5 Aprile 2022, 15:18 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Ho già parlato di cefaludesi dei quali essere orgogliosi. Alcuni non sono più tra noi, come Nico Marino, Salvatore Culotta e Steno Vazzana, ma vivono per il loro contributo, che lasciarono in dote a Cefalù con i loro scritti; altri sono ancora fra noi, come Carlo La Calce e Giovanni Biondo. Degli uni e degli altri sono orgoglioso, ma agli uni e agli altri sono grato per quello che mi hanno insegnato e mi insegnano con i loro scritti e con l'esempio di una vita spesa a scavare nei più profondi meandri della storia di Cefalù.
Vorrei che chi ci amministra con targhe e con intitolazioni toponomastiche facesse in modo che nessuno se ne dimentichi. Ma vorrei, ancor di più, che nelle scuole di Cefalù fossero presenti i loro scritti, perché fin dalla giovane età fossero letti e spiegati dagli insegnanti ai futuri cittadini del futuro. Vorrei che per la ricorrenza della loro nascita e della loro morte, per chi purtroppo non è più tra noi, per un giorno intero gli insegnanti tenessero lezioni sulla loro vita e le loro opere. Che cittadini popolerebbero in futuro Cefalù!
Per far questo, però, occorre un assessore alla cultura capace di vedere il problema dello sviluppo non soltanto culturale, ma anche turistico, sociale ed economico. Perché dev'essere chiaro che senza cultura e senza storia non può esserci crescita, ma soltanto adorazione di ciò che è morto, sebbene l'ONU lo abbia riconosciuto “patrimonio dell'umanità”. Come la vita e la storia ci insegnano, qualunque patrimonio, per quanto grande possa essere, è destinato a scomparire, se gli eredi non ne sono degni e non se ne prendono cura.
Cefalù ha una storia millenaria, con i suoi alti e bassi, e questa storia è inserita da sempre in un paesaggio definito “Perla” per le sue bellezze. Come tutte le perle, se si vuole evitarne la corrosione, bisogna metterla al riparo dalle sostanze chimiche, che la distruggono. Per le perle vere, quelle indossate come gioielli, bisogna fare attenzione ai profumi e ad altri prodotti di bellezza, perché contengono sostanze chimiche pericolose per la perla. Lo stesso accade per la “perla Cefalù”, quando vasi e alberi di ulivo la imbellettano, ma nel contempo finiscono con il corrodere il suo essere perla. Lo stesso accade quando le amministrazioni comunali, con il nuovo credo “non conforme, ma compatibile” e con le concessioni di suolo pubblico agli esercizi commerciali, attentano alla vita della “perla Cefalù”. Lo fanno o credendo di renderla più lucida o per ricavarne un maggior guadagno, mostrandola ai turisti.
Il risultato è, però, che ormai è tempo di ripulirla dei prodotti chimici che la corrodono e lucidarla. Aspettare ancora pochi anni potrebbe essere troppo tardi.
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