il 24 marzo 2022.

Il 17 marzo 2022, qualche giorno prima di tale pronunciamento, RFI, ha inviato al Comune  una nota, con la quale “nell’intento di proseguire con il processo di dialogo con l’Amministrazione per una eventuale definizione bonaria della vicendaha comunicato diavere individuato una variante sostenibile alla galleria di sfollamento”, allegandone “lo studio preliminare di fattibilità“ come schematizzato nella planimetria che segue
              
L’Amministrazione, con la deliberazione di Giunta n° 48, “apprezzando e condividendo” tale studio preliminare lo ha approvato, giusto il 24 marzo, quando ci sarebbe dovuto essere il pronunciamento del CGA, che, per il venir meno del motivo del contenzioso tra RFI e Comune, non c’è più stato..

Si conclude così la vicenda della galleria di sfollamento n°2.
Una vicenda che, purtroppo, è durata quasi 17 anni, dal 26 luglio 2005 al 26 marzo 2022, e che, invece, non sarebbe, neanche, dovuta iniziare.

Affinché non iniziasse, sarebbe bastato poco, molto poco.
Sarebbe bastato che RFI, prima di disegnare la galleria di sfollamento n° 2 avesse fatto un sopralluogo laddove, a monte della Piazzetta di San Pio, guardando il rilievo aerofotogrammetrico e qualche foto satellitare, aveva individuato, sulla carta, l’area inedificata di dimensioni idonee per allocarvi l’imbocco della sua rampa di accesso,
Con un semplice sopralluogo si sarebbe resa conto di ciò di cui io, tavole del “progetto esecutivo” alla mano, mi sono reso conto il 19 febbraio 2016 (www.qualecefalu.it/node/18815).

Cioè che l’area inedificata individuata sulla carta era sottopassata da un tubo ARMCO del diametro di 2,00 metri nel quale sono canalizzate le acque del torrente Spinito.
Un tubo la cui presenza è fatta palese, sul posto, dai chiusini dei pozzetti d’ispezione attraverso i quali si sente, pure, il rumore dell’acqua che scorre al suo interno.
        
Un tubo incompatibile con l’imbocco e con l’inizio della rampa di accesso alla galleria di sfollamento, perché sarebbe stato tappato senza possibilità alcuna di bypassarlo nel tratto, lungo circa 60 metri, interessato dalle opere previste nel progetto.

Anche se nessuno l’ha mai ammesso è questa la causa, reale, dell’aborto, della galleria di sfollamento n° 2.
Aborto anch’esso naturale, perché dovuto alla natura dei luoghi.

Chiunque dovesse leggermi può smentirmi.
Punto!


Fine della seconda parte, seguirà la terza.
 

Saro Di Paola, 12 novembre 2022