Elezioni, una particolare cospirazione del silenzio

Ritratto di Angelo Sciortino

10 Maggio 2022, 19:56 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Stiamo assistendo, con la campagna elettorale per il rinnovo del prossimo consiglio comunale, a una particolare cospirazione del silenzio. Una forma particolare di silenzio non perché i candidati non parlano, anzi parlano troppo, ma lo fanno evitando di esporsi al confronto, alle critiche e a tutto ciò che potrebbe far conoscere meglio all'opinione pubblica le ragioni e lo scopo della loro candidatura.

Ecco quindi le loro abbondanti presenze sui social – il nuovo modo di comunicare – dove raccolgono like, che scambiano per condivisione del loro pensiero, ancorché tale pensiero è assente o è espresso in modo troppo sintetico, fino a essere incomprensibile.

Capisco che è difficile parlare ai cittadini, quando in troppi fanno parte della massa, ma per il bene di Cefalù e del suo futuro bisogna provare a parlare con coloro che hanno consapevolezza dell'importanza di queste elezioni, perché da esse deriverà la futura amministrazione; tali cittadini consapevoli, tra l'altro, diventerebbero cassa di risonanza delle idee, che hanno trovato condivisibili per una loro indubbia capacità. Ma se i candidati tacciono o parlano soltanto per mezzo di proclami, di visite domiciliari, di promesse di borse della spesa per i meno abbienti o di posti di lavoro precari e non della loro creazione con una sana politica di investimenti libera dall'oppressione burocratica, allora essi non chiedono il voto agli elettori nell'interesse di Cefalù e del suo futuro, ma soltanto per sete di potere personale.

Certo, sarebbe un bene impareggiabile che di tutto ciò si rendessero conto tutti gli elettori, ma rimane soltanto un sogno, purtroppo confermato dalle espressioni di tanti sostenitori dei vari candidati, che nell'interesse dei propri prescelti farebbero meglio a tacere, per non trasformare il dibattito di una scelta così importante in un esercizio della peggiore caccia alle streghe medievale. Rendiamoci conto che siamo nel ventesimo secolo e che viviamo in uno stato di diritto, in cui non si condannano gli avversari per sensazioni o per atti di fede senza prove. Non facciamo dei candidati dei novelli Socrate o, trasformandoci in folla demente, in novelli elettori che condannano Gesù e salvano Barabba. Così facendo, saremmo noi i primi a subirne le conseguenze.

Resto in attesa di leggere le dichiarazioni del maggior numero possibile di candidati e della loro disponibilità a confrontarsi con intelligenza e con argomentazioni logiche.